di Federica Padella – Associazione UMRU
in collaborazione con il prof. Alessio Zenone – Associazione San Valentino
‘O voi ch’avete li intelletti sani, mirate la dottrina che s’asconde, sotto l’velame de li versi strani’ (Divina Commedia, Inferno, IX, vv-61-63)
La presenza dell’Alighieri in Umbria è attestata a Porta Sole, Perugia, forse anche ad Acquasparta e sicuramente al Bullicame di Viterbo nel Lazio, non lontano da Terni. Da Perugia raggiunse Roma per lo stesso cammino che secoli dopo da Firenze portò un altro grande eretico prima a Perugia poi a Roma, passando per Terni: Galileo Galilei.
Da tempo immemore l’antica Interamna accolse i grandi eretici come appunto Galileo Galilei, Giacomo Lauro, Francesco Stelluti e forse Dante. Grandi personaggi perseguitati dalla Chiesa di Roma per la loro ‘folle eresia’.
Lord Byron (scrittore romantico inglese e autore della celebre opera Childe Harold’s Pilgrimage dove descrive anche la cascata delle Marmore) chiamava Dante il ‘Bardo dell’Inferno’, e non senza motivo. Dante descrisse con grande vividezza le aspre e selvagge terre dell’oltretomba, ispirato dal suo maestro Virgilio. La Valnerina e la Cascata delle Marmore sono alcune delle cornici naturali che potrebbero aver influenzato la sua visione dell’Inferno.
Virgilio, maestro e guida, fonte d’ispirazione di Dante, pone l’antro degli Inferi – porta che conduce al regno di Dite dove si tuffa l’arpia Aletto, nel VII libro dell’Eneide – proprio sotto la cascata delle Marmore dove scorre il fiume dell’oltretomba Acheronte. Dante scrive la Commedia ispirandosi a Virgilio e pone anch’egli la porta dell’Inferno sotto la Cascata, come fece Virgilio.
L’ingresso all’inferno dantesco, come quello dell’oltretomba virgiliano, sembra trovarsi proprio sotto i nostri piedi, rappresentato della necropoli preistorica delle acciaierie di Terni. Questa distesa di tombe in pietra infuocate rappresenta il luogo di riposo degli austeri pastori pagani naharki e dei ghibellini interamnati.
Le due principali peculiarità della cascata sono state trascritte in versi non solo da Dante Alighieri nella Divina Commedia, ma anche da Lord Byron. La ‘schiuma’ e la ‘nebbia’ vengono inoltre descritte in un postulato che tratta la caduta delle acque del Velino persino da Galileo Galilei.
La suggestiva storia sociale e politica d’Interamna e l’aspra e selvaggia bellezza dei luoghi, assieme alla citazione virgiliana della Valle dell’oltretomba, avrebbero portato Dante a usare l’antica Interamna, la ‘trista conca’ citata nel canto nono dell’Inferno, la ‘selva oscura’ dei boschi della Valnerina e lo spettacolo, che nel Duecento doveva essere davvero impressionante, delle necropoli di Pentima e San Piero in Campo come ‘ambientazione’ di alcuni dei canti centrali dell’Inferno.