Infondate le questioni di legittimità costituzionali articoli 1 comma 1 e 4 sollevato dal governo. Questa la sentenza della Corte costituzionale in merito alle legge sulla prevenzione e il contrasto del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo della Regione Umbria: «Un grande risultato», esulta la presidente dell’assemblea legislativa Donatella Porzi.

Il ricorso
La legge fu approvata a palazzo Cesaroni il 26 aprile 2018 e il governo aveva fatto ricorso perché – la loro versione – andava ad interferire indebitamente con la competenza esclusiva statale in materia di ordine pubblico e sicurezza. «Va ricordato – il commento della Porzi sulla sentenza 116 del 2019 – in particolare al ministero degli Interni guidato da Salvini che la nostra norma, come scritto nella sentenza, promuove valori di civiltà tra le fasce più giovani della popolazione e non va considerata come una misura di repressione». Il provvedimento fu firmato da lei e dal consigliere Silvano Rometti.
La soddisfazione
«La Corte Costituzionale riconosce la bontà del lavoro svolto a Palazzo Cesaroni, portato avanti – aggiunge – con condivisione e partecipazione. La sentenza spiega infatti che quelli previsti nella legge umbra, approvata all’unanimità, sono provvedimenti con finalità ‘di carattere educativo e sociosanitario, estranee alla materia di competenza esclusiva statale di ordine pubblico e sicurezza. Interventi di carattere social – preventivo, senza che possa configurarsi ingerenza alcuna’. Il legislatore umbro è intervenuto per ‘tutelare e valorizzare la crescita educativa, sociale e psicologica dei minorenni. Una grande soddisfazione per l’assemblea legislativa dunque, per i consiglieri che avevano approvato il provvedimento, ma anche per la struttura tecnica, con cui la legge era stata predisposta. Un risultato che suggerisce altresì a tutte conclude – le istituzioni di adempiere al proprio dovere con attenzione, in maniera scevra da ogni sospetto di strumentalizzazione».