Covid e tamponi: «Ecco la situazione»

Umbria, parla la dottoressa Giaimo dell’unità strategica di raccordo per l’emergenza: «Soggetti senza sintomi non dovrebbero farlo»

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«Il tampone deve essere effettuato solo sui pazienti che presentano sintomi, con l’obiettivo, non solo di confermare la diagnosi, ma anche e soprattutto, per rintracciare tutte le persone che nelle 48 precedenti l’insorgenza dei sintomi sono state in contatto con il paziente positivo. Per questa ragione i soggetti senza sintomi non dovrebbero fare il tampone, perché un tampone negativo non esclude che la persona a cui viene eseguito abbia una carica virale ancora talmente bassa da non permettere ai test di rilevare il virus. Un tampone negativo quindi, non esclude l’infezione ed è perciò necessario un secondo tampone dopo 24 ore». A dare deludicazioni sulla situazione regionale in merito ai controlli per il Covid-19 è la dottoressa Maria Donata Giaimo dell’unità strategica di raccordo per l’emergenza, attivata nell’ambito della task force regionale. Ne sono stati effettuati 3.561 in Umbria finora.

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

Le analisi e il lavoro

Viene sottolineato che «il laboratorio di microbiologia, individuato come quello di riferimento regionale, diretto dalla Professoressa Antonella Mencacci analizza in media tra i 300 e i 350 tamponi al giorno, che provengono sia dal territorio che dagli ospedali della Usl Umbria 1. Il laboratorio, che naturalmente garantisce la risposta anche per tutti i pazienti che sono ricoverati al ‘Santa Maria della Misericordia’ inoltra la risposta entro le 4 del mattino dopo».  La Giaimo mette in evidenza che «da metà marzo la Regione ha ritenuto di allargare la rete dei laboratori con il dipartimento di diagnostica di laboratorio e immunostrasfusionale dell’azienda ospedaliera di Terni e con l’Istituto zooprofilattico delle Regioni Umbria e Marche, già individuato con la circolare del ministero della Salute n°7922 del 9 marzo». Attraverso i tamponi orofaringei in pazienti sospetti di avere l’infezione, perché presentano sintomi come febbre, tosse, congiuntivite, cefalea viene cercato il virus: «Questa attività diagnostica non si basa sull’utilizzo di Kit commerciali, ma su una metodica approvata dall’Istituto Superiore di Sanità e non alla portata di qualunque laboratorio».

L’iter e le unità speciali 

«Il coronavirus – prosegue la Giaimo – è un virus completamente nuovo, che ha trovato gli esseri umani indifesi dal punto di vista immunitario altamente contagioso, di conseguenza l’infezione si propaga con grande facilità tra le persone. Dal momento della comunicazione di un caso sospetto ai servizi territoriali da parte del medico di medicina generale o degli operatori del Nus, il paziente viene contattato e preso in carico dai medici dei servizi di igiene e sanità Pubblica che, se necessario, programmeranno il tampone entro le 24 – 36 ore. Le Usl stanno facendo uno sforzo enorme per seguire nel migliore dei modi i pazienti sintomatici in isolamento cercando di non trascurare nessuno. Stiamo lavorando per rafforzare le squadre di sorveglianza in tutti i territori per far sì che i pazienti siano contattati e monitorati due volte al giorno. Entro la settimana – chiude – partiranno anche le unità speciali di medici che svolgeranno attività di monitoraggio telefonico e di visita ai pazienti positivi in quarantena nel proprio domicilio».

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