Ast, antidumping ok: «Fase da sfruttare»

Il sindacato Ugl plaude alla conferma dei dazi su Cina e Taiwan e rilancia: «Ora un documento condiviso per la siderurgia»

Condividi questo articolo su

Un freno alle importazioni di acciaio sottoprezzo nel mercato europeo, in particolare da Cina e Taiwan, che fra il 2010 e il 2013 hanno fatto registrare un vero e proprio boom: basti pensare che la quota di mercato ‘asiatica’, nei tre anni citati, è cresciuta del 64%. E nel 2014 le cose non sono affatto migliorate, anzi. La richiesta – avanzata da Eurofer, l’associazione europea dei produttori di acciaio – ha trovato una prima risposta lo scorso marzo, con l’imposizione da parte della Commissione europea di dazi preliminari fino al 25,2% sui prodotti provenienti dalla Cina e fino al 12% per le importazioni da Taiwan.

La conferma Un’invasione, a prezzi stracciati, originata in parte dal fatto che la capacità produttiva cinese di acciaio, supera abbondantemente il consumo nazionale. Da qui l’esigenza di trovare altri mercati, al di fuori dell’area asiatica. L’alt, sollecitato da Eurofer, ha portato nei giorni scorsi la Commissione europea (19 voti favorevoli, 8 contrari e un’astensione) ad approvare definitivamente le misure antidumping, con dazi fra il 24,4 e il 25,3% per le importazioni dalla Cina e del 6,8% sui materiali provenienti da Taiwan.

Plauso La misura a tutela della competitività delle industrie siderurgiche europee – accolta con favore in casa-Ast – fa sorridere anche i sindacati. L’Ugl Metalmeccanici di Terni, attraverso il suo segretario Daniele Francescangeli, sottolinea come il sindacato sia sempre stato «in prima linea nel chiedere il coinvolgimento di tutte le sigle sindacali e l’apertura di numerosi tavoli tematici a Bruxelles, con il vice presidente della Commissione europea e il presidente della Commissione industria al parlamento Ue».

«Ora il documento» Incassato il punto, l’Ugl Metalmeccanici individua il percorso da seguire, rappresentato dalla sottoscrizione di un documento condiviso a livello europeo, per dare definitivamente corpo ad un’azione di tutela e rilancio che non può non riguardare gli stessi impianti di viale Brin.

Proposte Il segretario locale dell’Ugl sollecita l’inserimento nel documento di alcune proposte specifiche e condivise: «Dall’introduzione di un marchio di qualità e certificazione a tutela delle produzioni europee di acciaio, che potrebbe rappresentare un forte deterrente alla concorrenza sleale dei paesi asiatici», fino «alla necessità di garantire un’effettiva parità di condizioni, con i Paesi terzi, anche in termini di norme sociali e ambientali». Le questioni energetiche e ambientali, poi, si incrociano: «Si dovranno poi promuovere politiche per il recupero degli scarti della produzione dell’acciaio – aggiunge Francescangeli – mitigando gli alti costi energetici e delle materie prime con forme di agevolazione e l’incoraggiamento a creare consorzi tra aziende energivore». Infine l’esigenza di «favorire la riqualificazione, la formazione attiva e l’apprendimento permanente per i lavoratori».

L’appello Il messaggio del sindacato è diretto a tutte le forze politiche – europee, nazionali e locali – «perché condividano questo nuovo percorso, finalizzato alla stesura di un documento che dia un segnale forte per ridisegnare il futuro del mondo industriale, partendo come in passato dal sito Tk-Ast di Terni, con l’obiettivo di rafforzare la politica economica del ‘vecchio continente’».

 

 

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli