di Mariachiara Manopulo
In questi giorni si è acceso il dibattito sulla decisione dell’Autorità per la regolazione dei trasporti (Art), che ha stabilito nuove regole sull’utilizzo delle linee ad alta velocità. Una misura tecnica, ma che ha scatenato preoccupazioni nei territori, anche in Umbria. L’Autorità ha stabilito che da gennaio 2026, sulla linea direttissima – cioè quella pensata per l’alta velocità – potranno circolare solo treni che viaggiano stabilmente a 200 km/h o più. Non sarà più possibile usare quelle infrastrutture con treni più lenti, che rallentano il traffico e vanificano i tanti investimenti fatti negli anni per velocizzare i collegamenti. Questo significa che, per esempio, su tratte come Terni-Roma, si rischia di passare da un’ora e dieci a un’ora e quaranta di viaggio. È chiaro che questo potrà generare forti disagi per i pendolari.
Pochi giorni fa c’è stato un sit-in di trenta sindaci toscani, umbri e laziali, di fronte alla sede romana delle Ferrovie dello Stato, e una delegazione ha incontrato Giuseppe Inchingolo, direttore affari istituzionali e comunicazione di FS, Aldo Isi, amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana e Daniele Moretti, direttore circolazione di RFI. Un incontro cordiale e costruttivo, come è stato definito dalle parti, con l’obiettivo comune di dare un servizio migliore ai cittadini e ai pendolari. Abbiamo intervistato Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia e punto di riferimento per il territorio ternano, per capire cosa sta succedendo e quali sono le prospettive per l’Umbria.

Onorevole Nevi, quale sarà l’impatto della direttiva sull’Umbria?
«L’Umbria, a differenza di altre regioni, ha fatto una scelta strategica lungimirante: ha previsto nel contratto di servizio nuovi treni regionali capaci di superare i 200 km/h. Questo consentirà, appena entreranno in servizio, di continuare a utilizzare la direttissima senza restrizioni. Al momento però i treni non sono ancora arrivati».
Nel frattempo, cosa succede?
«Ci stiamo attivando, insieme al sottosegretario al MIT, Tullio Ferrante, e i vertici delle Ferrovie per trovare una soluzione transitoria che eviti penalizzazioni per i pendolari umbri. Abbiamo già avviato un’interlocuzione con Ferrovie e con la stessa Autorità per una deroga. È importante evitare che una decisione tecnica si traduca in una punizione per un territorio che ha invece investito per essere all’altezza della sfida».
Qualcuno però potrebbe accusare il Governo di non aver previsto questo problema.
«Questo è un problema ereditato dal passato. L’Autorità è indipendente, nominata da governi precedenti, e le regole tecniche si decidono su basi oggettive. Il nostro compito oggi è affrontare questa situazione nel modo più serio possibile. E lo stiamo facendo. Io, in particolare, sto seguendo la questione da tempo, e c’è una costante interlocuzione del governo con i sindaci del territorio».
C’è il rischio che la vicenda venga strumentalizzata politicamente?
«Mi auguro di no. Si tratta di una questione squisitamente tecnica, e non c’è spazio per polemiche da campagna elettorale. Chi oggi urla, ieri non ha fatto nulla, pur davanti ad una linea direttissima trafficata e spesso lenta per porsi il problema del sovraccarico della linea direttissima. Noi, al contrario, ci siamo già attivati e stiamo lavorando concretamente per garantire un servizio efficiente ai cittadini umbri, senza demagogia».
Che futuro vede per il collegamento tra l’Umbria e Roma?
«Stiamo spingendo fortemente per il raddoppio della linea direttissima, perché il vero salto di qualità nei collegamenti avverrà solo con infrastrutture moderne ed efficienti. Serve uno sforzo condiviso tra governo nazionale, Regione e Ferrovie. L’Umbria merita di non restare indietro».
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