Commercio in Umbria, c’è la nuova legge

Il consiglio regionale approva le modiche al ‘Testo unico’: si va al superamento del limite massimo di metri quadrati delle grandi superfici

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Con 17 voti favorevoli (Pd, Ser, Rp, FI, FdI) e 4 contrari (M5S, LN) lil consiglio regionale dell’Umbria ha approvato il disegno di legge della giunta regionale che di fatto modifica il Testo unico in materia di commercio ed in particolare prevede la possibilità del superamento del limite massimo delle grandi superfici, che era fissato a 15 mila metri quadrati per le strutture alimentari e a 20 mila per quelle miste. Limite che verrà comunque definito ed organizzato all’interno del regolamento attuativo. Il testo prevede il ricorso alla conferenza di servizi per le strutture di maggiori dimensioni. Abrogato l’Osservatorio regionale del commercio.

Leonelli Prima del voto finale sull’atto, l’aula ha approvato con 17 voti a favore (PD, SeR, FdI, FI, Ricci presidente) e 4 astensioni (LN e M5S) l’ordine del giorno proposto dalla maggioranza (PD e SeR) e illustrato dal primo firmatario, Giacomo Leonelli del PD, che ha spiegato che in un primo momento aveva «avuto dei dubbi sul contenuto dell’articolo 18 che abrogava i limite massimo di volumi per i grandi centri commerciali, dubbi poi sciolti avendo verificato il vincolo posto dalle normative sopraordinate (europea e nazionale) e, soprattutto, dopo l’introduzione nel disegno di legge della conferenza di servizi per l’autorizzazione alla costruzione di spazi commerciali di grande volumetria. Un modo questo per contemperare le esigenze degli operatori e dei cittadini, andando a trovare un’occasione di confronto tra di esse».

Liberati Per il consigliere del M5S, Andrea Liberati, «viene soppresso un altro articolo 18, in questo caso la cancellazione dei limiti di superficie. Una decisione dopo due anni dal precedente testo che arriva per sopravvenuti grandi interessi, che sono al di fuori della politica, ma talvolta anche nel suo seno e questi interessi economici fanno premio su tutto, sono i grandi interessi economici. È stata fatta una manovra all’esterno di questa assemblea legislativa, portata avanti dal sindaco di Perugia, perché alcuni altri non si compromettessero nel presentarla. Eppure già dal momento in cui l’attuale normativa prevede fino a 15 mila e 20 mila metri quadri per le grandi superfici commerciali, questo è più che sufficiente. Siamo di fronte ad un tessuto commerciale in chiara sofferenza e si decide di agire in maniera illogica. Invece di credere nei centri commerciali naturali, si fa l’inverso. Noi siamo lontani da questa logica che continua a premiare i distributori e non i produttori. Si tratta di un sistema economico malato che ha creato danni alle famiglie. Non si possono mettere sullo stesso piano i ‘grandi’ e i ‘piccoli’. Abbiamo il dovere morale di impedire la desertificazione e lo svuotamento dei centri storici e difendere i nostri lavoratori».

Paparelli Il vice presidente della giunta regionale, Fabio Paparelli, ha ricordato che «da gennaio ad agosto si sono svolte una serie di partecipazioni, con istituzioni e forze socio economiche, da cui sono uscite una serie di proposte. La Regione non autorizza progetti, ma fissa regole generali in linea con le direttive comunitarie. Le autorizzazioni le rilasciano i Comuni. A noi spetterà l’individuazione dei criteri, con il regolamento, relativi a viabilità, ambiente e altro. Con queste modifiche non viene meno il limite massimo per le grandi superfici, questa è una bugia. Su richiesta del Cal è stato previsto che chi realizza una superficie commerciale non deve necessariamente farlo nella forma del centro commerciale. Ci saranno delle modifiche per la semplificazione, con una serie di conseguenti risparmi. Il tema delle botteghe artigiane non c’entra nulla e la giunta regionale ieri ha stanziato ulteriori 398 mila euro per gli esercizi di vicinato nei piccoli centri e borghi della regione per i centri commerciali naturali, per metterli nelle condizioni di poter competere in maniera e in forma innovativa».

 

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