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Home » Umbria: «Ci sia pari dignità fra i territori»

Umbria: «Ci sia pari dignità fra i territori»

di Fabio Toni
17 Giugno 2020
in Dal territorio, Economia, Opinioni, Politica
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Michele Medori e Mauro Franceschini

Michele Medori e Mauro Franceschini

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Il presidente di Confartigianato Imprese Terni Mauro Franceschini e il direttore Michele Medori hanno inviato la lettera ai sindaci di Terni, Orvieto, Narni e Amelia e ai consiglieri regionali Daniele Carissimi, Thomas De Luca, Enrico Melasecche Germini, Daniele Nicchi, Eleonora Pace e Fabio Paparelli, per richiedere «un intervento immediato sulla Regione Umbria tendente a ottenere azioni positive che assicurino la pari dignità di tutti i territori nel quadro delle politiche regionali».

di Mauro Franceschini e Michele Medori
Presidente e direttore di Confartigianato Imprese Terni

La politica locale soffre da decenni della emarginazione dei territori dell’Umbria meridionale dai centri decisionali regionali e nazionali. Questa evidenza è stata ampiamente rappresentata nell’ultima campagna elettorale regionale dai candidati di tutti gli schieramenti e sulla base di queste argomentazioni si è più volte promesso l’avvio di una nuova fase della politica regionale.

NOMINE DELLA REGIONE: «TERNI MALTRATTATA»

Non abbiamo intenzione, né ci appartiene, trattare temi di tale complessità con il bilancino della provenienza territoriale, però non possiamo non notare che questa argomentazione, così apparentemente sentita in campagna elettorale, sembra aver perso del tutto interesse da parte dei rappresentanti in regione dei nostri territori.

In particolare, in occasione delle nomine degli enti regionali riteniamo che managerialità, merito e competenza debbano essere i criteri ispiratori, ma non appare credibile che tali requisiti siano reperibili solo in candidati provenienti dalla provincia di Perugia. A fronte di meriti e competenze che esistono in modo omogeneo nel territorio regionale, l’amministrazione regionale ha fatto scelte che hanno sistematicamente tralasciato quelle provenienti dai territori dell’Umbria meridionale.

Questa situazione non è affatto nuova, anzi rientra nell’alveo di una lunga e negativa tradizione umbra che ha alimentato pericolose polemiche e ha ridotto l’efficacia e la credibilità dell’azione dell’istituzione regionale. I temi di una regione policentrica, in grado di valorizzare la comunità regionale nel suo complesso e soprattutto che finalmente punti a cogliere le grandi opportunità dell’Umbria meridionale sempre, non a caso, rimaste sulla carta, le peculiarità produttive, geografiche, turistiche e sociali dell’Umbria meridionale, si affrontano sul piano delle politiche del governo regionale, ma non può esserci alcuna fiducia in tal senso se nel momento della creazione dei collegi preposti alla gestione esecutiva di queste politiche (nomine nelle partecipate regionali) si ricade nelle tradizionali ‘conventio ad excludendum’ che tanto male hanno fatto all’Umbria nel passato.

In questo quadro, molta della credibilità complessiva della politica regionale è legata a quattro temi cruciali quali il rilancio dei servizi sanitari in provincia di Terni, lo sviluppo del polo universitario ternano e il successo delle politiche di rilancio dell’area di crisi complessa Terni Narni e degli altri strumenti di incentivo economico delle imprese, le politiche di promozione turistica dell’Umbria meridionale.

Sul tema sanitario lungo è stato il dibattito, ma una soluzione può essere trovata solo in termini di risorse da investire nei poli ospedalieri (Terni, Narni-Amelia, Orvieto). Sull’università registriamo, per la verità da alcuni anni, buone affermazioni di prospettiva, ma scarse realizzazioni concrete che sono ancora attese dalle comunità del territorio. Sul rilancio economico del territorio, di fronte a una buona risposta da parte delle imprese, stiamo assistendo in modo incomprensibile alla riduzione delle risorse inizialmente disponibili (secondo bando dell’area di crisi complessa) o comunque a una estrema ristrettezza delle risorse rispetto ai progetti di investimento (ad esempio bando imprese commerciali del Comune di Terni, bando sisma per l’area della Valnerina). A questo proposito possiamo solo accennare, per la complessità del tema, l’assoluta necessità di corretta gestione della vicenda in corso di cessione di Ast per le sue capacità di condizionare lo sviluppo economico e lo stesso Pil regionale. Sul piano turistico, nonostante la presenza di poli di eccellenza nazionale (Orvieto, Terni-Cascata delle Marmore) e di una attrattività diffusa dei borghi e delle risorse paesaggistiche dell’Umbria meridionale, ancora lontani sono i livelli potenzialmente raggiungibili in termini di flussi e di permanenze turistiche. In questo senso appaiono incomprensibili e pericolose le improvvise difficoltà insorte nell’iter realizzativo del progetto Leolandia.

Riteniamo che la questione sollevata non sia affatto secondaria, né liquidabile con una generica ‘presa in carico’ del problema, perché espressione di un malessere diffuso e reale della nostra comunità regionale che è stato molto sollecitato nella campagna elettorale regionale e che se adesso venisse, per l’ennesima volta frustrato, creerebbe seri problemi a livello di coesione sociale della regione. In questo senso formuliamo un cortese, ma fermo richiamo a porre in essere azioni positive nei sensi sopra illustrati, a partire dalle nomine nelle partecipate regionali, per riaprire prospettive di sviluppo condivise e interiorizzate dall’intera comunità regionale, che deve essere in grado di raccogliere tutte le forze disponibili per rilanciare un suo ruolo nel panorama nazionale ed europeo.

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