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Home » Sin Terni-Papigno, M5s: «Ritardi bonifica incomprensibili»

Sin Terni-Papigno, M5s: «Ritardi bonifica incomprensibili»

di Francesca Torricelli
25 Gennaio 2021
in Ambiente e salute, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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«Oltre 2 milioni di euro destinati alle bonifiche in Umbria ancora paralizzati in Regione». Azione congiunta del Movimento 5 stelle sulla questione dell’area di bonifica del Sin Terni-Papigno. Il portavoce del M5s in consiglio regionale, Thomas De Luca, annuncia la presentazione di tre interrogazioni insieme alla senatrice Emma Pavanelli ed i consiglieri comunali di Terni: «In arrivo dal Governo ci sono altri 2,2 milioni di euro – dice De Luca – ma se dovranno essere gestiti come i fondi per la bonifica del Sin Terni-Papigno, allora è meglio rimandarli subito indietro».

«Che fine hanno fatto i progetti?»

«In 19 anni sono stati stanziati oltre 7 milioni di euro, ma solo l’1% di bonifica è stata effettuata. E solo poco più della metà di questa cifra è stata spesa. Significa che oltre 2 milioni di euro sono ancora paralizzati in Regione. Ci vorrebbe una commissione d’inchiesta, se non fosse già stata istituita ed anche quella ferma al palo ormai da mesi», prosegue De Luca. «Che fine hanno fatto i progetti di bonifica approvati in merito alla ex-discarica di Papigno? Circa 800 mila euro delle risorse spese sono finite ad Arpa in convenzioni stipulate per lo svolgimento di indagini, caratterizzazione e studio sulle aree. Con quali risultati? Perché non si procede con il progetto Re.mi.da. restituendo definitivamente ai cittadini di Papigno e agli umbri tutti le aree da bonificare? Perché su questo tema non c’è da parte della politica lo stesso interesse che viene riservato ai grandi interessi estrattivisti delle multinazionali?».

«Approvare un nuovo piano»

Per il portavoce del Movimento 5 stelle, «è urgente e necessario che la giunta regionale riprenda in mano saldamente la questione dei siti di interesse regionale da sottoporre a bonifica. L’ultimo piano regionale per la bonifica delle aree inquinate risale al 2009, quando furono individuate ben 118 aree con diverse priorità. E secondo l’ultimo aggiornamento avvenuto con dgr 1523/2018 i siti sono aumentati a 135. Una situazione che potrebbe sfuggire al controllo, per questo il piano va assolutamente aggiornato ridefinendo lo stato di attuazione degli interventi previsti, individuando le relative priorità e l’utilizzo di innovative modalità di intervento basate sulle più recenti tecnologie in grado di garantire una migliore sostenibilità sotto il profilo ambientale ed economico. Per la prima volta il ministero dell’ambiente è venuto in soccorso alle Regioni stanziando 105 milioni di euro. Ma l’approvazione di un nuovo piano o un suo adeguamento è condizione necessaria per accedere ad ulteriori finanziamenti nazionali. Abbiamo bisogno di una nuova programmazione e di un piano operativo che affronti la questione in modo strutturale e con continuità. Solo così – conclude – sarà possibile favorire gli investimenti nei siti contaminati con la prospettiva di realizzare progetti di rilancio nelle aree dismesse».

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