Cisl Umbria: «Tante partite da chiudere. Serve più dialogo»

Il sindacato ha fatto il punto con tutti i segretari del territorio regionale. Ne esce un’Umbria in grave crisi e con potenzialità ancora non espresse

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di Alice Tombesi

La Cisl Umbria, in una videoconferenza nella mattinata di martedì, ha fatto il punto sull’anno che sta per finire e stilato i propositi per quello che verrà. Ad intervenire i quattro coordinatori per l’associazione sindacale delle aree di Perugia, con Valerio Natili, Alto Tevere, con Antonello Paccavia, Bruno Mancinelli per Foligno-Spoleto e Riccardo Marcelli per Terni-Orvieto. I rappresentanti confederali hanno descritto le difficoltà dei lavoratori e dei cittadini, la cui condizione è stata pesantemente inficiata dall’emergenza sanitaria, anticipando le proposte che saranno fatte ad apertura del 2021.

«Risposta sanitaria insufficiente»

«Abbiamo pensato di fare questa conferenza di fine anno per fare il punto di questo anno difficile che si sta concludendo – ha esordito Gianluca Giorgi, segretario generale della Cisl Umbria – siamo molto preoccupati per come è stata gestita l’emergenza: gli aiuti sono arrivati tardi e molto inferiori rispetto agli altri Paesi europei. Inoltre, siamo preoccupati per quello che potrebbe accadere in Umbria, quando ha perso 11 punti di Pil e 1 lavoratore su 3 è messo all’interno degli ammortizzatori sociali». Ogni relatore durante il proprio intervento ha voluto soffermarsi sulla condizione del sistema sanitario della nostra regione, a fronte della condizione emergenziale che stiamo vivendo dallo scorso marzo: «Anche l’Umbria non ha saputo rispondere a livello sanitario alla seconda ondata e rischiamo che si amplifichi anche l’emergenza economica – ha continuato Giorgi – sono state create solo la metà delle Usca necessarie. Noi rimaniamo che serve un tavolo che coinvolga tutte le parti, le associazioni sindacali, le istituzioni, .serve per rilanciare il nostro territorio».

«La crisi del turismo è ancora lunga»

Uno dei settori che più ha risentito della crisi sopraggiunta con il Covid-19 è stato quello del turismo, vettore economico e sociale del perugino:«Stiamo pagando non tanto a livello economico quanto più per quello di crescita dei flussi turistici che, negli anni passati, compensava la diminuzione del pil regionale – ha detto Valerio Natili -. Ogni volta che cala il prodotto interno lordo a livello nazionale, la nostra regione ne risente ancora di più rispetto ad altre. Per gli addetti al turismo ancora la crisi non è esplosa ma dal 2021 ci sarà una riduzione dell’occupazione. Dove ci sono problemi per cui lo spopolamento e l’invecchiamento, risente l’andamento dell’economia. L’auspicio è che con il nuovo anno si allenti l’emergenza pandemica e da una situazione di crisi si riesca a ricostruire e ridisegnare il futuro della nostra regione».

Alto Tevere, fra sanità che aspetta e isolamento

Due propositi che sperano di trasformarsi in progetti concreti li ha esposti Antonello Paccavia, rappresentante della zona Alto-Tevere: la costruzione di case della salute e il ripristino totale e completo, con lavori definitivi, della E45. «Le case della salute sono centri che a volte possono anche essere recuperati da vecchi ospedali, dove i cittadini vengono portati a fare esami diagnostici che comportano la riduzione delle liste d’attesa. Lì andranno trasferiti medici di medicina generale. Questo progetto sarebbe il risultato del buon funzionamento della sanità pubblica regionale». Uno sguardo al futuro in un momento in cui, secondo Paccavia, la Regione Umbria sta facendo passi indietro anche rispetto a quello che avevamo, in particolare le infrastrutture:«Abbiamo bisogno dell’E45 per collegarci col nord. A Perugia, ad esempio, il collegamento è caotico e si potrebbe risolvere con un ripristino del servizio ferroviario così da rendere la E45, togliendo le auto dalla strada, più facilmente percorribile. Sono due battaglie che bisognerà portare avanti». Progetti futuri ma non solo. Paccavia ha menzionato il lavoro svolto durante i mesi di pandemia per aiutare le famiglie più disagiate a livello economico: «Attraverso una serie di accordi, infatti, la Cisl Umbria insieme ad associazioni di volontariato, Caritas e Croce rossa, ha creato una rete assistenziale per rispondere a varie tipologie di bisogno: buoni spesa, voucher e uffici appositi dove i cittadini potevano rivolgersi ed essere aiutati».

Carenza di confronto. I nodi di Foligno

Per l’area di Foligno-Spoleto è invece intervenuto Bruno Mancinelli che ha invece fatto il punto sugli incontri tra Cisl Umbria e i sindaci di diversi comuni: «Già prima del Covid gli incontri con i sindaci avevano avuto una flessione. Dall’avvio della pandemia, la situazione è diventata complessa con solo qualche videoconferenza a marzo e aprile. Ad inizio giugno, un incontro con la zona sociale (che racchiude gli assessorati al sociale) e i responsabili dei distretti sanitari è servito a ratificare il piano socio-sanitario. Oggi bisogna risollecitare gli incontri». Marcinelli è poi passato alla questione delle vertenze, una delle quali riguarda i tanti operai di settori strategici che hanno necessità di uscire dal commissariamento all’interno delle curatele o quella sulla situazione degli appalti: «La Usl ha applicato un contratto non siglato dalle associazioni sindacali più rappresentative e che ha diminuito gli stipendi degli addetti di un terzo. Tra le altre questioni ce n’è una molto particolare: è stato rinfrescato il progetto di un gruppo di scienziati per la costruzione del Parco della scienza e della tecnica nell’area dell’ex zuccherificio di Foligno. Potremmo costruirlo con i fondi del Recovery Fund e, dato che di centri di questo tipo ce ne sono pochi in Europa, sarebbe un modo per rilanciare il turismo in Umbria».

«Istituzioni, più presenti»

L’ultimo ad intervenire prima dei saluti di fine anno è stato Riccardo Marcelli, rappresentante di Terni-Orvieto:«Come sindacato non possiamo fare altro che chiedere a livello regionale strumenti per pensare a una riqualificazione verso coloro che perdono o rischiano il posto di lavoro. Bisogna parlare di più con le istituzioni – ha detto Marcelli, riferendosi alle mancate visite a Terni della presidente Tesei (l’ultima volta risale allo scorso 16 gennaio) -. Riguardo alla sanità, è giunto il momento di parlare del nuovo ospedale di Terni. La Cisl sostiene questa posizione e dobbiamo chiedere alla Regione che venga inserita nel piano sanitario regionale. Al tempo stesso, però, dobbiamo gestire la transizione altrimenti rischiamo di mettere in discussione il servizio». Prima di concludere, Marcelli ha nominato un’altra questione, quella delle chiusure sempre più frequenti di redazioni giornalistiche, invitando tutta la comunità ad interrogarsi su questo aspetto, ricordando l’importanza del lavoro svolto dagli organi di comunicazione nel periodo di emergenza sanitaria, e non solo.

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