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Home » Sanità, scuola, trasporti: «Gravi carenze della Regione»

Sanità, scuola, trasporti: «Gravi carenze della Regione»

di Francesca Torricelli
6 Febbraio 2021
in Ambiente e salute, Attualità, Coronavirus, In evidenza, Lavoro, Politica
Tempo di lettura: 5 minuti di lettura
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«Assunzioni immediate e a tempo indeterminato in sanità per fronteggiare una situazione pandemica fuori controllo e fermare la fuga di professionalità verso altre regioni; investimenti e pianificazione per il sistema del trasporto pubblico locale, che necessita di risposte concrete da parte della Regione; riapertura, il prima possibile, delle scuole di ogni ordine e grado, con la creazioni di presidi sanitari interni e l’avvio di un vero tracciamento per personale e studenti». Sono queste secondo Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria, le priorità da affrontare per tentare di uscire dalla situazione di totale emergenza nella quale la regione è piombata all’inizio del 2021. I tre sindacati sabato mattina in una conferenza stampa hanno riunito le categorie di sanità, scuola e trasporti, per offrire un quadro complessivo della situazione, definita «assolutamente preoccupate» e frutto, secondo Cgil, Cisl e Uil, di una «grave carenza di programmazione da parte della giunta regionale».

La Uil

«Nel periodo febbraio-aprile, durante la prima ondata della pandemia – ha ricordato Lucia Marinelli, segretario regionale della Uil scuola Umbria – come sindacati eravamo già intervenuti per chiedere un’apertura della scuola a settembre in sicurezza. Tanto che nel mese di agosto abbiamo stilato un protocollo di sicurezza, firmato da tutti i sindacati, e le scuole si sono subito attivate per far sì che le scuole avessero tutte le strutture adeguate per una riapertura in sicurezza a settembre. Ma il Ministero non ha mai accolto le nostre proposte. Comunque le scuole sono state riaperte il 14 settembre, ma le seconda ondata della pandemia non può essere imputata a loro perché i problemi principali sono nella sanità e nei trasporti. Non è stato effettuato tempestivamente un tracciamento nelle scuole e gli interventi sui trasporti sono stati fatti troppo tardi, si sono rilevati molti assembramenti di giovani studenti e pochi mezzi messi a disposizione. Tanto che si è poi dovuto optare per la didattica a distanza. Abbiamo avuto degli incontri con l’ufficio scolastico regionale, ma non si è mai giunti s soluzioni utili e proficue. Siamo arrivati addirittura al prefetto, ma anche lì le nostre proposte non sono state accolte. A gennaio 2021 le scuole sono state riaperte al 50% in presenza e ora siamo in attesa di nuove decisioni e sviluppi. È partito in questi giorni il tracciamento che però sarebbe dovuto partire a settembre, i focolai non sono quindi stati intercettati nei tempi giusti e hanno determinato quello che ormai tutti conosciamo bene. È partita anche la campagna tamponi, prima nelle scuole superiori, poi nelle medie e infine nelle primarie. È stata esclusa la scuola dell’infanzia dove invece c’è una realtà difficile perché i bambini sono senza mascherine ed è difficile mantenere un distanziamento. La Regione qui dovrebbe intervenire. Puntiamo molto – ha concluso – sui presidi sanitari perché potrebbero garantire un tracciamento nelle scuole più preciso e puntuale, potrebbero attivare la fase dei tamponi e infine regolamentare anche la campagna vaccinale che dovrà avvenire in modo tempestivo per il personale e per gli studenti». Il segretario generale di Uil Umbria, Claudio Bendini, è intervenuto evidenziando di essere «molto preoccupati per la questione sanitaria. La prima fase è stata gestita abbastanza bene, un piano preventivo c’era, ma non sono state fatte le assunzioni del personale sanitario che, anche se non ci fosse stata la seconda ondata, andavano comunque fatte. La carenza c’è a prescindere dalla pandemia. Questa situazione penalizza poi la parte produttiva ed economica della regione dove siamo già messi male. Prima avevamo davanti una situazione sconosciuta oggi invece abbiamo una consapevolezza diversa, ma si continua ad agire in maniera irrazionale. C’è carenza nell’assessorato alla sanità, sia a livello politico che tecnico. Ci sono dei limiti che sono preoccupanti nella sanità e negli altri settori collegati. Chiediamo alla giunta e all’assessorato di fare un salto di qualità per quel poco che ormai si può fare».

La Cisl

«A livello nazionale e regionale all’inizio è stato commesso l’errore di riempire all’80% i mezzi di trasporto, ma da quando il Governo nazionale ha chiesto alle regioni di portarlo al 50%, la Regione Umbria – ha detto Gianluca Giorgi, segretario generale Cisl traporti – si è attivata immediatamente. Il problema però lo riscontriamo anche fuori l’orario scolastico perché i ragazzi, e questo è comprensibile, si incontrano e hanno bisogno di socialità. Per il trasporto pubblico abbiamo un problema di comunicazione con la Regione e con l’assessore di competenza, tanto che siamo arrivati anche al prefetto. La presidente Tesei è fortunatamente intervenuta e forse verrà istaurato un tavolo permanente per capire come gestire la situazione anche dopo l’emergenza. Serve però chiarezza da parte della Regione sulle risorse che avremo a disposizione». Per il segretario generale della Cisl Umbria, Angelo Manzotti, «la crisi dell’Umbria ora è sanitaria, economica e sociale. C’è poco coinvolgimenti da parte delle istituzioni per risolvere le problematiche, a partire dalla sanità. È il frutto di una politica fatta negli ultimi anni e dai tagli nella sanità. La giunta regionale doveva adottare dei provvedimenti urgenti. Serve il massimo coinvolgimento di tutte le forze, non solo politiche, per uscire da questa situazione. Il problema scuola non si risolve lasciando gli studenti a casa, ma facendo una politica di tracciamento delle persone in modo che anche gli studenti possano tornare a vivere una socialità e riprendere a pieno l’apprendimento che non può avvenire a distanza. Gli appuntamenti che abbiamo in Regione spero servano, oltre che a fare nuovamente un focus della situazione, sopratutto a concertare le scelte da mettere subito in campo».

La Cgil

«Abbiamo difronte una sanità che non sta rispondendo alle necessità – ha detto la responsabili delle categorie della sanità della Cgil Umbria, Tatiana Cazzaniga – in una situazione pandemica completamente fuori controllo, con una ricaduta sulle scuole e sui trasporti. I focolai nei presidi sanitari stanno mettendo anche più a dura prova il personale che opera nelle strutture del territorio. Il istema sanitario non regge sia nella fase preventiva che in quella di cura. Arrivano pazienti in ambulanza che sono già in condizioni critiche che rischiano la terapia intensiva. Spesso arrivano avendo preso solo della Tachipirina. Questo ci dice che oggi il territorio non è in grado di svolgere le cure domiciliari e che persiste il problema personale-assunzioni. Manca una pianificazione, manca una gestione idonea degli spazi. Non ci sono medici e infermieri per i presidi sanitari. L’Umbria ha bisogno di aiuto perché da sola, se non assume il personale necessario (più di 1.500 unità) come avvenuto nelle altre regioni, non usciamo da questa situazione. L’Umbria può e deve mettere in campo un piano straordinario e organizzativo delle assunzioni per uscire da questa situazione ormai fuori controllo». Per Vincenzo Sgalla, segretario generale Cgil Umbria, siamo davanti ad una «una mancata programmazione su tutti i fronti. Stiamo rincorrendo il Covid da questa estate. La giunta regionale non è stata in grado di predisporre un piano organizzativo per la seconda ondata che sapevamo sarebbe arrivata e a step ha continuato a rincorrere gli eventi. Ora la Regione ha i dati statistici più alti d’Italia e non per un triste destino, ma per una mancata organizzazione. Se non si trova una soluzione per il Covid tutto il resto va a farsi friggere. Non possiamo aspettarci una ripresa economica se andiamo avanti così. L’11 e il 17 febbraio avremo due incontri, con la presidente Tesei prima e con l’assessore Fioroni poi, incontri che possono avere senso se la Regione capisce che ci vuole un piano straordinario che anticipi i problemi e non che si può risolvere tutto solo chiudendo le scuole».

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