Covid: quattro giovani ternani ‘prigionieri’ a Dubai. Crociera-incubo

Federico, Valentina, Simon e Giulia costretti in una nave-albergo: «Zero informazioni e condizioni pessime». Allertata la Farnesina

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di F.T.

«Zero assistenza, stanze-tugurio con gli oblò bloccati, mezz’ora d’aria al giorno e non di più, pasti che arrivano – se arrivano – anche tre ore dopo che uno li ha richiesti, nessuno che parli inglese e soprattutto un senso di abbandono totale». La descrizione potrebbe essere benissimo quella di un qualsiasi carcere che funziona male, invece si tratta di una nave da crociera – in parte adibita a ‘Covid hospital’ – a bordo della quale due coppie di giovani ternani, Federico L. (31 anni), la moglie Valentina F. (31), Simon G. (34) e la fidanzata Giulia T. (31), stanno trascorrendo le loro vacanze di Natale al porto di Dubai. Decisamente diverse da come se le erano immaginate, ma di mezzo c’è purtroppo il virus. Che ha sconvolto il loro sogno e, soprattutto, fatto emergere tutta una serie di inefficienze che con il Covid c’entrano poco. «Perché garantire condizioni dignotose anche a chi, come noi, è positivo, sarebbe stato possibile. Ma al momento il trattamento è semplicemente disumano».

I tamponi positivi

La crociera era partita il 25 dicembre da Dubai e fino al 29 dicembre – con i precedenti tamponi molecolari sempre negativi – non c’era stato alcun problema. Quel pomeriggio i quattro giovani ternani – insieme a diverse altre persone ammassate in una sorta di palestra accanto alla sala giochi della nave da crociera MSC – si sottopongono ad un tampone rapido prima di sbarcare in Qatar. Purtroppo Valentina, a differenza degli altri del gruppo, risulta positiva. «Circa tre ore dopo – racconta il marito Federico – ci hanno ‘testati’ tutti con tampone molecolare e sia io che mia moglie siamo risultati positivi: visti gli esiti dei test precedenti, il sospetto è che il contagio sia avvenuto proprio a bordo della nave. Dopo altre tre ore ci hanno cambiato alloggio, assegnandoci per ragioni sanitarie un’altra stanza della nave. Lì il servizio è proseguito senza alcun problema, ottimamente: l’incubo doveva ancora iniziare».

Il ritorno a Dubai

Il giorno successivo, con la nave MSC in Qatar, Federico L. e Valentina F. trascorrono il loro tempo nella nuova stanza e cercano informazioni su quello che sarà il loro ‘destino’: «Nessuno è mai stato chiaro – osserva Federico -, tutti gli addetti sembravano risponderci recitando una parte, ripetendo tutti le stesse parole. Cioè che avrebbero sentito le autorità e poi ci avrebbero fatto sapere». Il giorno dopo, 31 dicembre, la nave arriva al porto di Dubai: «Lì ci hanno comunicato che ci avrebbero fatto scendere e portato in un ‘albergo’, poi rivelatosi una nave-ospedale adibita a pazienti Covid. Nessun’altra informazione su tempi di permanenza o eventuali altri tamponi: ci hanno solo detto ‘anche lì avrete lo stesso servizio MSC’. Nulla di più falso».

L’inizio dell’incubo

Proprio il giorno di San Silvestro inizia l’odissea vera e propria di Federico e Valentina, che poi riguarderà anche Simon e la fidanzata Giulia, risultati positivi – anche se il primo è ancora in attesa che qualcuno glielo comunichi ufficialmente – fra il 1° e il 2 gennaio. «Inizialmente – prosegue Federico – ci hanno detto che per le 13 circa saremmo sbarcati. Alle 15 vengono a prendere le nostre valigie perché erano da sanificare. Restiamo così, senza bagagli e quindi senza alcun effetto personale, fino alle 21.30 circa quando ci fanno scendere e ritroviamo le nostre valigie accanto al taxi che, pagato profumatamente nonostante un tragitto di neanche 500 metri, ci ha poi condotti a questa ‘nave albergo’, la Queen Elizabeth 2. Al check-in eravamo fila insieme a tante altre persone, alcune delle quali erano pronte a partecipare ad una sorta di veglione a bordo, incuranti del fatto che fossimo positivi al Covid-19. Quando è arrivato il nostro turno, hanno tentato di assegnarci quattro stanze singole e senza finestre. Io, che sono anche claustrofobico, mi sono opposto e alla fine, dopo mille tira e molla, siamo riusciti ad ottenere due stanze doppie, con oblò ma bloccati, nel contesto di un trattamento che non contemplava la possibilità di fare telefonate – funzionano solo messaggi testuali e audio Whatsapp – e soprattutto prevedeva mezz’ora d’aria al giorno, ovvero 15 minuti di passeggiata sul ponte al mattino ed altrettanti nel pomeriggio».

Vacanza da reclusi

Alla fine Federico e Valentina, dopo circa 15 ore di ‘battaglia’, riescono almeno a far sbloccare gli oblò. Simon e Giulia invece, nel momento in cui pubblichiamo sono ancora in attesa che ciò avvenga. «La sera del 31 dicembre, intorno alle 23 riusciamo ad ordinare la cena. Che ci arriva verso le 1.30 di notte: proprio un ‘bel’ capodanno. Il punto è che, festa rovinata a parte, ci sono una serie di problemi di cui MSC e l’assicurazione dovranno rendere conto. L’impossibilità di comunicare con l’esterno, le enormi difficoltà nel chiedere e quindi ricevere i pasti, il fatto che nessuno parli inglese e che solo alcuni addetti filippini riescano a capire a malapena qualche parola, il fatto che Giulia non abbia potuto ricevere un farmaco che deve assumere nonostante abbia una ricetta medica (le hanno detto che può prendere un ‘taxi speciale’, farsi portare in ospedale e ricevere lì una nuova ricetta), il fatto che paghiamo anche l’acqua frizzante, condizioni di soggiorno aberranti segnate da totale incomunicabilità e completa assenza di informazioni».

La segnalazione al ministero degli Esteri

La situazione, attraverso i genitori dei quattro giovani ternani, è stata portata all’attenzione anche della Farnesina: «Che si trova a dover gestire tanti altri casi simili – prosegue Federico – e che ci ha ‘girati’ all’ambasciata italiana a Dubai, a cui abbiamo inviato un’e-mail per ora senza ricevere risposta. Anche i contatti con l’assicurazione sottoscritta per la crociera sono difficoltosi. Ai nostri genitori hanno detto che siamo nell’elenco di priorità e che a breve ci contatteranno, ma ancora nessuno si è fatto vivo. Temiamo che MSC sia pienamente consapevole di tutto ciò. E soprattutto temiamo di fare la fine di altri connazionali parcheggiati da giorni a bordo della ‘Queen Elizabeth 2’, nonostante siano negativi». Ovviamente delle date dei tamponi di controllo, piuttosto che della durata dell’isolamento, persino dei documenti via e-mail che attestino la positività ai tamponi – utili anche per informare Usl ed Inail – finora non c’è neanche l’ombra. «È giusto che tutti sappiano cosa ci sta accadendo. L’attenzione a fronte di un trattamento del genere deve essere massima. Ma, per ciò che ci riguarda, la denuncia è già pronta».

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