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Home » Confcommercio: «Fisco vittima di burocrazia»

Confcommercio: «Fisco vittima di burocrazia»

di Marco Torricelli
29 Luglio 2017
in Attualità, Dal territorio, Economia, Imprese
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Giorgio Mencaroni e il colonnello Dario Solombrino

Giorgio Mencaroni e il colonnello Dario Solombrino

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Carico fiscale pesante, troppa burocrazia – oggi servono 240 ore per gli adempimenti fiscali, 269 ore nel 2014, mentre in Svizzera, Lussemburgo e Norvegia ne bastano meno di 100 – controlli inadeguati, scarso apprezzamento dei servizi pubblici: ecco la combinazione di elementi, secondo Confcommercio, «che spinge gli italiani, e gli umbri non sono da meno, a ‘rifugiarsi’ nell’economia sommersa e dunque evadere il fisco».

Tasse ed evasione Tra il 2011 e il 2014 «il tasso di evasione fiscale è salito a livello nazionale del 5,3%, passando dal 13,8% del valore aggiunto al 14,7%, e – secondo l’Ufficio Studi Confcommercio – il dato è da attribuire interamente alla crescita della pressione fiscale locale. Le addizionali e imposte regionali e comunali a Perugia per un profilo tipo di contribuente dal 2012 al 2016 sono cresciute del 18,5%, in valore assoluto si è passati dai 3.372 euro del 2011 ai 3.995 nel 2016, con valori superiori ai 4.100 negli anni intermedi».

Umbria ‘sommersa’ In Umbria, secondo l’analisi Confcommercio, «quasi un sesto del valore aggiunto è prodotto da attività che sfuggono all’osservazione e tassazione dell’amministrazione pubblica. Infatti l’incidenza della cosiddetta economia non osservata (NOE) sul valore aggiunto prodotto, incidenza che si utilizza come indicatore dell’evasione fiscale, è stata nel 2014 (ndr: ultimo dato disponibile) del 17,5%, contro il 16,9% del 2011 (+0,6%). Valori assai vicini alle regioni del Sud (la media è del 19,5%), molto meno virtuose di quelle del Nord (incidenza del 12,1% nel Nord Ovest, del 12,7% nel Nord Est), e superiore anche alla media del Centro Italia, che è del 14,5%».

Cresce il lavoro irregolare  Tra le principali determinanti dell’economia sommersa «c’è il lavoro irregolare: in Umbria il tasso di lavoro irregolare sul totale, cioè l’incidenza percentuale degli occupati irregolari sul totale, era dell’11,8% nel 2011, mentre nel 2014 è salito al 12,5%, comunque al di sotto della media del Centro e italiana, pari a 13,5%».

Controlli, Umbria messa male In Umbri, dice ancora Confcommercio, «il sommerso trova terreno fertile anche nella inefficace combinazione, denominata indice di deterrenza, tra sistema di controlli e procedimento amministrativo che renda effettiva l’applicazione della pena prevista: nel 2015 rispetto al 2011 l’indice ha avuto un calo del 15,67%, arretramento in controtendenza rispetto al dato nazionale, in crescita del 5%. La causa, secondo l’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio – è probabilmente in ragioni tecnico organizzative che rallentano l’efficienza sia del sistema giudiziario che del sistema dei controlli. A confermare questa difficoltà la giacenza media in giorni delle procedure civili per il distretto di Perugia, in progressivo peggioramento: 476 giorni nel 2011, 490 nel 2012, 509 nel 2013, 587 nel 2014, 563 giorni nel 2015. Stanno peggio di noi solo numerosi capoluoghi del sud (Messina ha il record negativo di 1030 giorni!), mentre Trento, il distretto più virtuoso, se la cava con 170 giorni. Secondo elemento di deterrenza è l’attività di vigilanza Inail: l’indice delle imprese irregolari rispetto a quelle controllate è in Umbria pari a 0,10, dato non confortante perché vicino al parametro zero, che equivale a tutte irregolari su quelle controllate».

Servizi e gradimento La scelta di evadere e di quanto evadere «può essere collegata anche alla convinzione da parte dei cittadini di usufruire di servizi pubblici inadeguati: in Umbria il cosiddetto indicatore di senso civico economico ha registrato valori crescenti, dallo 0,45 del 2011 allo 0,51 nel 2015 (1 equivale al massimo apprezzamento). In generale però non si registra un apprezzamento generalizzato e convinto dei servizi pubblici utilizzati dai cittadini. Andando più nel dettaglio degli elementi che compongono l’indicatore di senso civico, in Umbria è in diminuzione l’indice di fiducia sulla qualità delle istituzioni (siamo passati dallo 0,38 del 2011 allo 0,34 al 2015, dove 0=minima fiducia, 1=massima fiducia). Migliorato invece l’indice di fiducia nella qualità dei servizi (dato dalla difficoltà a raggiungere uffici pubblici, scuole o farmacie): dallo 0,60 del 2011 allo 0,73 del 2016, e l’indice di valutazione sulla sanità pubblica (0=pessima valutazione, 1=ottima valutazione) in cui si è passati dallo 0,39 del 2011 allo 0,46 del 2015».

Il commento Secondo il presidente di Confcommercio Umbria, Giorgio Mencaroni, «questa analisi conferma la necessità urgente di intervenire su alcuni difetti strutturali che frenano il nostro sistema produttivo: eccesso di burocrazia e di pressione fiscale, deficit di legalità, debolezze del sistema infrastrutturale, insostenibile costo del lavoro. Bisogna proseguire, anche a livello regionale, nel mettere in campo azioni che possano irrobustire la ripresa e parallelamente ridurre il carico fiscale su famiglie e imprese, da un lato attraverso l’eliminazione di sprechi e inefficienze, dall’altra attraverso il contrasto all’evasione. Ma non meno importante è ristabilire un clima di fiducia tra cittadini e istituzioni, creando le condizioni di equità che possono davvero contrastare l’economia sommersa».

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