Covid, in Umbria 80 mila contagiati. «Misurato solo 1/4 dei positivi reali»

Ricoveri ordinari e in intensiva, il picco a febbraio. «Morti cresceranno ancora»

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di F.L.

In Umbria si stima che i contagiati attuali dal Covid, inclusi gli asintomatici, siano in totale circa 80 mila, quattro volte di più rispetto al dato ‘misurato’ dai tamponi. A renderlo noto è stato giovedì, nel corso della conferenza stampa di aggiornamento dell’andamento della pandemia l’ingegner Fortunato Bianconi, membro del nucleo epidemiologico regionale. Quest’ultimo, attraverso un modello matematico, ha compiuto anche una stima della curva delle ospedalizzazioni, dei ricoveri in intensiva e dei decessi, destinati ancora a crescere. Febbraio sarà il mese decisivo per raggiungere il picco.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Fino a 246 ricoveri ordinari e 22 in intensiva

«Stimiamo un carico delle ospedalizzazioni non in intensiva, a 30 giorni, di 225 posti letto» ha spiegato Bianconi. «Il picco – ha proseguito – dovrebbe invece arrivare intorno a febbraio, con un carico di 246 (erano 204 a mercoledì, ndr). Dunque siamo prossimi ad una condizione di plateau e di discesa della curva». Per le terapie intensive il modello prevede un incremento fino a 30 giorni di 21 posti ed un picco a 22 posti che dunque dovrebbe arrivare «a metà febbraio». Quanto ai decessi «ci sarà un incremento e continuerà fino a che non ci sarà un plateau». Si stima che si arriverà a 30 giorni ad un totale di 1668 (1.577 a giovedì).

L’UMBRIA RESTA ‘BIANCA’

Crollata capacità di mitigazione della pandemia

Le curve delle stime delle ospedalizzazioni, delle terapie intensive e dei decessi sono state ottenute calibrando un modello matematico che permette di valutare gli scenari del carico ospedaliero in relazione all’evoluzione della pandemia e del parametro di intervento. Quest’ultimo è una stima cumulativa percentuale dell’effetto delle misure introdotte per contenere la diffusione della circolazione del virus, incluso il vaccino, rispetto all’evoluzione naturale della pandemia. «Questo parametro era al 98% fino ai primi di settembre – ha spiegato Bianconi -, quando c’era ancora una grande capacità di mitigazione sull’evoluzione della pandemia. Ma già nelle settimane successive, con la diminuzione della capacità di immunità dei vaccini a cinque mesi, era passato al 90%». L’arrivo di Omicron, combinato al ritardo della terza dose, ha ulteriormente abbassato dai primi di dicembre il parametro al 55%, fino al 50% attuale.

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