Ast: commesse giù, prorogata la cassa. Scontro rsu-azienda

Comunicazione dell’azienda, coinvolgerà sempre un massimo di 400 lavoratori

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Prosegue la difficile situazione generale all’Ast di Terni, dovuta alla diminuzione delle commesse a causa della contrazione del mercato siderurgico: l’azienda ha comunicato giovedì mattina alle rsu la necessità di dover prorogare la cassa integrazione ordinaria, già attivata a metà settembre per un massimo di 400 lavoratori, fino al 31 ottobre prossimo.

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Il calendario dello stop

Le fermate impiantistiche previste sono: per l’Acciaieria la linea CCO3 marcerà per l’intero mese, la linea CCO7 marcerà da lunedì per soli 5 giorni, durante i quali il personale in distacco al Tubificio tornerà in Acc per poi tornare al Tubificio. Per il Treno a Caldo si prevedono 14 giorni di fermata non continuativi. LAC2- prevede 18 giorni di fermata continuativi. LAC4- prevede 26 giorni di fermata, LAC10, LAF6 21 giorni. BA3-resterà fermo per l’intero mese. ZIMILL- prevede una fermata equivalente all’intero mese di due laminatoi da definire tra i sei complessivi. Il Centro di finitura prevede complessivamente un andamento produttivo come quello di settembre. Sia il Tubificio che la Società delle fucine non prevedono fermate. L’accordo sottoscritto, come il precedente, prevede la rotazione del personale compatibilmente alle esigenze tecnico/amministrative e produttive e alla fungibilità dei profili professionali. Le rsu hanno chiesto che vengano garantiti tutti gli istituti vigenti e l’azienda ha dato disponibilità ad un incontro in merito.  

La preoccupazione delle rsu

Sempre giovedì, dopo lunga attesa, è avvenuto l’insediamento delle rsu elette lo scorso maggio, un’occasione per i delegati di Fim, Fiom,Uilm,Fismic e Ugl per valutare l’attuale complicato scenario. «Come rsu di Ast – si legge in una nota – in questi mesi abbiamo approvato e condiviso le dichiarazioni del presidente Arvedi, l’impegno a normalizzare l’azienda e attraverso un miliardo di euro di investimenti previsti nei prossimi 5 anni a renderla solida e competitiva. Abbiamo condiviso l’impegno ad aumentare le capacità produttive e l’accordo a stabilizzare entro dicembre i lavoratori somministrati di lungo corso. Come rsu di Ast esprimiamo ovviamente forte preoccupazione per quanto si sta determinando e per le possibili conseguenze che si potranno evidenziare rispetto al generalizzato problema dell’energia, del gas e più nell’insieme delle materie prime. Esprimiamo inoltre grande apprensione per i quantitativi di ordinativi presenti e per l’inevitabile avvio di un periodo di cigo di cui ad oggi non conosciamo quale sarà la possibile durata in un mercato dell’inossidabile che sta soffrendo. Come rsu di Ast temiamo che in assenza di un’intesa generale tra azienda, parti sociali, istituzioni e governo sul piano industriale di Ast, le attuali determinanti complicazioni possano modificare concretamente le aspettative dei lavoratori sociali, dell’indotto e di un’intera comunità e per queste ragioni chiediamo ulteriori interlocuzioni e maggiori momenti di confronto essenziali per condividere progetti».

L’ad Caldonazzo e il presidente Arvedi

La critica all’azienda

Le rsu di Ast per quanto riguarda le tematiche quotidiane di gestione interna dell’azienda, in questi ultimi tempi e in diverse circostanze, dicono di aver registrato «momenti di non adeguata chiarezza, situazioni di eccessiva tensione nei luoghi di lavoro che hanno inevitabilmente e legittimamente generato difficoltà e frizioni tra i lavoratori sia operai che impiegati e quadri». «Questioni queste – continuano – che dal nostro punto di vista, vanno necessariamente ricondotte dentro un livello di relazioni sindacali interne che devono essere sicuramente più rispettose, più corrette e coerenti. La discutibile gestione unilaterale dell’organizzazione del lavoro, i mancati riconoscimenti delle professionalità, il comportamento durante la fermata estiva, le parziali e certamente insufficienti manutenzioni eseguite, le molteplici legittime diatribe sugli aspetti sociali all’interno di questa azienda, allarmi su sicurezza e ambiente e una discussione ad oggi ancora non adeguatamente approfondita sul premio trimestrale sono tangibili esempi di un livello di rapporti che va appunto velocemente e doverosamente rivisto e perfezionato. Le rsu di Ast hanno sempre dimostrato senso di responsabilità e di affidabilità, esprimendo costantemente posizioni costruttive e proficue nell’interesse e per il bene dei lavoratori e dell’intera azienda e tanto per essere chiari questo è quello che auspichiamo di riscontrare anche da parte dell’attuale management di Ast».

L’azienda irritata

Una nota, quella diffusa dalle rsu dopo la prima riunione post insediamento, che non è piaciuta ai piani alti di viale Brin: l’azienda non ha nascosto la propria forte irritazione per le accuse mosse nei suoi confronti da parte dei delegati di fabbrica su diversi versanti, dal tema dei mancati riconoscimenti a quello della sicurezza, considerato un impegno di primaria importanza dal gruppo Arvedi. Fino alla questione del premio di risultato, la cui discussione per arrivare ad un accordo -pur con le dovute difficoltà di raggiungimento degli obiettivi dovute all’attuale congiuntura – sta procedendo. Accuse quelle delle rsu che, sempre agli occhi dell’azienda, non fanno che aggiungere carne al fuoco in un momento già complicatissimo, rischiando addirittura di compromettere le relazioni sindacali.

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