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Home » Società fatte fallire: 5 arresti. L’indagine tocca anche Perugia

Società fatte fallire: 5 arresti. L’indagine tocca anche Perugia

di Fabio Toni
6 Aprile 2022
in Economia, Imprese
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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I carabinieri del Ros, con il supporto del comandi provinciali di Perugia, Roma e L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal Gip presso il tribunale di Perugia su richiesta della Dda di Perugia, nei confronti di otto persone, a vario titolo gravemente indiziate dei reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta aggravata e in concorso, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita ed omesso versamento dell’Iva.

Il consulente finanziario e l’ex commercialista

Le indagini sono iniziate nel febbraio 2020 ed originariamente si erano focalizzate sulla figura di un consulente finanziario, di origini calabresi ma residente da tempo nel Perugino. L’uomo, nei cui confronti erano state autorizzate intercettazioni telefoniche, è risultato in stretti rapporti con un ex commercialista di Roma, in passato coinvolto in molteplici vicende giudiziarie, per svariati reati di natura economico-finanziaria.

Imprese nel dissesto per 50 milioni di debiti

Le indagini tecniche, estese nei confronti di quest’ultimo, hanno consentito di comprendere come il consulente finanziario, solito farsi chiamare con l’appellativo di ‘imperatore’, fosse l’artefice di un complesso sistema che, attraverso bancarotte pilotate, truffe ai danni di altri imprenditori, frodi fiscali e altro genere di reati gravi, sembrerebbe essere finalizzato a condurre al dissesto un cospicuo numero di aziende, accumulando enormi debiti, stimati complessivamente per quasi 50 milioni di euro, a discapito di fornitori e dipendenti delle aziende nonché dell’erario.

Il ‘sistema’

Gli elementi investigativi hanno portato a configurare gravi indizi di colpevolezza dell’esistenza di un vero sodalizio criminale, di cui facevano parte, oltre ai già due uomini citati, con posizioni ritenute apicali e per questo raggiunti dalla misura carceraria, anche tre indagati finiti ai domiciliari, operanti soprattutto a Roma, dotati di compiti di responsabilità, anche decisionali, fra cui quelle di svolgere il ruolo di amministratori, formali o di fatto delle società utilizzate per drenare gli attivi distratti dalle imprese portate al dissesto, nonché tre prestanome, titolari fittizi di aziende variamente coinvolte nel disegno criminoso e destinatari della misura di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Società ‘svuotate’

Secondo quanto emerso dalle indagini, il meccanismo illecito sarebbe consistito in particolare nell’acquisizione di società sul mercato, in Umbria, Toscana, Lazio, Lombardia, Puglia, Trentino Alto Adige e Campania, operanti in settori quali pubblicità, edilizia, turismo, sanità, assistenza agli anziani, gestione di asili, informatica e commercio, anche tramite impegni di pagamento in favore degli imprenditori cedenti, lasciati poi insoluti. E ancora nel trasferimento degli asset più redditizi ed in attivo, spesso comprendenti anche importanti commesse pubbliche (dell’università La Sapienza, del Comune di Ravenna e della Provincia di Bolzano), ed altre società riconducibili all’organizzazione, mediante contratti di cessione di ramo d’azienda stipulati per corrispettivi incongrui.

Fallimenti ‘pilotati’

Gli indagati sarebbero così riusciti a svuotare di ogni responsabilità le società acquisite, privandole di ogni risorsa patrimoniale aggredibile, sopprimerne la documentazione contabile e poi destinarle all’inevitabile fallimento, rendendo così vane le pretese dei creditori ed erario, dall’altro a proseguire la gestione delle attività redditizie distratte, e acquisite di fatto senza impegno di capitali, dirottando gli ingenti ricavi in ulteriori società, anch’esse intestate a prestanome o, attraverso altri canali, contratti di consulenza, fatti arrivare direttamente ai solidali.

Processo a Trento

Il gip di Perugia nel condividere il quadro indiziario delineato, ha però individuato nel tribunale di Trento, dove si è verificata la bancarotta più datata, la sede competente a celebrare il processo nei confronti dell’intero complesso dei reati per cui si procede, commessi nel corso degli ultimi otto anni in più regioni del territorio nazionale, emettendo comunque le misure cautelari in quanto ritenute necessarie ed urgenti per interrompere le condotte criminose.

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