di Enrico Melasecche
Consigliere comunale ‘I Love Terni’
Il passato ritorna. E non è bello né tranquillizzante perché il bilancio 2016 di FarmaciaTerni Srl si chiude con una clamorosa perdita di 280 mila euro, a fronte dei 400 mila euro di utile medio decennale che l’azienda avrebbe dovuto riversare annualmente al Comune, con una differenza rispetto agli impegni di ben 680 mila euro. Una voragine perfettamente in linea con gli anni delle ‘follie raffaelliane’ seguite da quelle che nella trascorsa consiliatura hanno visto Di Girolamo contribuire ad accumulare 5 milioni di perdite complessive che ora allegramente superiamo alla grande.

Ma c’è chi sostiene che il 2017 vedrà quasi certamente un altro rosso che più rosso non si può. Colpa di chi? C’è chi sostiene che il piano industriale presentato con la trasformazione della privatizzazione in Srl sia stato interrotto con un dietrofront da dissociati mentali, quello della vendita, che ha portato ad uno scombussolamento generale nei piani aziendali, con la defenestrazione dell’intero cda nominato da Di Girolamo fatto fuori per vendetta dopo le prese di posizioni contrarie alla svendita. C’è chi viceversa accusa Mustica (l’ex presidente del cda di FarmaciaTerni, ndR) di aver troppo pedissequamente obbedito ai ‘consigli’ che provenivano dal palazzo, per fare un enorme favore alla Coop con il trasferimento della farmacia di Gabelletta all’interno del nuovo supermercato perdendo fatturati importanti, oppure subendo altre pressioni dell’entourage di palazzo con la locazione della sede della farmacia di viale Trento e pagando per questo somme anzitempo e a vuoto per una nuova sede inadeguata che mai verrà utilizzata.
I ternani, oltre alle diatribe tutte interne al Pd, assistono allibiti ad un ritorno al passato che, con i pareggi sostanziali degli ultimi anni, avevano messo da parte l’immagine di un’azienda mangiasoldi, quella gestita dalla politica per il tornaconto di pochi piuttosto che, come accade per le private e come abbiamo sempre noi sostenuto, una fonte di redditi certi quanto significativi per finanziare le politiche del Comune, a cominciare da quelle sociali. Rimane il fatto che il buco di 280 mila euro, oltre ai 400 mila euro di mancati introiti, graverà certamente in negativo sul valore della vendita e quindi sulle tasche dei ternani in quanto chiunque farà un’offerta, terrà certamente conto della situazione finanziaria della società partecipata.
C’è chi sostiene che aziende prima interessate all’acquisto stiano ora facendo un passo indietro perché una cosa è acquistare una farmacia e riorganizzarla ex-novo, ben altro è impelagarsi in una società gestita dalla politica ed in cui la politica pretende di continuare a comandare con un 30% e in futuro con un solo 10%. Prosegue quindi l’azione di risanamento ‘alla rovescia’ condotta da questo sindaco e dalla sua giunta. Chiediamo con un’interrogazione l’analisi di questa ennesima sconfitta della città e la valutazione provvisoria da parte del commissario appena nominato sullo stato del fatturato e del presumibile risultato d’esercizio a metà del 2017, perché non vorremmo credere alle voci che annunciano un altra perdita forse ancor più elevata per l’anno in corso.