Cesi e il mistero dei ‘cippi carsulani’

Terni – Mura ciclopiche e antichi simboli. ‘Montagne Misteriose’ alla scoperta di luoghi insoliti, fra storia e leggenda

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di ‘Montagne Misteriose’

Le mura poligonali sono mura innalzate tramite la posa di grandi massi lavorati, fino ad ottenere forme poligonali, per essere poi poste a incastro, senza calce, con cunei che riempiono i rari spazi vuoti. Sono dette anche mura ciclopiche. Il termine deriva dalla convinzione dei greci classici che solo i mitici ciclopi avevano la forza di muovere gli enormi massi che costituivano queste mura. In Italia esistono conservati numerosi esempi di mura poligonali.

In Umbria, di notevole importanza per estensione, conservazione ed imponenza sono le mura di Amelia, nel ternano le mura presenti nei siti di Torre Maggiore e Sant’Erasmo sopra le montagne che circondano la città di Terni. Appena sotto il paese di Cesi vi è una grande muraglia megalitica, sopra la quale vi è scolpito il simbolo augurale della fertilità. Pertanto è lecito supporre che questa sia stata una delle prime zone abitative, cioè dove sorse il primo villaggio dopo che gli uomini scesero dalla montagna abbandonando le caverne.

La zona di Cesi è piena di grotte e caverne, ma è difficile trovare tracce dell’uomo. Solamente in quelle dell’ex cava di calce sono stati trovati resti di ossa animali, ad esempio di cavallo primitivo, capriolo, cinghiale e altri animali, ma non si può stabilire se siano resti di pasti dell’uomo o di animali affogati e trasportati li dalle correnti. È stato stabilito che quei reperti risalgono a circa 150 mila anni fa. Più in basso, in località Pittura, troviamo in un prato tre ‘cippi votivi’ in pietra scolpita con simboli che si ripresentato.

La lábrys in latino bipennis – in italiano anche ascia bipenne o bipenne – era una scure a due lame, simbolo del potere minoico. Il simbolismo della labrys si riscontra fin dalla media età del bronzo nell’arte e nella mitologia cretese, tracia, nuragica, greca e bizantina. La bipenne è ritenuta un simbolo sacro legato alle divinità femminili minoiche, in particolare della Grande Madre. I cosiddetti ‘cippi carsulani’, così definiti per la diffusione circoscritta a questo territorio e le loro inconfondindibili caratteristiche. In genere essi vengono ricavati da un unico blocco dell’abbondante pietra travertinosa locale, tagliato in forma di parallelepipedo e scolpito, presentano una decorazione abbastanza uniforme e ricorrente, il lato posteriore in genere è privo di decorazione. Nella facciata anteriore era per lo più rappresentata una porta chiusa, a doppio battente, simbolo del passaggio al mondo dei morti.


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