Covid-19, l’Ugl: «Fase 2, Umbria dimenticata»

Il segretario Francescangeli: «Programmare le riaperture rispettando la salute». Il nodo delle risorse per la ‘cassa’

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di Daniele Francescangeli
segretario dell’Ugl Terni

La fase 2 prevista dal Governo è troppo piena di ombre e priva di contenuti che non rispettano le differenze dei territori nazionali. L’Umbria ma soprattutto la provincia di Terni sono stati dimenticati. I nostri dati evidenziano, purtroppo, una provincia dove la povertà si è notevolmente accentuata, determinando una forte incidenza in tutte le famiglie. In questo declino nazionale purtroppo tutte le regioni sono coinvolte, anche la nostra Umbria, nonostante la ricchezza di risorse quali turismo, agricoltura, manifatturiero e industrie di rilevanza nazionale.

Non siamo per niente d’accordo sulle misure adottate dal Governo, comprendiamo i rischi che potrebbero derivare dall’ulteriore diffondersi della pandemia, ma è di massima importanza far riaprire nei giusti modi quei territori che con responsabilità e coscienza possono drenare risorse necessarie per i cittadini e soprattutto per i lavoratori. In particolare in Umbria, la curva epidemiologica è vicina allo zero. Riaprono alcune piccole e medie aziende che non sono presenti nei codici Ateco. Bar, ristoranti, parrucchieri e centri estetici potranno tornare al lavoro solo dai primi di giugno, molte altre attività non sono state neanche menzionate, ciò significa far saltare intere attività vitali determinando un danno incalcolabile e irreversibile per l’economia regionale. Nel nostro territorio già si registravano, prima della pandemia, problemi legati alla concorrenza e allo sviluppo del territorio.

Come Ugl, fin dall’inizio di questa situazione, abbiamo rivendicato l’importanza della sicurezza e il rispetto delle norme sulla salute nei luoghi di lavoro. C’è troppa incertezza sui tempi e sui modi (dati Ugl nazionale) per l’applicazione della cassa integrazione ordinaria, il Governo su base nazionale aveva ipotizzato una platea di 2 milioni 450 mila lavoratori, ma ci sono già domande per 4 milioni 740 mila 731 lavoratori. Per l’assegno ordinario il Governo aveva valutato una platea di un milione 566 mila lavoratori, ma le domande già depositate riguardano 2 milioni 609 mila 626 lavoratori. Quindi mancano all’appello fondi per 3 milioni 334 mila lavoratori che corrispondono ad oltre 1,1 miliardi di euro.

Sono necessarie delle linee guida proprio per dare indicazioni univoche sulla ripartizione delle liquidità e dei finanziamenti, evitando di arenarsi nella burocrazia che soffoca ogni buon proposito: le aziende hanno bisogno di programmare le riaperture senza trasgredire inconsapevolmente leggi che a nostro parere non sono chiare e soprattutto non possono essere interpretabili. La Ugl pensa che questo sia l’unico modo per ripartire con condizioni più favorevoli, tenendo conto di tutte le misure di sicurezza e le distanze sociali. In caso contrario avremo una nuova pandemia chiamata povertà che il nostro sistema italiano non conosceva più da tantissimi anni.

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