Incontro in azienda, lunedì mattina, tra direzione aziendale di Arvedi Acciai Speciali Terni e organizzazioni sindacali di categoria. Il primo di una serie di confronti tra le parti per l’illustrazione del dettaglio del piano industriale, come richiesto da Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl. Sigle che al momento registrano «l’avvio degli approfondimenti sul piano 2022-2028 per quanto riguarda la strategicità del gruppo nei mercati globali». All’incontro erano presenti gli ad di Ast e di Tubificio, Dimitri Menecali e Alessia Balloriani, il direttore risorse umane Giovanni Scordo, il responsabile salute e sicurezza Ferdinando Camponi e il responsabile della divisione Società delle fucine, Ambro Carpinelli.
Le organizzazioni sindacali – fanno sapere in una nota unitaria – hanno chiesto «dettagli in merito agli elementi che compongono il piano industriale, il piano ambientale e il piano sociale» e l’azienda «si è resa disponibile ad affrontare questi tre temi insieme alle delegazioni sindacali e a tutta la rsu del gruppo, prevedendo ulteriori step che saranno calendarizzati nei prossimi giorni». «In un contesto macroeconomico e geopolitico estremamente complicato – sottolineano Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl – registriamo una tenuta complessiva degli investimenti che puntano ad un consolidamento dell’area a caldo e un ampliamento dei prodotti a freddo per creare il giusto bilanciamento. Tutto ciò, nonostante la messa in stand-by del magnetico e di due linee del freddo. Le evoluzioni su queste scelte rientreranno e saranno monitorate nella discussione generale. La prosecuzione della discussione sarà ripresa in tempi utili e comunque svincolata dalle vicende dell’accordo di programma, che era, è e sarà determinante per la competitività e per le sfide globali che le acciaierie ternane dovranno affrontare in termini di sostenibilità ambientale sociale ed economica».
«Abbiamo appreso tra l’altro – continuano i sindacati – che il nodo delle infrastrutture che insieme all’energia era essenziale per chiudere l’accordo di programma è diventato un capitolo indipendente fatto da interlocuzioni tra Anas e Ast che sono in via di definizione. A differenza dalle nostre aspettative in merito ai benefici dei fattori localizzativi strategici a sostegno dell’intero territorio, oggi ci troviamo di fronte ad uno scenario completamente diverso. Questo ultimo aspetto è anche il segno del perché il 30 maggio 2025 sarà l’ennesimo orizzonte temporale disatteso dalla politica, con l’auspicio che l’accordo di programma – concludono Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl – arrivi al più presto possibile con il testo che possa risolvere le questioni che oggi impediscono uno sviluppo duraturo dell’azienda e del territorio».