‘Antoniano’, stoppato il progetto low cost

Terni, rifare tutto poteva costare 200 mila euro, ma sul teatro ci sarebbero altre mire

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di Marco Torricelli

Costerebbe poco. Forse troppo, poco. E magari metterebbe pure in discussione certezze – chiamiamole così – consolidate. E pure altre certezze, per un po’ cadute in disgrazia, ma che starebbero tornando prepotentemente in auge. E così il progetto di recupero del cinema-teatro ‘Antoniano’ di Terni rischia di restare nascosto.

IL ‘RENDERING’ DEL PROGETTO

Theatron Il nome – Theatron – ipotizzato dal progettista, l’ingegner Mario Meucci, è mutuato dal termine greco che significa ‘spettacolo’ e permetterebbe all’ormai in disuso cinema-teatro ‘Antoniano’ di tornare a vivere. E, pure, a candidarsi come nuovo polo di attrazione e, perché no, produzione culturale.

Il progetto

Il progetto

529 posti L’elaborato, spiega l’ingegner Meucci «prevede il recupero completo della struttura, sia per quanto riguarda l’esterno che l’interno, compresa l’area dei camerini e dei servizi igienici». Ma, soprattutto, «abbiamo previsto che ‘Theatron’ possa essere dotato di 529 poltrone, facendone il teatro più grande della città, visto che i tempi di recupero, e i costi, del ‘Verdi’ si preannunciano proibitivi e il teatro ‘Secci’ al Caos risulta davvero sottodimensionato rispetto alle esigenze di Terni».

 

L'area dei camerini

L’area dei camerini

Il progetto Il lavoro di progettazione era stato realizzato in seguito alla pubblicazione di un bando regionale che prevedeva il finanziamento del 50%, a fondo perduto, delle spese che si sarebbero dovute sostenere per i lavori «e il computo metrico da noi preparato – dice il progettista – prevedeva una spesa complessiva ‘ chiavi in mano’ (cioè a teatro pronto per essere utilizzato; ndr) di circa 200 mila euro». Ma c’era una condizione: il teatro da restaurare doveva essere attivo al momento della presentazione del progetto o, in alternativa, a presentare il progetto stesso doveva essere un soggetto attivo nel campo della produzione e della programmazione di spettacoli.

La gestione E qui sarebbero cominciati a sorgere i primi problemi: «Un soggetto con queste caratteristiche c’era – dice Mario Meucci – ed era seriamente intenzionato a portare avanti il progetto, ma quando abbiamo cercato di capire quali fossero le persone o gli enti con i quali ci saremo dovuti confrontare, abbiamo scoperto che la proprietà del teatro è dei frati di Assisi e che la gestione è affidata alla diocesi di Terni. Tanto che abbiamo subito preso contatto con il vescovo Piemontese, che in principio si è detto interessato».

I servizi igienici

I servizi igienici

Tempo perso Poi, però, il tempo è passato e «dalla diocesi non abbiamo saputo più nulla, mentre i termini per la presentazione del progetto sono scaduti e, almeno a quanto ne sappiamo noi, questa idea a basso costo e ad alta produttività, è finita nel dimenticatoio». Ma forse no: «Perché sento circolare le ipotesi più strane e diverse – dice Mario Meucci – relative ad un fantomatico ‘altro’ progetto per l’Antoniano, con tanto di ricco sponsor pronto a finanziare grandi, e ovviamente, molto più costosi lavori, che prevederebbero anche l’attività di cinema». Tanto il Politeama sarebbe in chiusura.

L'esterno del teatro

L’esterno del teatro

Gli interrogativi Il progetto low cost, a ben vedere, potrebbe essere finito su un binario morto per più di un motivo: fare un teatro di quelle dimensioni potrebbe ‘fare ombra’ a quello del Caos, potrebbe far venire qualche dubbio sulle spese necessarie per restaurare il ‘Verdi’ e, ultimo ma non ultimo, potrebbe mettersi di traverso rispetto alle mire di chi, anche attraverso questa operazione, e magari con un investimento faraonico, acquisterebbe nuova visibilità.

Programmi e ordini Il progetto, stando ai solitamente bene informati, sarebbe attualmente in mano a don Massimo Angelelli, spedito a Terni da Roma ufficialmente per vigilare sulla nuova gestione dell’istituto ‘Leonino’ e, si dice, su consiglio di quel monsignor Franco Fontana, inviato in diocesi ai tempi in cui – da febbraio 2013 fino a giugno 2014, quando è stato ordinato vescovo padre Giuseppe Piemontese; monsignor Ernesto Vecchi svolgeva il ruolo di vescovo amministratore apostolico – come ‘moderatore della curia’. Su questi argomenti l’ingegner Meucci ‘passa’: «Io non ne so proprio nulla e, sinceramente, nemmeno mi interessa. Io sono un tecnico e mi occupo di progetti». Don Angelelli, questi sono i rumors, «fa le veci del vescovo, ma prende gli ordini direttamente da Roma». Ecco, resta da capire se li prende solo dalla Città del Vaticano o, magari, anche da qualche altra parte. Magari da qualche grande e bel palazzo della zona di Trastevere.

 

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