di G.N.
Doveva essere la strada dell’unione fra due territori, Umbria e Marche, del loro rilancio economico e della loro crescita: oggi, invece, la Quadrilatero rappresenta l’emblema dell’ennesimo fallimento, il quarto dal 2003. A fare il punto sulla situazione, ma soprattutto a mettere i paletti sono stati, giovedì mattina, Ance Umbria, Cna, Confartigianato e i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil, nella casa degli Edili, a Perugia.
«Pronti ad occupare la strada»
Riuniti attorno allo stesso tavolo, mondo delle imprese e quello dei lavoratori hanno respinto per l’ennesima volta ogni ipotesi di assegnare ad altre imprese i lavori, chiedono i soldi spettanti, ma soprattutto di essere messi nelle condizioni di portare a termine le opere. Tempo fino ai primi di gennaio, poi «pronti a occupare la strada».
Ance Umbria batte i pugni sul tavolo
Tuonano risolute le parole del direttore di Ance Umbria, Walter Ceccarini che avverte: «Se qualcuno pensa di poter tracciare una linea e di ricominciare come se nulla fosse, si sbaglia di grosso. Noi non lo permetteremo». Per il direttore la questione dirompente è essenzialmente una: «È un’opera pubblica, finanziata con soldi pubblici». Ceccarini ha poi annunciato che, una volta raccolte tutte le adesioni, si costituirà un coordinamento degli imprenditori e sarà convocato un incontro con tutte le imprese fornitrici ed esecutrici.
«Le istituzioni, i nostri committenti»
Il portavoce del coordinamento, Albano Morelli ha evidenziato il lavoro «ben eseguito e in tempi brevi. Abbiamo chiesto aiuto alle istituzioni, perché abbiamo lavorato per una società che ha come azionisti Anas, Regioni e Province. I nostri committenti sono loro, ancor prima di Astaldi. Sono pochi i cantieri finanziati, e con soldi pubblici, con la possibilità di chiudere i lavori in poco tempo. Evidentemente qualcosa non ha funzionato. Se non si arriverà a soluzione, faremo azioni eclatanti. Non ci piace discutere di licenziamenti e cassa integrazione, ma di infrastrutture».
Quadrilatero, odissea senza fine
La ditta appaltatrice della Quadrilatero, la Astaldi, è entrata in crisi trascinando con sé migliaia di lavoratori e lasciando debiti per 60 milioni di euro fra Umbria e Marche. Qualche tempo fa c’è stato un incontro con i parlamentari umbri, uno dei quali avrebbe chiamato in diretta – secondo il racconto emerso giovedì – il ministro Toninelli che avrebbe concesso il confronto. Poi – ha riferito il direttore di Ance – passo indietro. All’incontro erano invitate solo le istituzioni. Arriva, quindi, il rinvio e persino lo spostamento di ministero, con la vicenda che finisce, forse, al Mise.
La crisi decennale di un settore strategico per lo sviluppo
La strada per chiarire la situazione si fa sempre più ardua, come quella per rilanciare il settore edile: «Negli ultimi dieci anni – ha sostenuto Pasquale Trottolini, Cna costruzioni Umbria – abbiamo perso 13 mila lavoratori. Nella Quadrilatero, in crisi non sono sole le imprese più strutturate, ma anche le piccole imprese artigiane coinvolte indirettamente». Alle voci secondo cui l’Umbria è in ripresa, il direttore Ceccarini replica ricordando che «se non si investe in costruzioni non ci sarà ripresa, tenendo conto che questo è un settore dall’effetto moltiplicatore del 3,6 per cento. E non bisogna dimenticare che l’Umbria è indietro di 17 punti sul prodotto interno lordo, a differenza delle regioni del nord e delle vicine Marche e Toscana».
La parola ai sindacati
Augusto Paolucci della Cgil ha sottolineato l’unione fra le diverse parti in causa «a difesa dei posti di lavoro, di due territori e di un’opera che va ultimata» E si chiede «perché chi doveva vigilare non lo ha fatto?». Tino Tosti della Cisl ha aggiunto che «un’opera che doveva portare ricchezza, ha dato solo problemi. Stanno rovinando ciò che resta dell’edilizia». Per Roberto Verrucci, della Uil «un ulteriore stop ai lavori è negativo per tutta l’economia del centro Italia e dell’Umbria».