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Home » Case popolari: «Fasce deboli tutelate»

Case popolari: «Fasce deboli tutelate»

di Simone Francioli
12 Giugno 2019
in Attualità, Dal territorio, Politica
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Giuseppe Chianella

Giuseppe Chianella

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«La verità è che in Umbria è da più di 23 anni che non vengono aggiornati i canoni di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Mentre è falso che il nuovo regolamento stabilisca aumenti addirittura del 300%: è vero, invece, che comunque gli aggiornamenti dei canoni saranno modesti e spalmati su tre anni. Questo per andare in contro alle esigenze dei cittadini locatari». Così replica l’assessore regionale alle infrastrutture Giuseppe Chianella alle organizzazioni sindacali ed associazioni degli inquilini: quest’ultime avevano parlato di gravissime ingiustizie a danno delle fasce più deboli parlando della nuova normativa regionale.

«LEGGE FATTA DA INCOMPETENTI»

«Ingiustificata presa di posizione»

Chianella mette in evidenza che «le organizzazioni sindacali e i rappresentanti delle associazioni degli inquilini sanno bene che la logica alla base degli aggiornamenti dei canoni è invece propria quella della tutela delle fasce più deboli, e al tempo stesso realizzare una non più rinviabile azione di equità. Concetti sui quali ci siamo confrontati negli ultimi due anni proprio con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e delle associazioni. Ho il timore, quindi, che dietro questa incomprensibile, ed ingiustificata presa di posizione, possa celarsi una volontà di lasciare tutto come sta. Determinando così una vera e gravissima ingiustizia».

Isee e il regolamento

La replica dell’assessore regionale prosegue: «Così come è altrettanto falso il fatto che la giunta regionale abbia voluto autonomamente introdurre l’Isee quale indicatore per la verifica dei requisiti di accesso agli alloggi pubblici. Sindacato ed associazioni sanno benissimo che l’Isee, oltre ad essere un obbligo per normativa nazionale e regionale, rappresenta l’indicatore connotato da maggiore equità e progressività. Il nuovo regolamento è frutto di un percorso che trova il suo esordio nel 2003, anno in cui la Regione ha promulgato la legge regionale n. 23 che aveva la finalità di riordinare la materia dell’edilizia residenziale pubblica. La completa attuazione della norma prevedeva l’approvazione di diversi regolamenti tra i quali quello inerente le modalità di calcolo dei canoni di locazione da applicare».

Le specifiche

Poi una serie di questioni legate al regolamento: «Da 23 anni non è stata apportata alcuna modifica alle modalità di calcolo dei canoni; l’Isee oltre ad essere un obbligo per normativa nazionale e regionale, rappresenta l’indicatore connotato da maggiore equità e progressività. Prova ne sia come grazie all’introduzione del nuovo strumento sia possibile identificare i nuclei familiari che possiedono o una “discreta” liquidità nei depositi bancari o siano proprietarie di altre case; l’aggiornamento del canone locativo mensile interesserà tutti i nuclei familiari assegnatari di un alloggio popolare; non corrisponde al vero che in alcun atto regionale sia previsto di un limite di 10 mila euro per i beni mobili per la permanenza negli alloggi di sociali; non corrisponde al vero che i canoni di locazione aumenteranno del 300%. Per circa il 50% dei contratti ossia l’intera categoria ‘protetta’ con redditi da sola pensione o lavoro dipendente, il canone medio mensile dovrebbe passare dai 46 euro el 2019 ai 53,00 del 2020 fino a circa 70 a pieno regime; per i nuclei familiari monocomponenti e con redditi da sola pensione, che rappresenta il 10% del totale, il canone medio mensile dovrebbe passare dai 45 euro del 2019 ai 52 del 2020 fino a circa 80 a pieno regime; per i nuclei familiari con reddito da lavoro autonomo, anche in questo caso il 10% dell’intera platea, il canone medio mensile dovrebbe passare dai 121 euro del 2019 ai 100 del 2020 fino a circa 53 a pieno regime».

L’apertura

Infine Chianella puntualizza che «la giunta regionale nel comprendere il possibile disagio delle famiglie assegnatarie per questo importante passaggio, ha previsto, nel regolamento, modalità graduali di adeguamento dei canoni che si concretizzeranno in tre annualità con procedure di attento monitoraggio e la possibilità di apportare eventuali correttivi, anche in itinere. Infine, la giunta regionale e l’Ater che hanno sempre posto in essere atteggiamenti improntati alla comune risoluzione dei problemi anche attraverso lo sviluppo di un dialogo proficuo con le Organizzazioni Sindacali terranno la stessa apertura alla collaborazione anche in questa occasione: in tale ottica e con la speranza di un atteggiamento propositivo da parte dei rappresentanti degli inquilini, si continuerà ad organizzare dei tavoli in cui valutare i principali aspetti del regolamento citato nonché la singola casistica, ivi compreso il caso della persona ultraottantenne rimasta sola. Mi permettano però le organizzazioni sindacali di concludere rivolgendo loro una semplice domanda legata proprio al principio dell’equità sociale da loro evocata: a parità di reddito – e sottolineo a ‘parità’ – presenta maggiore debolezza sociale una famiglia composta da una sola persona o una famiglia con più componenti, magari minori?».

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