Non molla e, anzi, alza il tiro Itw Lkw Geotermia Italia, che attraverso il consigliere delegato Diego Righini spiega cosa vuole fare e come vuole farlo a Castel Giorgio.
Soldi e lavoro Righini spiega che ci saranno «dodici milioni di euro di investimenti iniziali, prima ancora che venga montata la centrale Binaria Orc Geotermica e 50 posti di lavoro per due anni». Il progetto, dice, «prevede anche la realizzazione di qualche chilometro di tubazioni da collocare con l’acciaieria Ast di Terni, oltre che una serie di scavi di superficie e la costruzione di una base di un ettaro di fondamenta per la centrale nell’area industriale di Castel Giorgio che abbiamo acquistato». E aggiunge: «Una volta costruita e attivata la centrale ci serviranno 15 figure professionali per vigilanza, manutenzione, monitoraggi dell’impianto, altri addetti e professionisti saranno inseriti in organico per governare nel centro comando la centrale e per leggere ogni giorno i dati sensibili del monitoraggi sismici, valvole pozzo, falde acquifere, monitoraggio emissioni, impianto di trasmissione dell’energia elettrica». Tanto che sarebbero stati avviati già «i primi colloqui di lavoro».
Le ‘ricadute’ Con il progetto a pieno regime, spiega il consigliere delegato di Itw Lkw Geotermia Italia, «si potrà pensare, con la nuova amministrazione comunale (i quattro candidati a sindaco, però, si sono detti contrari alla centrale; ndr), di realizzare una rete di teleriscaldamento, finanziata completamente da Geotermia Italia e ci serviranno gli stessi 50 operai per altri tre anni e ne verranno stabilizzati altri cinque per la gestione della rete di teleriscaldamento». E annuncia che l’azienda «ha accettato volentieri la richiesta di collaborazione avanzata dalla Protezione civile: forniremo in maniera puntuale i dati della nostra rete sismica, importanti per la sicurezza e lo studio di quello che è accaduto a Castel Giorgio».
Il geologo L’azienda, poi, riporta il parere di Fabio Moia, geologo attualmente in carica alla Rse (Ricerca sistema energetico) in riferimento alle polemiche legate all’attuale fase sismica nella zona: «Le prove di modellazione con il campo idrotermale hanno dimostrato che un impianto geotermico non altera le caratteristiche del sottosuolo. La rottura della faglia che ha innescato il terremoto dei giorni scorsi sull’Alfina si è verificata a una profondità di 8 chilometri, una profondità non comparabile con quella delle estrazioni che si fermano al chilometro e mezzo». Il geologo sottolinea, inoltre, come l’impianto di Geotermia Italia preveda «un tipo di attività di estrazione assolutamente bilanciata con reiniezione totale nel serbatoio del fluido geotermico estratto». Il dibattito, insomma, è destinato a continuare.