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Home » Treni per Roma sulla linea lenta: i pendolari scrivono a Bandecchi. «Pronti ad azioni legali»

Treni per Roma sulla linea lenta: i pendolari scrivono a Bandecchi. «Pronti ad azioni legali»

La decisione dell’Autorità di regolazione dei trasporti crea dubbi e preoccupazioni. La testimonianza di un pendolare originario di Roma

di Francesca Torricelli
26 Giugno 2025
in Dal territorio
Tempo di lettura: 5 minuti di lettura
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di Giovanni Cardarello

«Salve. Sono un pendolare Terni-Roma 5/7 ed ho scoperto che forse ci toglieranno il passaggio su linea veloce dei treni, cosa assolutamente da evitare per tutti i pendolari». Inizia così il post di Bruno Moscetti, un lavoratore di Roma residente a Terni inserito nel gruppo Facebook ‘Pendolari Terni-Roma’.

Il post all’apparenza sembra uno dei tanti, giustificatissimi, sfoghi dei pendolari che per studio o lavoro ogni giorno usano il treno per recarsi nel proprio luogo di interesse primario. Ma il post di Moscetti ha una particolarità affatto banale. Contiene la copia della Pec che ha spedito al sindaco e presidente della Provincia di Terni Stefano Bandecchi. «Ho scritto al sindaco – sottolinea Moscetti – per conoscere il suo punto di vista. Magari qui ci sono altri cittadini che hanno bisogno del treno così come è adesso, e potrebbero anche queste persone scrivere al sindaco. Allego immagine della Pec spedita. Vogliamo fare qualcosa tutti insieme? Non so, rivolgerci ad un’associazione di difesa dei consumatori?».

Il testo della lettera, oltre a citare l’articolo denuncia di umbriaOn del 21 giugno sottolinea un dato decisivo, il fatto che Moscetti ha scelto di emigrare da Roma a Terni anche in virtù di trasporti verso il proprio posto di lavoro, migliori rispetto a quelli interni alla città eterna. Per saperne qualcosa di più abbiamo raggiunto telefonicamente Moscetti, di ritorno come ogni giorno dal viaggio in treno con Roma e abbiamo scoperto qualche dettaglio in più.

Buonasera Bruno, come è nata la sua scelta di trasferirsi a Terni? Quando l’ha fatta?

«Partiamo da un dato di fatto, io sono una persona invalida grave e soffro di una patologia degenerativa per cui il mio stato di salute potrà solo peggiorare. E mi sono trovato nella necessità di valutare che la vita a Roma costava troppo. Quindi un amico carissimo amico mi ha ospitato qui a Terni e dopo alcuni mesi ho visto che con il mio stipendio ci potevo vivere un pochino meglio rispetto a Roma». Il ragionamento è semplice, aggiunge, «con il mio stipendio per pagare il minor affitto possibile dovevo andare a vivere nel quadrante sud-est di Roma e per arrivare al mio posto di lavoro (l’ospedale San Filippo Neri a Ottaviano, Roma nord) erano quattro ore di viaggio al giorno. Da Terni ce la faccio con tre ore e mezzo di viaggio e comunque spendo di meno perché la vita è meno costosa rispetto a Roma».

E quindi questa scelta di portare i treni regionali sulla linea lenta le è arrivata come una mannaia?

«Non cambia completamente perché purtroppo è una cosa abbastanza frequente e ignobile, almeno una volta a settimana lo ‘scherzetto’ della linea lenta te lo fanno. E per le ragioni più disparate e mai pienamente spiegate».

Le faccio una provocazione. Lasciare libera la linea veloce privilegia gli ‘alto spendenti’ a discapito dei 20 mila pendolari che devono usare la linea lenta?

«Esatto. E se diventa sistematico che faccio, devo riconsiderare l’orario di lavoro? Devo fare l’azione legale contro chi mi ha causato un danno? Se è così non ci perdo tanto tempo, nel mio posto di lavoro faccio anche il sindacalista, quindi non ho problemi a trascinare in tribunale chicchessia. E da questo punto di vista non mi interessa chi ha firmato la delibera Art. L’Autorità avrà un presidente, qualcuno che firma e che risponde? Intanto tocca a lui, poi a seguire qualcun altro».

Parole chiare e precise, che peraltro trovano sponda nel commento al post di Francesca Schettini: «Ci stiamo organizzando in comitati e vogliamo anche fare una class action contro Trenitalia. Siamo in tanti da varie regioni perché questo problema coinvolge tutti anche della Toscana, Marche e Lazio, oltre che Umbria». Il sasso nello stagno è stato lanciato, la politica si è in parte già attivata a partire dall’assessore regionale ai trasporti Francesco De Rebotti, passando per i sindaci di Orvieto, dell’orvietano, del Trasimeno, di Cortona, del senese e della Valdichiana. Ora viene chiamato in causa anche Stefano Bandecchi e la sensazione è che non sia finita qui. Sommare 80 minuti in più di viaggio ogni giorno, diventa una questione vitale.


De Rebotti e Baccelli contro la deviazione dei treni regionali sulla linea lenta

«Il dirottamento dei servizi regionali sulla linea convenzionale ‘lenta’ (LL) comporta un drastico aumento dei tempi di percorrenza per i collegamenti verso Roma e Firenze. Questo penalizza gravemente i pendolari, lavoratori e studenti, che quotidianamente utilizzano tali servizi, oltre chi raggiunge l’Umbria e la Toscana per altri motivi». Lo affermano in una nota congiunta gli assessori ai trasporti della Regione Umbria e della Regione Toscana, Francesco De Rebotti e Stefano Baccelli.

Una presa di posizione netta e chiara e che scaturisce a valle della delibera dell’ART, l’Autorità di Regolazione dei Trasporti, 178/2024, nella quale viene di fatto impedito ai treni regionali, quelli più utilizzati dai pendolari per studio e lavoro, di usare la DD, la linea direttissima (quella per i treni con velocità fino ai 200 km/h) ‘scaricandoli’ sulla LL (quella per i treni con velocità fino ai 160 km/h). Ma non solo. Sempre secondo gli assessori ai trasporti di Umbria e Toscana «Le conseguenze dell’applicazione indiscriminata delle nuove disposizione sarebbero particolarmente severe e diffuse per i nostri territori». E ne indicano quattro

La prima. Si assisterebbe alla vanificazione di ingenti investimenti pubblici. La Regione Umbria, ad esempio, ha investito circa 175 milioni di euro per l’acquisto di 12 nuovi elettrotreni specificamente attrezzati con Ertms e capaci di viaggiare a 200 km/h; ma questi nuovi mezzi entreranno in attività per il 2026 e questi investimenti rischiano di essere vanificati con un ingente spreco di risorse pubbliche e creerebbe la paradossale situazione di ricevere treni moderni senza poterli utilizzare sulla linea per cui sono stati pensati, con remote possibilità di recuperare le tracce in futuro. Simile situazione vive la Regione Toscana.

La seconda. Verrebbe compromesso il diritto alla mobilità con un grave impatto sociale. Tra i gravi problemi derivanti da questa scelta i disagi significativi, già sperimentati in passato che incentiverebbero l’aumento del ricorso al mezzo privato, in palese contrasto con gli obiettivi di sostenibilità ambientale e le politiche di promozione del trasporto pubblico.

La terza. Si assisterebbe ad un peggioramento degli standard di servizio e un aumento degli oneri economici per gli utenti; alcuni utenti potrebbero essere costretti a utilizzare, laddove possibile, i più costosi servizi AV (Frecciarossa/Italo) per mantenere tempi di viaggio accettabili, con un ingiustificato aggravio di spesa a loro carico. Infine, iniziative come la ‘Carta Tutto Treno Umbria’, pensate per agevolare l’utenza pendolare anche nell’utilizzo di servizi sovraregionali, verrebbero di fatto vanificate o fortemente depotenziate.

«Tale prescrizione – sottolineano De Rebotti e Baccelli – assume per le nostre regioni connotati di inaccettabile criticità, con impatti socialmente ed economicamente insostenibili. Pertanto, si chiede l’immediata sospensione della delibera oltre all’apertura di un tavolo di confronto tra Ministero, RFI e regioni interessate». Da registrare, infine, che De Rebotti e Baccelli danno appuntamento, insieme alle Anci regionali, agli enti locali e ai pendolari, per sabato mattina 28 giugno a Orvieto «per condividere lo stato profondo di disagio e per concertare le azioni a tutela dei territori e dei cittadini umbri»


«Evitare che Trenitalia porti avanti la decisione di spostare sulla linea lenta i treni che utilizzano i pendolari umbri». Lo dicono il presidente della Provincia di Terni Stefano Bandecchi e il vice Francesco Maria Ferranti che chiamano in causa la Regione chiedendo alla giunta «di fare la sua parte». In Umbria, evidenziano, «ci sono circa 5 mila pendolari, oltre 2 mila provengono dal territorio ternano. Se Trenitalia sposterà i treni sulle linee lente si allungheranno moltissimo i tempi e si creeranno evidenti ulteriori disagi. Se con la linea veloce la tratta Terni-Roma è coperta in un’ora e 10, con la linea lenta il tempo diventa come minimo 1 ora e 50 con grave disagio per chi lavora». Secondo Bandecchi e Ferranti, che hanno portato lunedì questa necessità anche all’assemblea dei sindaci a Lugnano in Teverina sottolineando che il problema è molto sentito anche nell’Orvietano e nell’Amerino, «la Regione deve intervenire. Visto che ha aumentato le tasse ai cittadini, prevedendo di prelevare oltre 180 milioni in tre anni dalle tasche soprattutto del ceto medio, tra cui ci sono proprio i pendolari parte di queste risorse vengano utilizzate per evitare che Trenitalia porti a compimento la scelta di rallentare i collegamenti gettando di fatto nel dimenticatoio le migliaia di pendolari umbri con tutti i loro già gravosi problemi».


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