Italia, 7 aprile: «Il calo ora è più visibile»

Il resoconto quotidiano dei dati sull’emergenza. La curva dei contagi inizia la flessione. Scendono ancora ricoveri e intensive. 604 decessi

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Consueta conferenza stampa della Protezione civile nazionale con i dati quotidiani – quelli di martedì 7 aprile – relativi all’emergenza coronavirus in Italia. Con il capo dipartimento Angelo Borrelli, il professor Giovanni Rezza (direttore dipartimento malattie infettive dell’Iss). «Oggi registriamo 3.039 contagiati in più (2,29%) rispetto a ieri (lunedì, ndR) per un totale di 94.067 ed una crescita di soli 880 (+0,9%) pazienti attualmente positivi rispetto a ieri (nuovi casi a cui vengono sottratti guariti e decessi, ndR). È l’incremento più basso dal 10 marzo scorso. Si allenta anche la pressione sugli ospedali: meno 106 pazienti in intensiva rispetto a lunedì, per un totale di 3.792 unità, e meno 258 ricoveri per un totale di 28.718. In isolamento domiciliare ci sono 61.557 persone. Purtroppo i decessi sono stati 604. Il totale dei guariti sale a 24.492, con 1.555 in più rispetto a ieri e il secondo valore assoluto in ternini di guariti dall’inizio dell’epidemia».

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

Il commento

Così Giovanni Rezza: «Finalmente si inizia a vedere un calo dei nuovi casi. Dopo una fase di plateau, sembra esserci una discesa e la curva tende a flettere in basso. Attendiamo i prossimi giorni, serve cautela, ma la situazione sembra migliorare. Del resto i modelli matematici avevano predetto tale andamento, la dimunzione del parametro ‘R’ (che caratterizza la trasmissione del virus, ndR), e i dati sembrano confermare tali stime. Il virus resterà comunque ancora a lungo fra la popolazione ma pensiamo che continuando così possiamo vincere battaglia dopo battaglia».

Mascherine, sì o no?

Rispetto all’uso delle mascherine, Rezza ha affermato che «si tratta di un argomento del tutto complesso. Quando parliamo di mascherine, parliamo di un’ampia gamma di barriere fisiche: per operatori sanitari, mascherine chirurgiche e via dicendo. Hanno una utilità nel fare da barriera alle goccioline di saliva emesse, ad esempio, da una persona sintomatica. La mia opinione – ha detto – è che se vado in strada o sul marciapiede, non la uso e se vado in un luogo pubblico dove ci sono diverse persone, senza distanziamento, la utilizzo. La misura principale resta il distanziamento sociale e l’igiene delle mani e degli spazi».

Contagi e decessi, i numeri reali

«Il punto – ha detto il professor Rezza – è che effettivamente l’Italia ha una popolazione anziana e quindi ad alto rischio rispetto all’infezione. Abbiamo una sottostima dei decessi nelle residenze sanitarie, dato innegabile, e che deriva dal fatto che in alcuni casi non viene eseguito il test: i decessi sono legati al Covid-19 solo con tampone positivo. E quindi la sottostima è indubbia e che riguarda anche il numero di casi ed asintomatici, ma questa, a differenza dei decessi, è una notizia positiva. Sappiamo anche che ci sono molti casi fra operatori sanitari e quindi focolai in alcune residenze sanitarie. Serve grande attenzione ora nelle Rsa con interventi di urgenza, sugli stessi operatori, con ampia disponibilità di Dpi per arginare ogni possibile estensione».

Un’Italia composita: che fare?

La percentuali di contagi varia di molto da territorio a territorio, in Italia. Borrelli, sulle future misure e l’eventuale allentamento diversificati in base alle zone, ha detto che «ci sono in corso valutazioni e quando, secondo me, saranno effetuate valutazioni scientifico e politico, potremo parlarne. Al momento non posso commentare alcunché perché potrei essere assolutamente sconfessato nei ragionamenti che potrei fare». Per Rezza le differenze fra i territori «non significano che se l’incidenza è bassa allora sia più facile aprire. Potrebbe anche valere il ragionamento basato sull’immunità, in base al quale i territori più colpiti possono essere agevolati per eventuali riaperture. La sostanza è che ci sono pro e contro. Per quel che riguarda l’Iss – ha aggiunto -, noi pensiamo che qualsiasi raccomandanzione del comitato ed ogni decisione del Governo debba essere improntata alla massima cautela. Il virus continuerà a circolare, sappiamolo, e dobbiamo scongiurare nuovi focolai».

Carenza di reagenti

Infine, la carenza dei reagenti è un dato di fatto – anche in Umbria, come ha sottolineato martedì pomeriggio la stessa presidente della Regione Tesei – e Rezza l’ha associata alla grande richiesta europea e mondiale: «Questa situazione riguarda ogni paese, non solo l’Italia. I nostri dati, è logica conseguenza, rappresentano una parte dell’infezione ma è sempre stato così, per ogni stima. Vale per tutti: Francia, UK, USA, lo era in Cina. C’è una sottostima dei casi ma non è il problema maggiore: la priorità è individuare focolai e contenerli, isolando i positivi, i contatti e ricostruendo la ‘mappa epidemiologica’». E Borrelli: «l’Italia è fra i paesi che hanno fatto più tamponi».

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