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Home » Chilometri di bosco invasi da rifiuti sul belvedere di Perugia

Chilometri di bosco invasi da rifiuti sul belvedere di Perugia

di Redattore
31 Maggio 2021
in Ambiente e salute, Apertura 5, Attualità
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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di Pietro Cuccaro

Davanti il paradiso, sotto l’inferno. Chi percorre Monte Malbe per guardare lo skyline di Perugia deve stare attento a non abbassare mai lo sguardo; per non vedere lo scempio che è stato fatto qui, con rifiuti di ogni tipo scaricati nella boscaglia. Il fatto che questa collina di Perugia una volta si chiamasse ‘Monte Pulito’, aggiunge un tocco di grottesca ironia alla vicenda che stiamo per raccontarvi…

Il regalo di Spagnoli ai perugini

Fu quel genio di Mario Spagnoli – il figlio di Luisa – a trasformare questa pietraia in un bosco: il terreno fu fatto letteralmente esplodere con centinaia di cariche di dinamite, per rendere la terra coltivabile. Arrivarono addirittura le telecamera del cinegiornale a documentare l’impresa. Voleva costruire un dopolavoro per gli operai della Perugina e della Luisa Spagnoli. Dopo qualche anno, su quel cucuzzolo, nacque il primo parco tematico per bambini: La Città della Domenica, oggi regno di animali e intrattenimenti vintage, che allora era un gioiellino d’avanguardia per il divertimento delle famiglie, coi bambini che giocavano e i genitori che si gustavano il panorama, il buon cibo, la natura e l’aria pura. È tutto un ricordo.

LA FOTOGALLERY

Mini discariche a perdita d’occhio

Qui, lungo la fiancata che scende verso Pian di Massiano, in mezzo agli alberi, da qualche anno ci sono rifiuti di ogni tipo. Come se fosse una pratica consolidata e implicitamente accettata, dei ‘criminali’ (come altro chiamarli?) arrivano ogni notte per disfarsi dei propri rifiuti. La cosa impressionante è che non c’è un punto preciso di scarico. È tutta la fiancata della collina ad essere invasa da rifiuti, senza soluzione di continuità, per chilometri. Non parliamo di semplici sacchetti di monnezza. Ci sono anche quelli, certo, ma qui la situazione se possibile è ancora peggiore: nascosti fra gli arbusti si scorgono rifiuti edili, mobili, pezzi di automobile, lastre di eternit, pneumatici, bombole di gas… e chi più ne ha più ne metta. Insomma, materiale che dovrebbe essere conferito presso strutture specializzate e invece finisce qui. E non per caso.

Da dove arrivano i rifiuti

Potremmo parlare di un ‘sistema criminale’ ben congeniato, che approfitta dello scarso controllo, a vari livelli, e della scarsa presenza delle istituzioni. E, diciamolo, della connivenza di molti residenti.

Il primo controllo che manca è quello del territorio: questa strada di notte non è illuminata né presidiata; non ci sono telecamere. Facilissimo quindi venire con un furgoncino e scaricarne il contenuto. Per come sono disposti geograficamente i rifiuti, sembra che addirittura, in alcuni punti, siano stati scaricati con il ribaltabile.

Il secondo controllo che manca è quello sulle ‘ditte’, più o meno regolari, che effettuano piccoli lavori interni agli appartamenti. Se i lavori non sono autorizzati, se sono fatti in nero, allora anche i rifiuti andranno smaltiti ‘in nero’. E finiscono qui.

Ed è su questo punto che si innestano le connivenze: rivolgersi a un mercato non regolare per i propri rifiuti e i propri lavori alimenta il traffico illecito di rifiuti. Ed eccoci qua. È colpa anche dei perugini, inutile girarci attorno: non è la camorra, non è la ‘ndrangheta, non sono gli immigrati.

Qui è gente del posto che fa lavori in nero e si disfa dei rifiuti così. E fa specie che in una comunità dove si grida allo scandalo per le cartacce in un parco o per la potatura irregolare di qualche albero, dove trovi sempre qualcuno pronto a rimproverarti se non metti la freccia o non differenzi per bene la plastica, solo in pochi si ribellino ad uno scempio simile.

Poi, la monnezza attira altra monnezza… e quello che era un paradiso diventa un inferno di rifiuti e fiamme. Sì perché, con dinamiche e pratiche ben note in altre zone d’Italia (avete presente la Terra dei Fuochi?), in alcuni punti questi rifiuti sono già stati dati alle fiamme. Un modo rapido rapido per far sparire le tracce (i sacchi spesso hanno le etichette e gli indirizzi delle aziende a cui vengono consegnati), per trasformare un crimine ambientale in un incendio e per far spazio per altri scarichi.

Le denunce dei residenti

Nel nostro reportage video siamo stati guidati da Oscar Bigarini, rappresentante di un comitato di cittadini che non si rassegnano a vedere il loro Eden insozzato con materiale di ogni tipo: «Io qui da ragazzo venivo a raccogliere funghi e asparagi; ora che devo raccogliere?», dice sconsolato.

Gli si legge negli occhi la rabbia e l’impotenza. Del resto, i cittadini agiscono con le armi che vengono loro concesse: segnalazioni alla Gesenu. Che in effetti spesso arriva, delimita l’area con del nastro, in attesa della caratterizzazione e poi del ritiro. Insomma, si agisce con i tempi biblici e pachidermici della burocrazia, mentre gli insozzatori selvaggi sono rapidi e non usano tante scartoffie.

Altro che Gesenu, altro che volontari ambientalisti: qui serve la Forestale, qui ci vuole l’esercito, con attrezzi e mezzi che sono consoni a uno sminamento. Qui serve che il Comune, la Provincia, la Regione, si mettano di comune accordo e facciano un piano di bonifica e controllo del territorio. Non si tratta di togliere le cartacce da un prato, ma di sradicare un tumore che sta lentamente trasformando il ‘fu’ monte Pulito nella collina della monnezza. E, guardando più in generale, sta trasformando il ‘cuore verde’ in un immondezzaio.

Ma c’è anche un altro rischio, ben più grande dei rifiuti: «Qui vengono tante persone a camminare – dice Oscar – e vedono questo panorama di rifiuti come lo vedo io; solo che passano avanti e se ne vanno. Ci stiamo abituando al brutto». Il crimine più grande che un uomo possa commettere.

Il reportage video

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