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Home » Ast, le assenze cambiano i piani

Ast, le assenze cambiano i piani

di Fabio Toni
11 Aprile 2020
in Apertura 5, Ast, Coronavirus, Economia, Imprese, In evidenza, Lavoro
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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di Federica Liberotti

Continuerà a marciare a ritmo ridotto, anche nella settimana successiva alla Pasqua, l’attività dell’area a caldo dell’Ast, visto che l’elevato numero di assenze preannunciate dai lavoratori – sarebbero poco meno di 150, una quarantina per malattia e un centinaio per congedi – non permetterà di mettere in pratica i piani dell’azienda. Secondo quanto comunicato venerdì pomeriggio dalla direzione alla rsu, la linea di colaggio Cco3, già attivata lunedì, dal 14 al 19 aprile continuerà infatti a funzionare per 15 turni (rispetto ai 21 previsti), mentre la linea Cco7 rimarrà ancora ferma per tutta la settimana. Tra gli altri reparti, la linea di Laminazione a caldo funzionerà invece da martedì alle 6 a domenica alla stessa ora, Pix 1 e 2 (area a freddo) per 15 turni per tutti gli impianti.

TUTTO SU AST – UMBRIAON

Burelli scrive ai dipendenti

Nel frattempo, ‘saltata’ quest’anno la tradizionale messa pasquale a causa dell’emergenza coronavirus, l’amministratore delegato dell’acciaieria Massimiliano Burelli ha inviato una lettera ai dipendenti per inviare loro gli auguri di buona Pasqua e ringraziarli per «come stanno affrontando la difficile sfida che improvvisamente ci siamo trovati davanti». «Siamo convinti che continuare a svolgere il proprio lavoro, nelle condizioni di sicurezza che Ast garantisce a tutti i lavoratori, e rispettando scrupolosamente le regole per prevenire i rischi di contagio da Coronavirus – scrive -, sia il modo migliore per contribuire al superamento di questa emergenza. Mettersi al servizio del Paese oggi per le fabbriche italiane ed estere, significa affrontare con coraggio l’emergenza sanitaria, senza spegnere il motore dll’economia. E un atto di responsabilità verso il Paese». Burelli ha aggiunto che «ciò non toglie che il mio primo obiettivo resta e resterà sempre la tutela della vostra salute, e non esiterò a fermare di nuovo la produzione se venissero meno le garanzie di sicurezza». A detta dell’ad la ripresa dell’attività del sito, graduale e parziale, è comunque significativa e necessaria «per adempiere ai nostri obblighi nei confronti di quei clienti italiani ed esteri che alimentano filiere produttive essenziali e strategiche. Questo – continua – è successo solo dopo aver messo in atto tutte quelle misure che garantiscono al nostro personale la possibilità di operare secondo gli standard di sicurezza più elevati attualmente disponibili».

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

La visita del sindaco in Ast

La visita di Latini in fabbrica

Sempre venerdì il sindaco Leonardo Latini, insieme al vicesindaco Andrea Giuli e all’assessore allo sviluppo economico Stefano Fatale, ha fatto visita alla fabbrica di viale Brin, accolto tra gli altri dal direttore dello stabilimento Massimo Calderini e dal direttore di produzione Dimitri Menecali. «È stata una visita utile per confrontarci con l’azienda sulle misure adottate a tutela dei lavoratori – spiega il sindaco -. Abbiamo preso atto delle precauzioni adottate agli ingressi, nei punti dove vengono distribuiti i pasti e nelle aree di lavoro degli stabilimenti, constatando lo sforzo che l’azienda ha posto in essere finora per mantenere il distanziamento tra i lavoratori e consentire lo svolgimento delle attività in sicurezza». Il sindaco sottolinea di aver ribadito, «anche in presenza di alcuni rappresentanti sindacali incontrati durante la visita, la priorità della tutela della salute dei dipendenti, che è stata condivisa dall’azienda. Continueremo ad ascoltare azienda e lavoratori e resteremo a disposizione per qualsiasi intervento di nostra competenza, ribadendo che la situazione di Ast è continuamente monitorata oltre che dall’azienda stessa, anche da tutte le altre autorità competenti».

Le preoccupazioni della Fismic

«Siamo rientrati in fabbrica per produrre ad aprile 50 mila tonnellate di acciaio, di cui 32 mila di colaggio interno e 18 mila di bramme provenienti dall’esterno. Non c’erano dunque numeri tali da dover una rendere necessaria una ripartenza» è il commento del coordinatore rsu della Fismic, Marco Bruni. Che non nasconde i suoi timori. «Probabilmente – continua – chiuderemo il mese senza veder lavorare la linea Bramme 7, ferma dunque per un mese e mezzo. Tanto più arrivano bramme dall’Indonesia tanto meno proporzionalmente lavora questa linea. Sono estremamente preoccupato, mi auguro di sbagliarmi ma all’orizzonte si vedono nuvole molto nere e grosse criticità».

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