Un quadro generale della situazione delle carceri umbre al 31 dicembre 2014. A diffondere i numeri è il Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, che torna a rimarcare – attraverso i numeri – la carenza di personale di polizia: 867 unità impiegate contro le 1.022 previste, con un saldo negativo di ben 135 agenti su tutto il territorio regionale.
Numeri In Umbria i detenuti sono 1.404 (42 donne e 1.362 uomini). La casa di reclusione di Orvieto ospita 88 persone (stranieri 54,22%), quella di Spoleto 500 (di cui 16,40% stranieri), Terni 490 (gli stranieri sono il 20,2%) e la casa circondariale di Perugia-Capanne 234 (di cui 55,29% stranieri).
Eventi critici Nel 2014, nelle carceri umbre, si sono registrati ben 193 episodi di autolesionismo (8 a Orvieto, 46 a Terni, 41 a Perugia e 44 a Spoleto), 18 tentati suicidi sventati dagli agenti della polizia penitenziaria (1 a Orvieto, 8 a Terni, 5 a Perugia e 4 a Spoleto), 69 ferimenti (5 Orvieto, 27 Terni, 14 Perugia e 23 Spoleto) e 29 colluttazioni (12 a Terni, 15 a Perugia, 2 a Spoleto e nessuno a Orvieto).
Misure alternative Sono in totale 168 i detenuti affidati in prova ad un servizio sociale esterno al carcere, 7 le persone in regime di semilibertà , 56 i soggetti a cui è stata applicata la detenzione domiciliare, 23 i detenuti in libertà vigilata mentre 186 persone (di cui 167 per il reato di guida in stato di ebbrezza) stanno scontando la pena attraverso lavori di pubblica utilità . Un numero (440) che appare esiguo se confrontato con il totale delle persone detenute in Italia a cui sono state applicate sanzioni sostitutive (31.362).
Problema-droga La percentuale di detenuti tossicodipendenti, in Umbria, è pari al 18,88% della popolazione carceraria, contro il 22,29% nazionale. Un dato che si inverte quando si parla di detenuti che lavorano: 21,82% in Umbria e 24,27% in tutta Italia. In questo contesto il Sappe dell’Umbria evidenzia come gli agenti presenti nelle strutture della regione siano troppo pochi rispetto al previsto e quindi costretti a fare i salti mortali, spesso in condizioni lavorative ai limiti – basti pensare a certe scorte che somigliano a viaggi della speranza – per garantire un servizio più poco visibile ai più, ma fondamentale.