Stop ai test anti Covid nella struttura privata

Perugia: dopo il blitz dei Nas e i controlli Usl, dopo le pressioni di politica e istituzioni, il centro diagnostico blocca i test. Tavolo tecnico in Regione. Pronti kit per 350 mila euro. Interviene anche la prefettura

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di P.C.

Prima il nucleo anti sofisticazioni dei carabinieri, che ha fatto un controllo nella mattinata di giovedì. Poi si è mossa con una ispezione la Usl Umbria 1, per cui il centro disgnostico di Collestrada offre servizi in regime di convenzione. Quindi l’azione di convincimento da parte della Regione, dove nel frattempo erano arrivate le proteste di tante strutture concorrenti. E dalla prefettura è partita una richiesta di delucidazioni al ministero dell’Interno. Insomma, l’annuncio che sarebbero partiti i test rapidi da parte di un privato, rivolti a chiunque ne facesse richiesta, non ha lasciato indifferenti le istituzioni e le autorità umbre.

TUTTI I DUBBI SULLE MODALITÀ DI INTERVENTO E SULLA ATTENDIBILITÀ DEL TEST
EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

L’annuncio: stop ai test

«Ci hanno insultati»

Amaro il commento del titolare della struttura, che ha annunciato la decisione a mezzo Facebook (sul suo profilo personale, non su quello del centro): «Siamo stati oggetto di due ispezioni Nas e Asl (tutte positive, nessuna criticità rilevata), ma poi di tanti insulti sui social perché considerati approfittatori del momento, peraltro per una attività che a considerare le richieste e le prenotazioni ricevute ha ottenuto un successo a pieni voti perché ritenuta da tantissima gente una priorità assoluta. Oramai centinaia di centri in italia la stanno eseguendo».

Ora confronto con la Regione

«Abbiamo deciso di confrontarci con la direzione generale della sanità dell’umbria e dopo il confronto si è deciso di costituire un tavolo tecnico martedì o mercoledì della prossima settimana al fine di condividere con la direzione regionale le procedure per l’attivazione del servizio. Naturalmente, essendo noi da sempre rispettosi delle istituzioni sanitarie umbre abbiamo aderito al tavolo tecnico sospendendo l’inizio dell’attività previsto per domani ai giorni successivi alle decisioni che verranno prese sui percorsi attuativi di questo servizio.

«Pronti 5mila test»

«Siamo pronti con personale adeguatamente preparato e percorsi di sicurezza atti a preservare la salute dei pazienti e dei nostri operatori ad eseguire oltre 5000 test nei prossimi giorni stiamo provvedendo ad avvertire le persone che avevano già prenotato i testi per venerdì e sabato». Considerando che il test costa 70 euro, parliamo di un potenziale incasso di 350mila euro. Pacifico che sia così, considerando che un imprenditore, nella sua attività, pensa anche la business.

I dubbi sull’attendibilità e i movimenti non autorizzati

Ma dalla Regione hanno pressato per bloccare tutto non certo per impedire un guadagno a un privato, ma per verificare la situazione da un punto di vista tecnico e procedurale, oltre che sanitario, considerando il vuoto legislativo in materia. Ci sono poi i controlli dei Nas – di cui abbiamo già parlato – ma anche quelli della Usl, per la verifica dal punto di vista sanitario. Infine ci sono i dubbi sulla legittimità degli spostamenti dei clienti per andare a fare un test senza che vi sia la comprovata esigenza che autorizzi gli spostamenti. Andare a fare un test senza che vi siano sintomi di malattia e senza che l’autorità sanitaria lo abbia prescritto non sembra un motivo valido. E allora dalla prefettura hanno chiesto lumi perfino al ministero dell’Interno per dipanare la matassa. C’è da giurarci che venerdì mattina ci sarebbe stato un discreto assembramento all’esterno del centro: di clienti ma anche di persone in divisa. Ecco, quindi, la decisione di fermare tutto e chiarirsi con la Regione.

Test rapidi anti Covid nei centri privati: i commenti

La Lega: «Non bloccare il processo della Regione»

«La Regione Umbria sta già facendo molto sul tema dei test rapidi per le persone esposte a rischio contagio e ogni iniziativa è inserita in un più complesso quadro di interventi volti al contrasto del diffondersi del virus. Non è auspicabile agire fuori da questo schema». Così i consiglieri regionali della Lega Umbria intervengono sulla possibilità di far svolgere i test rapidi dalle strutture private. «Auspichiamo che le parti in causa agiscano con ragionevolezza e si attengano al percorso intrapreso dalla Regione – proseguono – l’Umbria è stata una delle prime realtà a partire con i test rapidi nel contesto di una sperimentazione condivisa con l’Istituto superiore della sanità e supervisionata dal Comitato scientifico di cui fanno parte professionalità dell’Università di Perugia, alle quali spetta il compito di fornire indicazioni e strategie a supporto delle azioni che verranno adottate dalla Giunta. Si tratta, quindi, di una sperimentazione che non ha costi per il cittadino ed è condotta con la massima attenzione. La Regione Umbria ha avviato un iter innovativo che sta già dando i primi risultati importanti e che servirà per calibrare la validità dei test stessi e la loro utilizzabilità nel merito degli interventi volti a contenere il diffondersi del virus in Umbria. Bisogna proseguire su questa strada».

Cgil: «No, il criterio non può essere il portafoglio»

Sulla questione è intervenuta anche la Cgil Umbria: «Non è pensabile che i test rapidi per il coronavirus vengano effettuati a pagamento in strutture private, senza alcun criterio di selezione se non quello del portafoglio dei clienti». Il sindacato ha interessato immediatamente Regione e prefettura, che hanno convenuto sulla sua assoluta inopportunità. «In primo luogo – sottolinea la Cgil – è la stessa comunità scientifica umbra ad affermare che l’utilizzo indiscriminato del test rapido su larga scala potrebbe comportare il venir meno delle misure di contenimento sociale, stabilite dal ministero ed essenziali per interrompere la trasmissione dell’infezione. Accanto a questo – continua il sindacato – c’è un’enorme questione etica, che in una fase come questa dovrebbe trattenere anche i più audaci dal fare soldi sulle paure e sulle fragilità delle persone. Ora – conclude la Cgil dell’Umbria, che ha anche interessato della vicenda la segreteria nazionale – vanno trovati gli strumenti per evitare che questa iniziativa possa effettivamente realizzarsi, senza rimpalli di responsabilità. In una situazione emergenziale per la salute pubblica, come è quella in essere, non possono esserci cedimenti. Si fermi questa iniziativa scellerata, si rimetta in mano pubblica la gestione dell’emergenza».

Fesica Confsal: «Anche noi eravamo pronti»

Le proteste maggiori erano partite dal sindacato Fesica Confsal e dall’associazione Anisap, che riunisce alcune strutture private, rappresentate in Umbria da Carmine Camicia e Paolo Pelosi, che fin dal 19 marzo scorso avevano inviato una lettera alla Regione per chiedere di coinvolgere le strutture private per garantire la continuità assistenziale. In questa ottica spingevano per avere un incontro con i vertici della giunta regionale chiedendo per l’appunto autorizzazioni straordinarie in periodo di emergenza per poter affiancare e in alcuni casi sostituire le strutture pubbliche. «Ora aspetto che mi convochino – dice Camicia – anche perché ci sono dei testi sierologici che possono essere molto attendibili».

Parla il direttore regionale alla sanità

«Questo aspetto dell’utilizzo dei test rapidi al di fuori della pianificazione coordinata dai centri operativi regionali non risulta una pratica diffusa e condivisa – ha dichiarato il direttore regionale alla sanità Claudio Dario -. Anche ieri (giovedì, ndr) abbiamo ribadito la richiesta di indicazioni nazionali uniformi su come queste ulteriori risorse del sistema. Nessuno mette in discussione la professionalità né la qualità dei laboratori, ma il punto è fare in modo che si integrino nella strategia nazionale e regionale per fronteggiare l’emergenza e contenere l’epidemia. Il discorso non è pubblico o privato, ma l’armonizzazione e la coerenza complessiva degli interventi. E dall’altra poter dare informazioni coerenti e coordinate alla cittadinanza, che inevitabilmente sta vivendo un periodo di ansia».

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