Conte: «Crisi sanitaria alle spalle. Ora il paese può e deve rinascere»

Conferenza stampa del presidente del Consiglio: «Con i fondi a disposizione possiamo avviare un grande piano per l’Italia. Ma prima sburocratizziamo il sistema»

Condividi questo articolo su

Conferenza stampa del premier Giuseppe Conte, mercoledì pomeriggio, per fare il punto dopo alcuni giorni sullo stato dell’emergenza e soprattutto sui progetti di rilancio per l’Italia, profondamente provata dalla crisi legata al Covid-19. L’annuncio è stato quello della convocazione degli ‘stati generali’ dell’economia italiana.

Il punto sul virus

«I dati della curva epidemiologica – ha detto Conte – ci dimostrano che il sistema di controllo sta funzionando. I numeri, possiamo dirlo con la relativa prudenza ma con chiarezza, sono incoraggianti. Gli ultimi monitoraggi non segnalano criticità né sovraccarico per le strutture ospedaliere su tutto il territorio nazionale. Il trend dei nuovi casi è in calo ovunque. Ciò ci conforta e dimostra che la strategia è quella giusta. Ciò ci dà fiducia in vista delle decisioni che adotteremo nelle prossime settimane. Colgo anche un rinnovato entusiasmo: con la bella stagione c’è gioia per la socialità ritrovata, ci meritiamo il sorriso e l’allegria dopo i sacrifici. Ma è bene ricordare che se siamo fra i primi paesi europei che possono ripartire in sicurezza è perché abbiamo accettato tutti insieme di compiere sacrifici e modificare le nostre radicate abitudini di vita. Oggi le uniche misure efficaci sono il distanziamento fisico e l’utilizzo delle mascherine quando necessario. Abbandonarle perché si ritiene che il virus sia scomparso sarebbe una grave leggerezza»

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

Ridisegnare il paese

«Oggi anche i turisti europei possono giungere in Italia senza sottoporsi a quarantena. C’è un grande lavoro, anche diplomatico, per far sì che l’Italia torni ad essere meta privilegiata su scala internazionale. In tutti questi mesi la bellezza dell’Italia non è mai andata in quarantena. La fase più acuta dell’emergenza sanitaria è alle spalle ma ora c’è l’emergenza economica e sociale. Abbiamo stanziato 80 miliardi di euro, pari a tre manovre di bilancio, per famiglie, lavoratori, imprese. Abbiamo introdotto la cassa integrazione per aziende con un solo lavoratore, ma anche bonus a milioni di persone per riduzione di attività e fatturato. Ci sono stati ritardi dovuti anche ad una legislazione e ad un apparato che non era pronto ad erogazioni così generalizzate in poco tempo, ce ne scusiamo ma continueremo ad intervenire perché siamo solo all’inizio. Interverremo per i settori della manifattura, del turismo, dello spettacolo, sull’artigianato e le piccole imprese. La crisi, anche per questo, sarà l’occasione anche per ridisegnare il paese che vogliamo, superare i problemi strutturali che ci affliggono da tempo: deve essere un nuovo inizio. La commissione europea, grazie anche all’Italia, ha messo sul tavolo una proposta da 750 miliardi con il recovery found: fondi che andranno ai settori ed ai paesi più colpiti fra cui il nostro. Cogliamo questa opportunità e spendiamo bene questi soldi. Sul progetto di paese che sapremo realizzare si misurerà la forza e la credibilità del sistema Italia».

Gli ‘stati generali’ dell’economia

«Il recovery plan, piano di rinascita dell’Italia, si fonda su alcuni obiettivi ed è già partito. La digitalizzazione, il contrasto all’economia sommersa, l’innovazione, il sostegno alle piccole e medie imprese. Dobbiamo rilanciare gli investimenti pubblici e privati tagliando la burocrazia. Investire sulle grandi reti, telematiche, idriche, energetiche. Dobbiamo accompagnare il paese verso una transizione energetica fondata sull’economia sostenibile. Sosterremo la formazione, lo studio e la ricerca, dobbiamo poi contenere i tempi della giustizia penale e civile che, oggi, scoraggiano gli investimenti. Abbiamo un codice civile in vigore dal 1942 e che da allora non ha mai subito una riforma organica. Chiedo a tutte le forze politiche, anche di opposizione, di lavorare per realizzare al più presto i progetti. E serve una grande riforma fiscale perché il nostro sistema è iniquo, vecchio e inefficiente. Infine serve un grande impegno per chi è ai margini, lavorando sull’inclusione. Il progetto è impegnativo ma la risorsa che ci mette a disposizione l’Europea non è un tesoretto di cui può disporre il governo di turno. Sono risorse per tutti, di cui il governo ha la responsabilità di spesa ma sulla base di un progetto che deve essere lungimirante. Al più presto convocherò a palazzo Chigi tutti i principali attori del sistema Italia: c’è una base di lavoro tecnico che è il report del comitato socio economico coordinato dal dottor Vittorio Colao che si è confrontato con tutti gli stakeholders. Siamo nella fase finale e serve un confronto aperto sulle nostre idee».

Le infrastrutture: «Investire»

«Con il decreto semplificazione e i fondi a disposizione, possiamo intervenire sulle infrastrutture che in Italia sono drammaticamente carenti. Valuteremo tanti progetti, compreso quello relativo al ponte sullo Stretto di Messina. Su Autostrade per l’Italia posso dire che, per quanto mi riguarda, nulla è cambiato. C’è una procedura di revoca della concessione in corso sulla base di numerosi inadempimenti del concessionario. Ci sono delle proposte di transazione che, per andare a buon fine, devono prospettare un vantaggio per il concedente che sia maggiore rispetto alla scelta obbligata della revoca. Se finora le proposte transattive non sono state considerate è perché non sono state ritenute compatibile con l’interesse generale, della collettività. A breve decideremo». Sugli attacchi di Confindustria al governo che non lasciano presagire un confronto sereno in merito alla definizione di un piano generale per il paese, Conte ha spiegato che «tutti potranno portare le proprie ‘ricette’ agli stati generali dell’economia e sono certo che Confindustria porterà progetti di grande respiro che non si limiteranno alla sola riduzione delle tasse. Il confronto sarà certamente proficuo e positivo».

Tensioni con i ‘vicini’

«Non c’è motivo per cui Austria, Grecia ed altri attuino misure discriminatorie verso l’Italia che non può pagare la sua grande trasparenza. Anche per questo – ha detto Conte – i ministri si stanno dando tanto da fare per evitare situazioni che non sarebbero accettabili».

Le proteste e la crisi

Dati pessimi dell’Istat su economia e occupazione. Proteste che, come martedì, sono state aspre da parte delle opposizioni scese in piazza. Per il presidente del Consiglio «ci sono misure che non ci hanno soddisfatto ma la valutazione deve essere complessiva. Se avessimo attuato qui politiche sono state fatte altrove, non avremmo avuto tutele sociali come quelle che l’Italia ha intrapreso. Molti sono scontenti anche perché una situazione di questo tipo, uno shock come questo, richiede tantissime risorse. Sul recovery found c’è un problema di immediata spendibilità e stiamo lavorando per un’anticipazione che sia la più ampia possibile».

In aula a settembre

Sulla scuola: «A settembre si riparterà con una didattica ‘in presenza’. L’emendamento del parlamento che abbiamo recepito consente ai sindaci italiani di poter diventare commissari straordinari per poter realizzare opere d’urgenza per l’edilizia scolastica. Possono partire subito, le risorse ci sono e ora ci attendiamo aule e scuole adatte alle esigenze di ciascuna comunità».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli