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Home » «Io non me ne sono andata, resto grillina»

«Io non me ne sono andata, resto grillina»

di Redattore
29 Aprile 2019
in Apertura 5, Elezioni 2019, In evidenza, Politica
Tempo di lettura: 5 minuti di lettura
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Mentre Luigi Di Maio parlava dal palco, a Perugia, e già si erano ormai diffuse online le risposte alla domanda sulla mancata certificazione della lista di Cristina Rosetti, sui cellulari dei cronisti che stavano seguendo il comizio è arrivato uno messaggio della stessa Rosetti, che forniva una sua chiave di lettura. Si parlava di una strana visita alle distillerie di Ponte Valleceppi, con una delegazione Cinque Stelle, che non sarebbe piaciuta ai comitati, motivo per cui avrebbe deciso di non andare. A spiegare la vicenda nei dettagli è proprio lei, che si infervora non appena le ricordiamo la risposta di Di Maio: «Io non me ne sono andata, non me ne sono andata per niente, si sbagliano di grosso».

IL CASO ROSETTI AGITA IL MOVIMENTO

Allora, Rosetti, ci spiega questa vicenda?
«Era l’autunno del 2017. Mi arriva un giorno una telefonata da David Borrelli, che era un nostro europarlamentare – è stato il primo consigliere comunale del movimento in una città capoluogo e uno dei fondatori di Rousseau, un pezzo grosso insomma – che poi ha lasciato il movimento perché non volevano ricandidarlo (si candiderà con +Europa; ndr). Mi arriva questa telefonata in cui mi viene detto: ‘Noi andiamo a fare una visita alle distillerie Di Lorenzo‘. Io sono trasecolata».

Come mai? Una visita ispettiva?
«Macché. Mi ha detto che aveva conosciuto Di Sarno in un evento e che gli era stato chiesto di fare questa visita. Io gli feci notare che non era opportuno anche perché da lì a 20-30 giorni le distillerie dovevano rimuovere il piazzale abusivo. Io gli dissi: ‘Non so se ti accompagneremo in questa visita, ne parlo con gli attivisti e ti faremo sapere’. E ovviamente non ci andammo. Io rimango coerente con i miei principi. Loro, gli industriali, vogliono le visite dei politici per farsi belli. E da lì è cambiato tutto…».

In che senso?
«Da quando abbiamo detto quel no, il rapporto nei nostri confronti è cambiato. I comitati si erano molto agitati e avevano cominciato a contattare i vari Liberati, Carbonari, Agea… che se la sono presa e non sono neanche venuti alla cena che avevamo organizzato in quel periodo. Tempo dopo, ho scoperto che questa visita alle distillerie, di fatto, era stata concordata anche col capo politico, quindi il nostro no era stato un no a Di Maio».

Questo quindi il motivo della mancata certificazione?
«Non posso dirlo con certezza perché io non ne ho più parlato con nessuno. Ma dopo questo episodio sicuramente Di Maio, che ha i suoi referenti sul territorio, avrà ricevuto delle relazioni negative sul mio conto. Diciamo che, in questa mancata certificazione (di cui, ad oggi, non si è ancora capita la ragione) c’entrano questioni relative alla nostra eccessiva ‘libertà’, al fatto che non obbediamo agli ordini dall’alto. Questo mi sembra chiaro ed evidente».

Come andò la visita poi?
«Basti pensare che il comunicato dopo la visita fu fatto dalle distillerie e non lo riprese nessun giornale; anzi, i giornalisti, conoscendomi come persona mediamente seria ed affidabile sul tema, mi chiamarono per informarmi che c’era questo comunicato in cui si auspicava il superamento delle situazioni di contrasto. Dopodiché… gli eventi sulle distillerie li conosciamo, c’è stata la cessazione delle attività, questi col monossido di carbonio continuano perché hanno impianti vecchissimi, abbiamo parlato con Arpa e sappiamo che il problema persiste».

Possiamo definirla quindi come una ‘irritazione’ del capo politico nei confronti del vostro atteggiamento di allora, che ha portato ad una mancata certificazione?

«Non c’è altra spiegazione perché noi non abbiamo mai, mai, e poi mai avuto problemi o contrasti di altra natura col movimento».

Ma questa è una vostra deduzione o qualcuno ve lo ha fatto capire?

«Ma certo che è una mia deduzione, io non ho sentito nessuno».

Nessuna telefonata, nessun messaggio, nessun velato riferimento, né a livello nazionale né regionale?
«Nessuno! Soltanto consiglieri comunali e attivisti. Tanti».

Quindi secondo lei la motivazione è questa?

«Questo è uno degli elementi scatenanti. Dopodiché – è chiaro – noi come gruppo politico in Umbria siamo forti, c’è poco da fare. E diamo fastidio. Io non so cosa hanno in mente, non so che rapporti hanno con la Lega, sta di fatto che come dimostrano le vostre domande, di fatto non risposte, ad oggi non abbiamo una motivazione».

Noi abbiamo ripetutamente provato a chiedere a Di Maio quale fosse la ragione della mancata certificazione e lui ha detto che il fatto che lei facesse una sua lista confermava la bontà della scelta, ma senza entrare nel merito delle motivazioni. ‘Non è la prima né l’ultima volta – ci ha detto – che qualcuno esce dal movimento…’.

«Ma guardi che io non sono fuori dal movimento. Ci pensi bene Di Maio prima di dire che io sono fuori…».

In che senso?

«Io sono il capogruppo del movimento, lo sono tutt’oggi, vado in commissione, lunedì ho il consiglio comunale, io il mio lavoro lo porto a termine. Non ho fatto una lista partitica. Potevo andarmene e sarei stata accolta da qualche altro partito, sicuramente, e mi avrebbero preso in parecchi. Non voglio fare carriera politica sennò una tessera l’avrei presa trent’anni fa. Io sono una persona libera. La mia è una lista civica e fra l’altro lui sta avviando il dialogo con le liste civiche sul territorio. Quindi ci pensi bene a dire che sono fuori. O addirittura che non mi ha certificato per questo, visto che la lista è venuta dopo la mancata certificazione. Se lui non ha il coraggio delle sue azioni non è un problema mio».

Ovviamente siete consapevoli che state consegnando il Comune di Perugia a Forza Italia e Pd, no?

«Questo deve andarlo a dire a Francesca Tizi che mi risulta l’altro giorno dal palco non abbia nemmeno parlato. Io non consegno niente a nessuno. Se fossi stata ‘carrierista’, sa cosa facevo? Dopo un buon quinquennio, considerando la situazione a Perugia, mi sarei candidata alle regionali, come molti dicevano; ho fatto invece una scelta responsabile, sicuramente non nel mio interesse – manco economico se devo dirla tutta – di dare la mia disponibilità proprio per essere più forti, su richiesta di un gruppo politico, l’unico che esiste, visto che gli altri sono sconosciuti. Abbiamo cercato ma non abbiamo trovato una persona più forte, per questo ho dato la disponibilità. Oggi se lui vuole indebolire Perugia, la responsabilità è la sua mica la mia».

Diciamo che potevate prendere atto della mancata certificazione e appoggiare la Tizi…

«E secondo lei io vado a fare la campagna elettorale per una benemerita sconosciuta? Lei rappresenta la scelta di Di Maio calata dall’alto, prima per le politiche poi per le comunali. Per me è una scelta sbagliata. Se ci veniva data la motivazione politica della scelta io l’avrei anche valutata, siccome ad oggi si insiste a non dare nessun tipo di motivazione, devo cercare di capirlo da sola… di fatto è questa scelta che indebolisce Perugia, a prescindere dalla mia lista. Se avessero scelto un candidato forte io mi sarei accodata subito. Ma non è così. Il movimento cinque stelle di Di Maio non è più quello delle scelte dal basso, ma dall’alto. Cosa vado a dire alla gente che la Tizi sarà un ottimo sindaco? Non mi ha fatto nemmeno una telefonata… eppure sono capogruppo del movimento! Io mi sono battuta cinque anni, abbiamo fatto delle battaglie. La fiducia non è trasferibile. Io non appoggio proprio nessuno».

Il consigliere regionale Liberati non ha voluto rilasciare commenti sulla vicenda mentre invece la consigliera Carbonari, nel corso di una trasmissione televisiva (‘In Umbria’, andata in onda su UmbriaTv venerdì sera) ha parlato di ragioni legate al tempismo della presentazione della lista.

«Seh… Famo a chi arriva prima… Ottimo metodo di selezione della classe dirigente! Ma che dice? E comunque non è vero».

Come si legge nell’intervista, umbriaOn ha provato a chiedere un commento ai diretti interessati, senza ricevere risposta nel merito.
Siamo ovviamente disponibili ad accogliere repliche e puntualizzazioni sulle dichiarazioni rese al nostro giornale da Cristina Rosetti.

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