Centro regionale sangue Umbria: Coletto nel mirino

Missiva inviata per far presente delle inadempienze dell’assessore e della giunta

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L’assessore regionale alla sanità Luca Coletto e le pressioni esterne. Di certo non mancano le sollecitazioni per lui: l’ultima in ordine di tempo, nemmeno troppo leggera, arriva da due membri del direttivo del Centro regionale sangue. Missiva inviata ai capigruppo in consiglio regionale per far presente che qualcosa non va.

Luca Coletto

La missiva e le inadempienze

Sabato Andrea Casale e Francesco Petrelli – membri del direttivo del Centro regionale sangue dell’Umbria – si sono attivati con una Pec dal tono chiaro. Argomento? Le «inadempienze dell’assessore alla salute e politiche sociali, della giunta regionale e più in generale sulla mancata osservanza della vigente normativa in materia e mancato rispetto degli ‘accordi Stato-Regioni’». Per capire di cosa si parla bisogna tornare indietro allo scorso ottobre, quando fu inviata una missiva allo stesso Coletto da Casale.

I problemi e le funzioni

Al centro dell’attenzione il funzionamento dell’organismo: «Vorrei richiamare – si legge nel documento di ottobre, rimasta evidentemente priva di risposta – alla sua attenzione la dgr 1767 del 21 dicembre 2012 ‘Adempimenti di cui alla dgr 2070/2010. Nuovo assetto organizzativo e funzioni del Centro regionale sangue’ con particolare riferimento ai punti 3 ‘funzioni’ e 4 ‘organizzazione’ del dispositivo. Successivamente con dgr 961 del 4 settembre 2013 è stato nominato il direttivo del Crs; la durata del mandato è quinquennale pertanto dal 1° ottobre 2018 il direttivo non ha più poteri e le sue poche determinazioni hanno avuto solo ‘funzioni consultive’; più volte abbiamo segnalato il mancato completo espletamento delle funzioni previste e la sua inadeguata organizzazione. Desidero richiamare nuovamente all’attenzione della Sv che sia i rappresentanti dell’Avis, nominati a suo tempo in seno al direttivo del Crs, sia la precedente presidenza Avis regionale Umbria, hanno sempre rilevato che, sebbene siano evidenti la professionalità e l’impegno del coordinatore del Centro regionale sangue e del personale dedicato dell’assessorato, il Crs non ha mai svolto le funzioni allo stesso attribuite e, tra le cause dell’inefficienza, veniva indicata la presenza dei direttori generali delle aziende a mezzo di ‘delegati’ che non hanno ‘potere decisionale’ e, in quanto responsabili delle strutture periferiche del servizio, si rileva un conflitto di interesse ogni qualvolta si affrontano temi riguardanti l’assetto e la organizzazione dei servizi medesimi. Le commissioni, inoltre, non mi risulta abbiano svolto il ruolo loro assegnato, non essendo pervenuto al direttivo alcun documento. Egregio assessore, sono certo che vorrà, a mio parere, prima di procedere alla nomina del nuovo direttivo del Crs, prendere in considerazione l’ipotesi di una sua rimodulazione nel rispetto dell’Accordo Stato Regioni del 13 ottobre 2011 ‘caratteristiche e funzioni delle Strutture regionali di coordinamento (Src) per le attività trasfusionali’ dal quale si rileva la necessità che ‘attraverso appositi organismi, è garantita una adeguata partecipazione: dei professionisti della medicina trasfusionale (commissioni tecniche), delle associazioni e federazioni dei donatori di sangue riconosciute a livello regionale ; delle direzioni delle aziende sanitarie/enti presso i quali operano i servizi trasfusionali (direttivo n. 4); dei servizi regionali della politica del farmaco e della sanità pubblica (direttivo); esperti di ciascuna azienda ospedaliera ed azienda locale per le commissioni tecniche così come indicato dalla richiamata dgr 1767 del 21 dicembre 2012. Vorrei, inoltre, richiamare – prosegue Casale – la sua attenzione sulla necessità che si proceda alla elaborazione del nuovo Piano regionale sangue e plasma effettuando una attenta valutazione, rilevando i principali problemi strutturali, organizzativi, tecnici e gestionali dei servizi immunotrasfusionali, e relativi Punti di raccolta fissi ( il Centro Nazionale Sangue ha rilevato per l’Umbria una carenza del 37% dell’organico del personale dedicato dei servizi) così come da Lei già condiviso lo scorso luglio 2020: in quella occasione, infatti, ritenne necessario ‘avviare, con urgenza, un confronto con le Direzioni Generali delle Aziende, per condividere le scelte operative e gli obiettivi che il nuovo Piano regionale sangue e plasma dovrà contenere (il precedente 2016-2018 è stato approvato con dgr 889 del 1° agosto 2016)’: tale confronto non mi risulta, ad oggi, essere stato mai promosso. Inoltre, nella richiamata dgr 889 si dichiarava di ‘dare mandato alla Direzione Regionale Salute, Welfare. Organizzazione e Risorse Umane di coinvolgere l’Associazione Avis per rendere efficace ogni azione tendente a migliorare il presente ‘Piano regionale sangue e Plasma’ nulla di tutto ciò è avvenuto. A mio parere quanto contenuto nel “Progetto per la salute – Piano sanitario regionale 2019/2021 – pre-adottato con dgr 635 dell’8 maggio 2019 può considerarsi una griglia di obiettivi su cui lavorare; ritengo sia necessario, quale esemplificazione porsi anche gli obiettivi di: – implementare le attività trasfusionali, anche aumentando le procedure di raccolta del plasma in aferesi e ampliando gli accessi dei donatori, le fasce orarie e le giornate dedicate alla raccolta; – di praticare in tutte le strutture la prima donazione differita, procedura rilevatasi di maggiore efficacia per la fidelizzazione dei donatori, individuare procedure di accertamento della idoneità univoche sul territorio da concludersi nella stessa giornata; – di realizzare con priorità una banca dati unica regionale a disposizione anche delle Associazioni per avere in tempo reale, accessi dei donatori e quantità raccolta, consumo e giacenze, per una migliore e più efficiente chiamata programmata da parte delle Associazioni; – consentire ai Direttori sanitari associativi, al medico di famiglia ed al singolo donatore, di conoscere la cartella clinica personale: a tale proposito ricordo che l’Avis ha fatto parte del gruppo di lavoro per il Fascicolo Sanitario Elettronico e, in quella occasione, confermò la propria disponibilità alla sua realizzazione e ad una sperimentazione sulla popolazione donatori.  Egregio assessore La prego di accettare questa mia nota come un contributo di un Volontario che dopo decenni di impegno nell’Associazione e nelle strutture del Servizio sanitario regionale e dopo aver condiviso aspettative, scelte, preoccupazioni nell’interesse della Comunità regionale, intende, ancora una volta, partecipare attivamente alla determinazione delle scelte di politica sanitaria e gestionale dei servizi nel supremo interesse della collettività e di quanti hanno bisogno di una efficace ed efficiente servizio sanitario pubblico; egregio assessore, nel ringraziarLa per il tempo che avrà dedicato a questa mia nota, sono certo che prenderà tutte le iniziative necessarie a risolvere tempestivamente i numerosi problemi del settore». Niente da fare per ora.

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