Alla fine anche il presidente del consiglio comunale di Perugia, Leonardo Varasano, ha preso posizione. Dopo la bagarre di lunedi in consiglio comunale, che ha visto tutta l’opposizione uscire dall’aula in segno di protesta, alla fine, a 24 ore di distanza il presidente si è schierato.
Varasano «Nessun bavaglio né intralcio al dibattito e all’attività politica di ogni singolo consigliere – scrive in una nota Varasano – in qualità di presidente del consiglio comunale ho tutelato, tutelo e continuerò a tutelare le prerogative dell’assemblea tutta e la dignità del ruolo di ogni singolo consigliere, tanto di maggioranza quanto di opposizione, alla quale riconosco una significativa sensibilità istituzionale. Così come c’è chi garantisce l’istruttoria delle deliberazioni e assiste gli organi del Comune nell’azione amministrativa, nell’espletamento del mio ruolo continuerò a garantire l’autonomia politica dell’assemblea, la libertà di iniziativa e la produzione di istanze – mozioni, interrogazioni e ordini del giorno – da parte di ogni eletto in consiglio comunale, tanto nella funzione di governo quanto nella funzione di indirizzo e controllo. Auspico pertanto che, a partire dalla prossima riunione dell’assemblea, l’opposizione possa tornare in aula continuando a fornire il proprio contributo ai lavori del consiglio, indispensabile per il corretto esercizio della democrazia».
Il vicesindaco Ma Urbano Barelli prosegue dritto per la sua strada, convinto di essere nel giusto. «Attacco frontale al consiglio comunale, intimidazione, bavagli: queste sono le accuse che dell’opposizione contro di me», scrive il vicesindaco in una nota prima di ripercorrere l’intera vicenda. Per Barelli non aver riferito dei contatti e di una lettera del socio privato di Gesenu e l’aver criticato, in una seduta di una commissione comunale, due ordini del giorno che avevano un contenuto troppo dettagliato e non di indirizzo come prevede la normativa non sarebbero elementi sufficienti per votare una mozione di censura in conferenza dei capigruppo. Una censura «palesemente illegittima, in quanto la conferenza dei capigruppo non ha alcun potere di comminare sanzioni, né al vicesindaco né ad altri, men che meno lo può fare in assenza del destinatario della censura – prosegue Barelli -. Sono stato, quindi, costretto a reagire per tutelare la dignità della carica istituzionale ricoperta e per ristabilire la verità dei fatti. L’illegittimità della censura è stata poi confermata dal segretario Generale e recepita dalla stessa conferenza».
La lettera Nel merito dello scambio epistolare, Barelli ricorda come nessuno abbia mai inoltrato richiesta per avere copia della corrispondenza con l’avvocato Cerroni, «né mi è stata presentata una interrogazione alla quale rispondere», lettera che lo stesso vicesindaco ha inoltrato agli uffici della regione su richiesta della Commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, commissione bicamerale istituita dal Parlamento e riunita a Perugia per l’occasione. «Quanto alle accuse di attacco alla democrazia o bavagli al consiglio comunale – conclude Barelli – nulla di tutto ciò c’è nell’istanza, ma solo il mio suggerimento di ridurre l’uso degli ‘ordini del giorno’, in favore della più semplice e veloce ‘interrogazione’ che, tra l’altro, risponde meglio alle esigenze degli stessi consiglieri comunali di avere risposte rapide ed utili anche nell’interesse dei cittadini. Appare dunque evidente come l’atteggiamento messo in scena dall’opposizione in consiglio sia solo strumentale».