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UmbriaON

Home » Coronavirus, il Festival del Giornalismo 2020 non ci sarà: polemiche

Coronavirus, il Festival del Giornalismo 2020 non ci sarà: polemiche

di Redattore
1 Marzo 2020
in Apertura 5, Cultura
Tempo di lettura: 6 minuti di lettura
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Con una decisione a sorpresa, gli organizzatori hanno deciso di annullare l’edizione 2020 del Festival del Giornalismo di Perugia in programma fra un mese – dal primo al 5 aprile 2020 – nel capoluogo umbro. Lo comunicano con una lettera sul sito ufficiale gli organizzatori Arianna Ciccone e Chris Potter.

La lettera

«Ci abbiamo pensato molto in tutte queste settimane – scrivono – abbiamo valutato e considerato ogni possibile aspetto e informazione, siamo stati in contatto continuo con le istituzioni regionali. Alla fine nel prendere questa decisione ci siamo fatti guidare da un principio che ha ispirato in tutti questi anni il nostro impegno e la nostra dedizione per la manifestazione e che ha animato lo spirito stesso della sua community: il prendersi cura gli uni degli altri».

«Salute è la priorità assoluta»

«Ecco perché per noi è fondamentale tutelare la tranquillità e la serenità di chi lavora con noi e per noi ed è fondamentale avere come priorità assoluta la salute e la sicurezza degli speaker, dei volontari così come dei cittadini di Perugia. Il Festival Internazionale del Giornalismo 2020 non si farà. Questa scelta, difficile e anche dolorosa, sarà il nostro modo di contribuire alla necessaria azione collettiva fatta di responsabilità e comportamenti virtuosi per affrontare tutti insieme uniti questo momento critico».

L’annuncio via social

The 2020 International Journalism Festival #ijf20 has been cancelled https://t.co/numHPtnkkH

— journalism festival (@journalismfest) February 29, 2020

Scelta legittima

Al di là della sacrosanta tutela della sicurezza di speaker e partecipanti, ci sono state anche le riflessioni sulla riuscita della manifestazione, considerando il blocco di molti paesi esteri nei confronti dell’Italia. Il Festival è una manifestazione pubblica ma è organizzata da privati (la società si chiama ‘Il Filo di Arianna’) e negli ultimi anni – dopo la famosa polemica del 2013 sulla ripartizione dei contributi – il passaggio ad un finanziamento ‘misto’ più spostato verso il privato, prima con forme di crowdfunding poi con main sponsor come Facebook e Google. Naturale quindi che sulla scelta abbiano pesato anche le valutazioni sull’opportunità di organizzare un evento a rischio flop per cause esterne e non controllabili. Una valutazione che avranno fatto anche i sostenitori dell’iniziativa.

Le critiche e i chiarimenti

Inevitabile, però, che – oltre ai tanti messaggi di incoraggiamento e solidarietà arrivati ad Arianna e Chris – ci sia stato anche chi ha storto il naso sia sul tempismo sua sulla drasticità della decisione. E la Ciccone, vera anima del festival e sempre pronta a confrontarsi su temi anche spinosi, non si è sottratta alla dialettica.

Perché una decisione così drastica?

C’è chi critica la scelta considerandola forse troppo prematura (manca ancora un mese all’evento), chi intempestiva (a poche ore dall’annuncio dei due casi di Coronavirus in Umbria), chi troppo tranchant, rispetto ad ipotesi alternative, come il rinvio dell’intera manifestazione al prossimo autunno (quando l’emergenza dovrebbe essere finita) o un ridimensionamento per causa di forza maggiore, magari spostando in teleconferenza la gran parte dei panel e limitandosi a pochi e selezionati eventi live.

Ciccone: «Abbiamo ponderato tutto»

Sul proprio profilo, Arianna ha fornito una spiegazione in quattro punti rispondendo a chi critica: «1) sono giorni e giorni che monitoriamo tutto e siamo in stretto contatto con Regione. Eravamo decisi ad andare avanti. 2) In questi due giorni sono cambiate però molte cose: Organizzazione Mondiale Sanità dichiara rischio sempre più alto, gli USA dicono di non venire in Italia, compagnie aeree cancellano voti, università stranieri cancellano viaggi dei loro studenti a Perugia, la diffusione del virus a livello mondiale, eventi importanti cancellati in tutto il mondo. 3) Gli esperti ci danno indicazioni su comportamenti da attuare. Non frequentare luoghi pubblici affollati. Noi come Festival non possiamo non sentire la responsabilità e andare avanti creando un luogo pubblico affollato a livello internazionale. Qui arrivano da tutto il mondo letteralmente. Non è possibile mettere a rischio una comunità in questo modo. 4) Siamo consapevoli del colpo economico per la città. Ma è un colpo economico anche per il festival e da questo punto di vista la scelta più cinica sarebbe stata andare avanti. Noi abbiamo scelto la strada della responsabilità e della cura per la comunità».

Su Twitter c’è chi diede: «Perché non farla a distanza?»

Tanti i messaggi di solidarietà arrivati via social agli organizzatori. Sostanzialmente tutti sono d’accordo sulla scelta, sottolineando come – da un lato – ci fossero possibili rischi per la salute dei partecipanti e, dall’altro, le misure restrittive, avrebbero messo a serio rischio la riuscita della manifestazione. Ma c’è anche chi fa una controproposta: Se il problema è il contatto perché non organizzare il festival con panel in teleconferenza? Del resto, la modalità era già ampiamente attuata nelle recenti edizioni, con eventi trasmessi in diretta su YouTube.

Have you considered organizing a remote online edition?

— Sérgio Nunes (@ssn) February 29, 2020

E lei: «Improponibile, verrebbe meno l’anima»

Più di un commentatore ha puntato sull’alternativa ‘a distanza’, puntando sulla trasmissione streaming. Ma su questo la Ciccone è stata tranchant: «Oltre 600 speaker e 300 eventi in teleconferenza? Ci rendiamo conto? E poi il senso del Festival è proprio la sua fisicità il mondo che si incontra. Non avrebbe senso diversamente». Esclusa anche l’ipotesi rinvio, magari lasciando ad aprile giusto alcuni eventi selezionati, magari proprio per riflettere sulla gestione della psicosi Coronavirus da parte dei media. «No – chiude la Ciccone – la soluzione più logica è far saltare questo e puntare su aprile 2021».

Il video di presentazione del Festival 2020

Sale il livello di preoccupazione

L’annuncio è arrivato a poche ore dalla ufficializzazione dei primi due casi positivi di Coronavirus in Umbria e di certo non contribuisce a ‘rasserenare’ gli animi nella popolazione e negli operatori dell’informazione, al centro in questi giorni di numerose critiche proprio per i titoli in qualche caso allarmistici e per l’esagerata attenzione ai casi ‘sospetti’ poi rivelatisi negativi.

Le critiche della Ciccone all’allarmismo dei media

Appena due giorni prima dell’annuncio di annullare il festival, Arianna Ciccone sui facebook aveva duramente attaccato, fra l’altro, le decisioni esagerate delle istituzioni e il comportamento allarmistico degli operatori della comunicazione con un lungo post.

La nota della Regione

«Non è un segno di resa»

«La decisione complessa, sofferta e sicuramente dolorosa da parte degli organizzatori del Festival internazionale del Giornalismo di annullare l’edizione 2020, non va letta come segno di resa – commenta la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei – i motivi alla base della scelta tengono conto delle caratteristiche stesse del festival, delle politiche adottate da molte aziende, coinvolte nell’evento, a livello internazionale, nonché della complessa e lunga organizzazione, anche logistica, che non permetteva di procrastinare a lungo la decisione, rimanendo in attesa dell’evolversi della situazione sanitaria nazionale ed internazionale, e nonostante le attuali condizioni sanitarie regionali non destino preoccupazione. Questo ha spinto gli organizzatori a prendere la non semplice decisione di rinviare il festival al 2021». 

«Evento dal valore altissimo»

«Conosciamo ed apprezziamo il valore culturale della manifestazione, la sua capacità di veicolare a livello mondiale l’immagine di Perugia e della regione tutta, insieme all’innegabile ritorno per le attività commerciali e ricettive del capoluogo. Il suo annullamento è l’ennesima riprova delle ripercussioni negative che il coronavirus sta avendo ed avrà non solo a livello sanitario. È per questo che ancora una volta va sottolineata l’importanza di provvedimenti da parte del governo nazionale che tengano conto dell’impatto sociale ed economico che il virus sta provocando. In tal senso la Regione si è già attivata e continuerà a farlo adottando tutti i provvedimenti possibili per cercare di arginare le ricadute che gli attuali eventi possano avere sull’intero tessuto regionale».

Solidarietà anche dal Comune di Perugia

«La sofferta decisione degli organizzatori di rinviare il Festival del Giornalismo al prossimo anno suscita sentimenti di rammarico non solo e non tanto per le conseguenze negative di tipo economico per la città, quanto per la constatazione che un evento di tipo internazionale molto importante, ormai consolidato, deve piegarsi alla oggettiva situazione sanitaria, che non consente di avere previsioni sull’andamento della diffusione del virus. Al Festival partecipano giornalisti e operatori della comunicazione da tutto il mondo: la complessità della macchina organizzativa non permetteva di temporeggiare, era pertanto inevitabile interrogarsi sulla opportunità di svolgere la manifestazione. La dolorosa decisione del rinvio non è però da considerare una resa. Anzi. L’Amministrazione comunale esprime la propria solidarietà agli infaticabili organizzatori, invita però a valutare la possibilità che il rinvio al 2021 possa invece essere previsto per altro periodo di quest’anno, così da non perdere l’edizione 2020, impegnandosi fin da ora a collaborare per la possibile edizione straordinaria».

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