«Non possiamo ignorare che siamo di fronte ad un concordato in continuità che ci porta a dover attendere la proposta del gruppo, che dovrebbe avvenire entro il 18 giugno e che potrebbe essere spostata a settembre». Questa la risposta dell’assessore regionale Michele Fioroni alla sollecitazione in merito alla vertenza Sangemini avanzata dai consiglieri Pd Tommaso Bori e Fabio Paparelli.
«REGIONE GARANTISCA RISPETTO DEI PATTI»

L’interrogazione e l’urgenza
Gli esponenti Dem hanno chiesto conto del «mancato interessamento della Regione alla vertenza Acque minerali italiane, che sta interessando da mesi gli stabilimenti di Sangemini e Amerino e quali azioni si intendono intraprendere a difesa dei lavoratori e per difendere il futuro produttivo dell’impresa». In particolar modo Bori ha sottolineato che «appaiono del tutto incomprensibili le ragioni del mancato interessamento, come da noi più volte sollecitato sia in sedi istituzionali che nel presidio del lavoratori, della Regione Umbria rispetto alla vertenza Acque Minerali Italiane (Ami) che sta interessando da mesi gli stabilimenti di Sangemini e Amerino. Invitiamo con la massima urgenza a richiamare, formalmente e pubblicamente, i titolari dell’impresa al rispetto dell’accordo sottoscritto con la stessa Regione nel 2015».
IL PREFETTO APRE UN TAVOLO PERMANENTE

La cassa integrazione
Fioroni ha replicato ribadendo che «su questa vertenza la nostra attenzione sarà sempre altissima e saremo presenti sui tavoli istituzionali dove la regione deve essere. Sulla cassa integrazione stiamo attivando un monitoraggio attento, che non vuol dire andare davanti ai cancelli. La vertenza ora è sul tavolo del Mise, dove è stato definito un accordo con i lavoratori che prevede che nei 3 mesi di marzo, aprile e maggio la cassa non superi i 20 giorni. L’interlocuzione con le istituzioni del territorio la comunicazione è sempre stata intensa. Ricordo che nel novembre 2018 sul tavolo della Regione è stato firmato l’accordo a cui fa riferimento l’interrogazione. La politica avrebbe dovuto vigilare sul rispetto di questo accordo nel 2019. Il 3 marzo 2020 le Acque Minerali Italiane ha depositato al tribunale di Milano la richiesta di concordato in bianco, uno strumento giuridico che serve a salvaguardare la continuità aziendale per crisi temporanee e reversibili. Dal punto di vista giuridico la Regione non può fare niente. Il mercato delle acque minerali non ha vissuto una stagione d’oro. C’è stato incremento che ha portato a generare un effetto stoccaggio. Ma il settore da alberghi e ristoranti aveva il 30% del fatturato, che con il fermo ha subito il 90% di decremento. Quindi dati non rosei», ha concluso.

«L’assessore butta la palla in tribuna»
Paparelli ha parlato di un assessore «che butta la palla in tribuna» nella replica. «Il settore agroalimentare è l’unico che è cresciuto in questo periodo. Questo non giustifica la cassa integrazione nell’azienda, che è solo un alibi. La Regione deve vigilare sul rispetto dell’accordo del 2015 che prevede la piena occupazione e che non sia licenziato nessuno. Per questo prevede canoni molto bassi. Non vale la giustificazione che sia una vertenza nazionale. La Regione non può essere solo spettatrice, perché è titolare delle concessioni delle acque minerali. Se non si è in grado di mantenere quegli accordi si cercano
soluzioni diverse».