di Giovanni Cardarello
Nel corso dell’anno solare 2024 l’ospedale ‘Santa Maria della Misericordia’ di Perugia ha cambiato la guida di quindici direzioni di reparto. Un vero e proprio turnover necessario, da un lato, a ruotare i dirigenti della sanità dell’Umbria e, dall’altro lato, per avviare la riorganizzazione complessiva del sistema regionale creando, tra le altre cose, il terzo polo ospedaliero in quel di Foligno.
Tutti fattori che, inevitabilmente, hanno un effetto diretto anche sull’ormai prossima tornata elettorale per l’elezione del presidente della Regione e del nuovo consiglio regionale. Fattori che in queste ore hanno vissuto una puntata che ha generato dubbi, perplessità e le inevitabili polemiche politiche ed elettorali.

La vicenda è in ordine alla delibera della giunta regionale con cui nei giorni scorsi sono stati nominati, per cinque anni, tre direttori dell’ospedale ‘Santa Maria della Misericordia’, ovvero i responsabili della centrale operativa del 118, nefrologia e chirurgia a indirizzo epato-bilio-pancreatica.
Direttori che erano emersi a valle di un concorso pubblico. Ma mentre nel caso della centrale operativa del 118 e nefrologia l’approdo di Francesco Borgognoni e Manuel Burdese è andato liscio come l’olio, nel caso della chirurgia a indirizzo epato-bilio-pancreatica si è generato un problema di non poco conto.
Il problema è legato al fatto che il vincitore del concorso, il dottor Alberto Patriti, perugino, conosciutissimo in Umbria per essere stato un punto di riferimento all’ospedale di Spoleto al centro regionale per la chirurgia mininvasiva e robotica e attuale direttore della chirurgia generale dell’azienda sanitaria Marche Nord, ha rifiutato l’incarico.
Ma non solo. Lo ha fatto a mezzo stampa con una lettera inviata all’edizione del 23 ottobre de Il Corriere Adriatico. Una lettera nella quale spiega che «non ho alcuna intenzione di lasciare il mio posto da direttore della chirurgia generale dell’azienda sanitaria territoriale. Ho un’equipe di professionisti con cui lavoro benissimo anche grazie alla disponibilità totale della direzione generale con cui condivido obiettivi e attività ».
Una presa di posizione molto netta che, nonostante la polemica politica che ne è scaturita, è ampiamente nell’ordine delle cose. La graduatoria di un concorso pubblico, infatti, permette ai soggetti interessati di rinunciare agli incarichi offerti cosi come è facoltà dell’ente che bandisce la gara di scorrere la graduatoria e offrire l’incarico a soggetti classificati nelle posizioni successive al vincitore.
Ed è quello che accadrà nel caso di specie. Secondo quanto riporta ‘Il Messaggero-Umbria’, alle spalle di Patriti ci sono Alessandro Anselmo del policlinico Tor Vergata di Roma, 59 anni, e il professor Alessandro Verbo, direttore in comando della chirurgia generale e oncologica dell’ospedale generale regionale ‘Miulli’ di Acquaviva delle Fonti (Bari).
Da segnalare, per dovere di cronaca, che Patriti contattato telefonicamente sempre da ‘Il Messaggero‘, ha sottolineato che «qualsiasi scelta è mia, personale e non devono esserci strumentalizzazioni di carattere politico» e soprattutto che le Marche «sono una delle regioni con un sistema sanitario tra i primi in Italia e mi sento di farne parte al cento per cento». Una polemica politica no, ma una chiara preferenza di carattere personale che in ogni caso ha risvolti diretti e immediati nel dibattito elettorale.