Cia Umbria, conferma al vertice per Bartolini

Il 45enne tifernate resterà alla guida anche per il prossimo quadriennio: «Lavorare su emergenza cinghiali, zone vulnerabili nitrati e filiere strategiche»

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Riconferma al vertice della Cia-Agricoltori Italiani dell’Umbria. Il 45enne tifernate Matteo Bartolini resta alla guida anche per il prossimo quadriennio: mercoledì c’è stata la IX assemblea elettiva regionale dell’associazione di categoria. Focus? «Lavorare su emergenza cinghiali, zone vulnerabili nitrati, reddito, filiere strategiche e creazione di comunità del cibo all’interno dei distretti».

Gli obiettivi e l’opportunità della crisi pandemica

«In questi quattro anni – le parole di Bartolini – abbiamo iniziato un lavoro faticoso e rivoluzionario che oggi conclude, con successo, la sua prima fase. Ora possiamo dedicarci a una nuova fase che richiede un altro modello di partecipazione in modo da creare un flusso continuo tra le esigenze di tutela settoriale e la strategia di sviluppo del territorio. È arrivato il tempo di cogliere le opportunità che la crisi pandemica ci sta offrendo. Se si ha il coraggio e l’intuizione corretta per guardare al bicchiere mezzo pieno, negli anni a venire ci aspetta il vero percorso di crescita e sviluppo che porterà al vero cambiamento, a ridisegnare una nuova e più moderna agricoltura umbra, più verde e più smart, grazie ai fondi che l’Europa ci mette a disposizione. Ci sono dossier ancora fermi sul tavolo dei decisori politici che devono essere affrontati: la gestione della fauna selvatica in primis, in particolare l’emergenza cinghiali e ora anche il rischio peste suina, così come le Zvn (zone vulnerabili ai nitrati) da rivedere sul nostro territorio. Uno degli obiettivi a me cari resta la dignità dell’agricoltore, che si traduce in un adeguato compenso economico e riconoscimento sociale per il lavoro che svolge ogni giorno, nonostante le pazzie a cui il cambiamento climatico ci espone e la riduzione delle risorse naturali. Questo è possibile solo riscrivendo le filiere dell’agroalimentare. Credo che nei prossimi anni si debba operare alla creazione di ‘Comunità del cibo’ all’interno dei Distretti, per ridisegnare in un’ottica di sviluppo sostenibile, la mappa delle relazioni tra cittadini, territorio, produzione, trasformazione e consumo. Come Cia stiamo portando avanti un piano per l’integrazione delle imprese agricole produttrici e quelle turistiche, ristoratori e albergatori: pensiamo all’enoturismo, alle strade dell’olio, ad un Consorzio Dop Umbria che siamo riusciti a riportare in vita da timonieri, all’agricoltura sociale che da sempre vede la Cia in prima fila nei progetti europei già avviati, a quelle filiere che finalmente, dopo tanto impegno, vedono oggi la luce: la filiera del nocciolo, del grano, del tartufo e quella avveniristica del luppolo made in Umbria, progetto che vede fin da subito tra i partner la Cia regionale. Altra sfida è quella del digitale. In questi ultimi due anni, in particolare, l’Europa ha segnato la strada con il New Green Deal e la strategia Farm to Fork. La Cia ne ha capito subito la portata rivoluzionaria e abbiamo lavorato per accompagnare le nostre aziende in questo percorso. Frutto ne è l’accordo con Agricolus, azienda specializzata nella creazione di software per l’agricoltura di precisione, grazie al quale l’imprenditore agricolo associato può finalmente avviare il passaggio alla gestione aziendale completamente digitalizzata. Nuovi obiettivi – ha concluso – per un nuovo modello di agricoltura: una più consapevole e vitale generazione di custodi della terra, di visionari, ma con i piedi ben piantati nella realtà».

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