di Giovanni Cardarello
Si allarga, è proprio il caso di dirlo, come un corso d’acqua che riprende il proprio percorso, la vicenda relativa al bar dell’ospedale di Perugia. Una vicenda che, ricordiamo, ha portato alla scoperta di un mancato rimborso da parte dei gestori del punto ristoro del Santa Maria della Misericordia al nosocomio stesso. Un rimborso dovuto, di circa un milione di euro nell’arco di dieci anni, all’ospedale titolare delle utenze di consumo.
Lo strano caso del bar dell’ospedale di Perugia: rischio danno erariale
Il difetto di rimborso è frutto della mancata installazione dello strumento per la contabilizzazione autonoma del consumo dell’elettricità. Un atto dovuto, e certificato, dai vari atti di assegnazione dell’appalto di servizio, la gestione del punto ristoro appunto, avviato nel 2013 e confermato nel 2017 e nel 2021.
La procedura è chiara e certificata, l’ospedale allaccia le utenze e ne anticipa i consumi, il bar rimborsa la sua quota di competenza. Ma per quanto riguarda la bolletta dell’elettricità del periodo 2013-2023 tutto questo non è accaduto.
Ma non solo, tanto i titolari dell’azienda che gestisce il servizio quanto i dirigenti del Santa Maria della Misericordia non si sono posti il problema e non hanno vigilato adeguatamente. Tanto che la vicenda è passata nelle mani della Procura della Repubblica di Perugia e di quella in seno alla Corte dei Conti. L’ipotesi su cui si indaga è danno erariale. Danno erariale che, stando a quanto riporta l’edizione oggi in edicola del Messaggero, riguarderebbe anche le utenze dell’acqua. Il meccanismo di elusione è identico a quello della bolletta elettrica l’ospedale paga regolarmente e i gestori del bar non rimborsano.
In questo caso le cifre del mancato pagamento non sono ancora disponibili ma, secondo le informazioni raccolte dalla nostra redazione, parliamo di almeno 700.000 euro. Va detto, per dovere di cronaca, che il gestore del bar e i dirigenti preposti dell’ospedale perugino hanno già concluso un accordo per rateizzare il debito; ma non è scontato che questo accordo sia sufficiente alla Corte dei Conti per derubricare il danno erariale.