Carceri dell’Umbria: «Serve più personale»

Audizione dei sindacati della penitenziaria – Sapp, Fns-Cisl e SPP – di fronte alla terza commissione. Cala il numero dei detenuti

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Carceri meno affollate ed episodi di autolesionismo in calo, ma gli agenti chiedono l’adeguamento della pianta organica, una formazione adeguata alle nuove necessità e un diverso apporto del personale medico delle Asl. Questi, in sostanza, i temi emersi nel corso dell’audizione dei sindacati della polizia penitenziaria dell’Umbria (presenti Sapp, Fns-Cisl e SPP) di fronte alla terza commissione consiliare di palazzo Cesaroni presieduta da Attilio Solinas (Pd).

Numeri Rispetto al 2014, nell’ultimo anno il numero dei detenuti nelle carceri umbre è diminuito: da 1.404 a 1.239. Stesso trend per gli episodi di autolesionismo (da 138 a 110) e i tentativi di suicidio (scesi da 18 a 9). Nel corso dell’audizione, chiesta dal consigliere Marco Squarta (FdI) i rappresentanti sindacali hanno tracciato il quadro della situazione.

Perugia «Nel carcere di Perugia – è stato detto – con 260 detenuti uomini su una capienza di 215 posti e 33 donne su 60, sono in atto modifiche strutturali e di automazione per gestire i reclusi attraverso la ‘sorveglianza dinamica’, cioè con l’ausilio di videocamere e mezzi di intercomunicazione, e per costituire dei percorsi interni obbligatori che consentano al detenuto di muoversi autonomamente e con responsabilità. Un progetto – hanno spiegato i sindacato – che necessita di un numero di poliziotti effettivamente in servizio che oggi è lontano da quello previsto nella pianta organica. Nel capoluogo umbro manca un reparto detentivo protetto, presente invece a Spoleto e Terni, e ciò determina disagi fra i pazienti e il personale sanitario dell’ospedale perugino, creando difficoltà di gestione legate alla sicurezza». A preoccupare è anche la prossima apertura di una sezione detentiva di ‘osservazione psichiatrica giudiziaria’, con sei posti per detenuti psichiatrici: «L’amministrazione penitenziaria – hanno riferito i sindacati – non ha previsto una formazione specifica del personale di polizia».

Terni e Spoleto Per quanto riguarda l’istituto di Terni, dove ci sono 435 detenuti (tutti uomini) su una capienza di 381, è stata evidenziata «la grave e cronica carenza di personale: mancano ispettori e sovrintendenti, mentre la carenza fra gli agenti è dovuta ai tanti distacchi fuori sede, oltre all’incompletezza della pianta organica». Sia Terni che Spoleto, quest’ultimo con 463 detenuti contro una capienza di 419 unità, sono alle prese con una presenza imponente di detenuti con il 41 bis e ad ‘alta sicurezza’. «Preoccupa anche il fatto – hanno sottolineato i rappresentanti della polizia penitenziaria – che la Regione abbia perso il centro direzionale e le decisioni su chi mandare in Umbria saranno prese a Firenze».

Carceri come risorsa «Non ci si ricordi degli istituti penitenziari – hanno detto i sindacati presenti – solo quando succedono eventi negativi: sono una risorsa finora mai utilizzata per scopi cui potrebbero adempiere. Spazi sorvegliati e ampi come i nostri, con mense che possono servire centinaia di pasti e ambulatori sanitari, potrebbero diventare molto utili alla collettività e scongiurare gli episodi di sciacallaggio che si verificano in caso, ad esempio, di gravi calamità».

Le richieste «Chiediamo alla Regione – hanno concluso – di sostenere le nostre richieste di adeguamento della pianta organica presso l’amministrazione penitenziaria e di aiutarci nella formazione e nel campo della mediazione culturale, viste le esigenze di integrazione dei detenuti stranieri che sono oltre il 70% del totale e le difficoltà legate a una realtà linguistica e culturale che non consente di valutare i rischi di un radicalismo che, in situazioni di reclusione, può proliferare grazie a imam improvvisati. Infine chiediamo di migliorare l’apporto delle Asl, perché con i giovani medici a contratto annuale si sono quintuplicate visite mediche e ricoveri in ospedale, anche nei casi in cui un medico esperto non ne ravviserebbe la necessità, costringendo a costosi e ripetuti viaggi verso le strutture sanitarie con la necessaria sorveglianza da parte degli agenti».

I consiglieri Per Marco Squarta «è giusto tutelare i diritti dei detenuti ma è anche doveroso rispettare le esigenze degli agenti che con essi lavorano ogni giorno e si trovano anche a subire aggressioni». Il presidente Attilio Solinas, ha detto che verrà stilata una proposta di risoluzione che si baserà «sulle utilissime indicazioni ricevute dalla polizia penitenziaria e su quanto emerso nella relazione del garante dei detenuti. Il nostro impegno – ha aggiunto – sarà anche quello di trovare un canale con il ministero per ottenere più personale nelle carceri umbre e, per quanto riguarda le strutture sanitarie, pervenire all’allestimento di un’area dedicata ai detenuti nell’ospedale del capoluogo. Sosteniamo anche la giustezza della richiesta di un centro medico all’interno del carcere, che sia dotato di personale qualificato ed esperto in relazione alle specifiche problematiche legate alla condizione dei detenuti».

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