Caritas: «Perugia, crisi sociale»

«Per fronteggiare povertà ed esclusione sociale, si impone la presenza di una comunità locale in cui i cittadini siano legati da un patto di partecipazione»

Condividi questo articolo su

Una situazione sociale grave. A Perugia come a Città della Pieve e nell’intera Italia. E’ questa la fotografia del primo rapporto diocesano sulla povertà ‘Andare incontro ad ogni persona – la risposta della comunità ecclesiale alla povertà’, curato dalla Caritas diocesana e presentato mercoledì pomeriggio al Villaggio della Carità ‘Sorella provvidenza’ di Perugia.

Comunità «Per fronteggiare povertà ed esclusione sociale, si impone, tra l’altro, la presenza di una comunità locale in cui i cittadini siano legati da un patto di partecipazione e cittadinanza attiva, tra loro e con un’amministrazione pubblica orientata ad un’effettiva azione sussidiaria, per dei servizi flessibili, personalizzati e integrati, con piena trasparenza della propria azione» è stato detto durante la presentazione del rapporto. Nella promozione sincera della dignità ed autonomia di poveri ed emarginati – aggiunge – la nostra comunità può ritrovare, come Papa Francesco non si stanca di ripetere, la sua dimensione più profonda e più autenticamente umana».

I dati Il report, basato sui dati e le storie raccolte all’interno dei centri d’ascolto della Caritas tra il 2014 e il 2015, fa emergere situazioni di difficoltà in netta prevalenza per quanto riguarda la componente estera, rispetto a quella italiana, oltre a quella femminile. Il numero di utenti, rimasto più o meno stabile negli anni – 987 nel 2014 e 971 nel 2015 – cresce invece rispetto ai dati del 2013. Nel 2015 la quota della componente estera è stata pari al 64,8%, in leggero aumento rispetto all’anno precedente, 61,8%, e comunque risultando superiore al dato nazionale che si ferma al 58,1%.

Immigrati Gli stranieri che si rivolgono al centro d’ascolto sono per lo più di nazionalità marocchina, albanese e nigeriana. Sono più donne che uomini, circa il 55%, e di età compresa tra i 35 e i 54 anni. Sono sposati e spesso hanno tre figli, vivono in un nucleo famigliare che vede anche la presenza di parenti, con un valore molto superiore rispetto al dato nazionale. Poco meno della metà ha una casa in affitto da un privato, circa il 46%, mentre solo il 3,3% ha una casa di proprietà. Un altro 2,9% segnala situazioni di estrema precarietà.

Centri d’ascolto Per quanto riguarda la situazione lavorativa, i dati disponibili mostrano una bassissima percentuale di occupati, l’8,2% nel 2015, il 7,3% nel 2014, mentre elevata risulta la quota di utenti che hanno perso il lavoro e sono alla ricerca di un nuovo impiego, 76,0% nel 2015 e 79,2% nel 2014, di contro al dato nazionale del 61,7%. La situazione più frequente è lo stato di disoccupazione, diffuso più tra gli stranieri che tra gli italiani, 81,4% contro il 66%. Ed è proprio questo il motivo principale per cui le persone si rivolgono ai centri d’ascolto: la povertà e i problemi economici sono le due questioni che pesano maggiormente e in misura paritaria sia per gli italiani che per gli stranieri. Tra le altre problematiche, invece, dipendenze, problemi familiari, questioni relativa alla condizione di immigrato e motivi di salute

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli