Covid, nessun caso nelle carceri umbre

Il Garante Stefano Anastasìa fa il punto della situazione: attivate 35 postazioni per le videochiamate. Concesse cinque esecuzioni di pena al domicilio

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«Ad oggi non risultano casi di detenuti positivi al virus e sono messe in atto le misure essenziali per la prevenzione della diffusione del virus». A fare il punto della situazione sulle carceri umbre per il covid-19 è il Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale, Stefano Anastasìa. Novità per quel che concerne i colloqui.

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

Stefano Anastasia

Videoconferenza e pre-triage

Nel dare un quadro generale Anastasìa spiega che «pur potendo continuare ad accedere in carcere, per garantire un più costante contatto con i detenuti dei quattro istituti di pena e non appesantire ulteriormente il faticoso lavoro del personale penitenziario in servizio, da questa settimana, interloquendo direttamente con nove detenuti di Spoleto, il Garante ha iniziato ad assicurare colloqui in videoconferenza con i detenuti che lo richiedano. In particolare, in tutti gli istituti penitenziari sono stati attivati e sono regolarmente funzionanti gli spazi di pre-triage per i detenuti nuovi giunti. Sono stati individuati spazi di isolamento precauzionale e per l’isolamento sanitario di eventuali casi sospetti o pazienti positivi, per un totale di circa quaranta stanze dedicate nei quattro Istituti. Tutti gli operatori penitenziari e sanitari a diretto contatto con i detenuti indossano i dispositivi di protezione individuale».

Il carcere di Perugia

Tamponi

Dalla Regione – direzione salute e welfare – è stata data disposizione di sottoporre a tampone i nuovi arrivi, i detenuti presenti negli istituti, il personale sanitario e penitenziario. «Il percorso sarà portato a completamento nei prossimi giorni, compatibilmente con la disponibilità dei tamponi e dei reattivi necessari ad eseguire il test. La rilevazione riguarderà – prosegue – circa 840 agenti di polizia penitenziaria e 1.500 detenuti, oltre al personale sanitario. Infine, è stato predisposto un modello operativo di prevenzione del contagio basato sull’individuazione di alcuni ‘referenti per la sicurezza covid’ all’interno di ogni struttura penitenziaria a cui verrà erogata una formazione specifica in videoconferenza. I referenti avranno la funzione di trasmette al personale penitenziario i comportamenti necessari per la prevenzione del contagio e di svolgere sistematica attività di sorveglianza sulla loro applicazione».

Il carcere di Spoleto

I contatti

Passando alle misure di comunicazione con i familiari – post sospensione dei colloqui negli istituti – «le persone detenute usufruiscono fino ad un massimo di tre ulteriori telefonate aggiuntive mensili rispetto a quelle ordinariamente concesse. Inoltre, presso gli istituti penitenziari umbri risultano attivate 35 postazioni di videochiamata (tredici fisse e vetidue mobili) utilizzabili per otto ore al giorno o, in alcuni casi, fino al termine dell’esigenza. Purtroppo finora di questa opportunità non è stata utilizzata per i colloqui con i docenti dei detenuti iscritti alle scuole o all’università, così come previsto dalla circolare ministeriale del 12 marzo scorso, ma il Garante auspica che ciò possa avvenire in tempi brevi, in modo prioritario per quei detenuti che hanno in programma di sostenere l’esame di maturità e che rischierebbero di perdere un anno di studio e di percorso».

Il carcere di Orvieto

Esecuzione di pena al domicilio

In conclusione, sulla base del ‘Cura Italia’, Anastasìa informa che sono state presentate 201 istanze di esecuzione di pena al domicilio, 15 istanze di alternative riguardanti persone detenute con vulnerabilità sanitarie sensibili (over 65, immunodepressi, affetti da patologie croniche respiratorie o cardiologiche) e 29 ulteriori istanze alternative al carcere. «I primi dati, disomogenei per data di rilevamento, dicono che sono state concesse 5 esecuzioni di pena al domicilio e altre 5 sono subordinate alla fornitura del braccialetto elettronico prevista dalla legge, 17 sono i detenuti che hanno avuto l’attenuazione della misura cautelare in arresti domiciliari e 2 quelli che hanno avuto accesso alla semilibertà con licenza sino al 30 giugno (ex art. 124 del D.L. 18/2020). Ancora troppo pochi nonostante gli sforzi profusi dalle direzioni – chiude il Garante – e dagli operatori penitenziari e sanitari. Speriamo che la magistratura competente riesca a sopperire con gli strumenti ordinari alla limitatezza dei provvedimenti governativi in materia».

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