Situazione tesa in Acciai Speciali Terni, dove si è verificato il danneggiamento di un forno di preriscaldo delle bramme destinate alla laminazione, stando alle prime informazioni a causa dell’eccessiva temperatura interna che sarebbe arrivata quasi ai livelli di colaggio. Nella notte tra giovedì e venerdì è stato necessario bloccare tutta l’area a caldo dell’acciaieria, che non è chiaro quando potrà riprendere a causa della complessità delle operazioni di ripristino, oltre che di rimozione delle bramme. Alle rsu l’azienda avrebbe proposto modalità di fermata diversa rispetto alla cassa integrazione già in programma da lunedì per lo stop di una settimana, deciso a causa degli eccessivi costi energetici. Da quanto trapela dalla fabbrica la cig potrebbe essere anche sospesa. Un terzo dei lavoratori dell’impianto è già ora al lavoro per provvedere al ripristino degli impianti, gli altri due terzi sarebbero invece stati posti a casa a spese dell’azienda. Tra la manutenzione, il rottame e il fermo impianto la stima del danno sarebbe piuttosto ingente.
Parla l’azienda
Sull’accaduto, Ast-Arvedi ha diffuso una nota in cui si legge che «a seguito di un guasto al forno walking beam l’azienda ha anticipato la fermata prevista per la prossima settimana. Nell’area acciaieria sono in corso tutte le attività necessarie per una rapida ripresa dell’attività produttiva. Visto l’accaduto, il presidente cavalier Giovanni Arvedi, ha deciso che i lavoratori interessati dalla fermata, qualora non impegnati in attività nei reparti, anziché essere collocati in cassa integrazione siano remunerati con ore di permesso retribuito».
La Fiom Cgil di Terni
In una nota il segretario della Fiom Cgil di Terni, Alessandro Rampiconi, afferma che «Acciai Speciali Terni ha comunicato alle segreterie territoriali e alle rsu che, a seguito di un guasto al forno walking beam ,si è anticipata la fermata prevista per la prossima settimana. Di fatto, anche se l’impianto riprenderà in tempi brevi la capacità produttiva, permangono tutte le motivazioni della Cigo prevista dal 24 al 30 settembre. Apprezziamo la decisione del cavalier Arvedi, visto l’accaduto, di garantire il salario dei lavoratori fino alla fine del mese di settembre e di riconoscere permessi retribuiti in subordine all’ammortizzatore sociale. Come Fiom Cgil di Terni – osserva Rampiconi – registriamo che una parte dei lavoratori dell’indotto dovrà vedersi confermata, però, la cassa e la relativa decurtazione economica. Come da sempre stiamo dicendo, il futuro del sito ternano non si definirà su quanta cassa integrazione si dovrà fare per le motivazioni produttive o di costi dell’energia, ma sulle prospettive industriali e di mercato nelle produzioni di eccellenza quali Inox, fucinati e tubi. Spetta ad azienda, Governo e istituzioni locali trovare le soluzioni in tempi rapidi e non più rinviabili per la chiusura dell’Accordo di programma e mettere a terra definitivamente il piano industriale. Il silenzio del Governo e delle istituzioni locali in merito alla possibile perdita del 30% della finanza dal Pnrr è imbarazzante e dà il segno di quanto sia a rischio il completamento degli investimenti, seppur un quarto degli stessi siano realizzati o in fase di realizzazione. Per quanto ci riguarda – conclude il segretario della Fiom di Terni – l’attenzione deve rimanere alta perché non possiamo permetterci di perdere l’occasione di rilanciare il sito di Terni e difendere almeno gli attuali livelli occupazionali, a fronte di un territorio in forte declino industriale».