di Giovanni Cardarello
Ricordate la durissima polemica, politica e social, sull’introduzione del pagamento obbligatorio con il Pos? Parliamo di quella del 2012 dopo il varo del Decreto Crescita 2.0 e quella, ancora più intensa del 2022, quando il Decreto Pnrr (DL 36/2022) ha fatto entrare in vigore le sanzioni per chi non si conforma all’obbligo? Dimenticatele, perché rispetto a quella che si sta per scatenare è una quisquilia. Il tema è legato all’uso dei pagamenti elettronici, uno strumento ormai assorbito da tutti i consumatori. Un po’ meno, forse, da chi oppone resistenza ad una procedura diffusa in tutto il mondo.
Il nuovo capitolo della questione lo scrive Federconsumatori Perugia che, tramite Alessandro Petruzzi, spiega a ‘Il Messaggero-Umbria‘ un fenomeno che si sta diffondendo a macchia d’olio. Secondo l’associazione di consumatori, nel territorio umbro è sempre più presente una tassa ‘occulta’, un sovrapprezzo per chi chiede di pagare con il bancomat una merce. In genere 50 centesimi. Petruzzi spiega al quotidiano che «l’associazione riceve anche tante mail o messaggi su WhatsApp del tipo: ‘Buongiorno, sono … ho visto che alcuni commercianti hanno iniziato a mettere cartelli con i quali chiedono 50 centesimi in più per chi paga con la carta o il bancomat. Questa roba è legittima? Come consumatori che dite?».
La risposta chiara è netta è che, no, non è legittima, e anzi vietata dall’articolo 62 del Codice del Consumo. Ma non solo. Sempre Federconsumatori spiega che in diversi supermercati di Perugia e provincia le offerte presenti nel volantino vengono applicate solo se si paga in contanti. Se a questo aggiungiamo che nel cuore verde d’Italia ci sono interi territori con ATM non funzionanti – peraltro è notizia di oggi che a Bevagna monta la protesta per l’addio dell’ultimo sportello bancario – o con una commissione onerosa, il quadro diventa fosco. A chiudere il cerchio, una segnalazione diffusa rispetto a chi si reca agli sportelli bancari per cambiare gli spiccioli: non è raro vedersi chiedere un costo per il servizio, non inferiore ai 5 euro.
Tutti fattori ampiamente deprecati dall’Antitrust che nella nota di recepimento della Direttiva Europea Psd2 (2015/2366) sottolinea che «l’applicazione di commissioni aggiuntive in base alla tipologia di pagamento è una pratica scorretta». Ma cosa rischia chi lo fa? «Le sanzioni per la violazione della normativa – spiega sempre Federcounsmatori – sono severe e possono includere multe, anche molto elevate. Se un consumatore si trova di fronte ad una maggiorazione illegale, può denunciare l’esercente all’Antitrust». Le sanzioni in questione possono andare da un minimo di 2 mila a un massimo di 5 milioni di euro, a seconda della gravità, della frequenza della condotta e del numero di consumatori coinvolti. Ricordiamo, infine che ci sono sanzioni anche per chi rifiuta i pagamenti elettronici e sono di 30 euro in misura fissa e del 4% del valore della transazione negata.