In Europa l’economia circolare puĂ² generare un beneficio economico da 1.800 miliardi di euro entro il 2030 con una spinta del 7% sul Pil e del 3% sulla produttivitĂ annua delle risorse. Ăˆ il centro di ricerca specializzato Ellen MacArthur Foundation, nato nel 2010, ad aver rilasciato questi dati. Numeri che rappresentano il filo conduttore di ‘Economia circolare. CittĂ , imprese e modelli produttivi, l’Italia che cambia’, il libro di Start Magazine presentato qualche giorno fa a Roma. Una riflessione su quanto i processi innovativi di industrializzazione siano fondamentali per rendere l’economia circolare sistema e che ha rappresentato l’occasione per un confronto tra esponenti di governo e istituzioni, docenti universitari e stakeholder, sul tema della circular economy.
Esempi virtuosi
Dal dibattito è emerso che in fatto di economia circolare non mancano gli esempi da seguire anche in Italia. «Nei settori strategici del paese l’economia circolare è giĂ presente, basti vedere cosa accade nel settore del materiale ferroso – ha detto Mario Turco (M5S), sottosegretario alla presidenza del Consiglio -. C’è il consorzio Conou, che nel 2018 ha raccolto circa 186 mila tonnellate di oli usati, il 99% del totale; un risultato senza eguali in Europa. Oppure il caso del consorzio Coripet, che ha ottenuto dal ministero dell’ambiente l’autorizzazione per la gestione dei propri rifiuti (bottiglie in PET dei propri associati), e che intende avviare, mediante il riciclo ‘bottle to bottle’, un esempio perfetto di economia circolare».
Il caso Ast
Tra le best practice raccontate nel volume c’è anche il progetto di recupero delle scorie di acciaio inox lanciato da Acciai Speciali Terni insieme all’azienda finlandese Tapojärvi Oy. La sfida dell’economia circolare oinvolge infatti anche il settore siderurgico, perchĂ© le scorie derivanti dalla produzione di acciaio inox possono essere utilizzate per la produzione di aggregati per sottofondi stradali o per conglomerati cementizi o bituminosi. La riprogettazione dell’intero processo di gestione della scoria, in questo settore, porterĂ ad una riduzione delle emissioni ed originerĂ materiali piĂ¹ compatti con minori emissioni polverose. L’intero processo richiederĂ limitate quantitĂ di acqua, riducendo i consumi: si tratta di un esempio di quell’economia circolare molto descritta in convegni ma praticata da un numero ancora insufficiente di aziende.
Ancora tanto da fare
La societĂ finlandese Tapojärvi Oy è, infatti, specializzata nel riutilizzo dei materiali provenienti dalle lavorazioni in acciaieria e sta sviluppando per Acciai Speciali Terni un percorso che porterĂ la cittĂ umbra all’avanguardia in Europa nella gestione delle scorie provenienti dalla lavorazione dell’acciaio inossidabile. Nonostante i diversi esempi virtuosi realizzati dalle aziende italiane in questa direzione, è emerso perĂ² che tanto c’è ancora da fare. Le cittĂ hanno bisogno di una ‘visione circolare’ che comprenda tutti gli spazi nel processo di trasformazione: trasporti, mobilitĂ , energia, tecnologia e digitale. Dunque, in ottica di economia circolare, la trasformazione sociale, culturale, economica e materiale degli spazi urbani è uno dei cambiamenti piĂ¹ importanti in atto in questi decenni. Serve maggiore consapevolezza, serve guardare alle cose con occhi nuovi: le imprese che hanno partecipato a questo progetto si sono unite infatti durante la presentazione nell’appello rivolto alle istituzioni per fare al piĂ¹ presto chiarezza sulle normative che regolano il riutilizzo dei materiali riciclati. Per quanto riguarda Acciai Speciali Terni inoltre si è sottolineato come l’ostacolo principale al suo progetto sia la concorrenza da parte di materiali alternativi di origine naturale come ghiaia o sabbia che, soprattutto in Italia, sono particolarmente a buon mercato e il cui consumo non è disincentivato da nessuno normativa, a differenza di quello che avviene in altri paesi europei, come ad esempio Olanda, Belgio e Germania.