Ristorazione in Umbria: -548 milioni di euro rispetto al 2019

I dati dellla Fipe Confcommercio e l’allarme: «Non possiamo sopportare altri sacrifici»

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Una perdita di 548 milioni 254 mila euro a livello di fatturato rispetto all’anno precedente, ovvero l’1,5% dei 38 miliardi dell’intero territorio nazionale. A tanto arriva il deficit in Umbria del mondo della ristorazione nel 2020 con nuovo allarme lanciato dal presidente regionale della Fipe Confcommercio, Romano Cardinali: «Il nostro settore non ha pace. Non possiamo sopportare altri sacrifici, non accompagnati peraltro da adeguate misure compensative».

SPECIALE COVID – UMBRIAON

La crisi e l’appello

I dati arrivano dal centro studi Fipe: «Il nostro settore, pur avendo dimostrato di poter lavorare in totale sicurezza, ha già pagato un prezzo altissimo», le parole di Cardinali che, oltretutto, ricorda la forte reoccupazione degli imprenditori per il preannunciato divieto di vendita d’asporto per i bar a partire dalle 18 per evitare gli assembramenti. «Ogni volta che si avvicina la scadenza delle misure restrittive, ne vengono annunciate di nuove e si riparte da zero. Non ne possiamo più! Non è più accettabile che i pubblici esercizi, insieme a pochi altri settori, siano i soli a farsi carico dell’azione di contrasto alla pandemia, che a noi sia richiesto un sacrificio sociale non giustificato dai dati e non accompagnato da adeguate e proporzionate misure compensative. Noi vogliamo fare la nostra parte, per uscire da questa crisi. Ma i dati parlano chiaro: le nostre imprese sono concretamente a rischio. Il danno economico è pesantissimo; la continua incertezza normativa non ci consente di lavorare con un minimo di programmazione. Siamo stremati e la situazione è estremamente confusa».

Settore stremato

Più che ulteriori restrizioni – sottolinea Cardinali – «servono subito misure aggiuntive in grado di dare certezza agli imprenditori e adeguato ristoro alle perdite economiche. Fipe-Confcommercio continuerà a lavorare incessantemente per ottenerle, garantendo nel frattempo ai propri imprenditori il massimo dell’ascolto e del supporto. Poiché la proviamo sulla nostra pelle, condividiamo la frustrazione e anche il senso di spaesamento di tanti colleghi esercenti, che hanno minacciato gesti di protesta radicali. Pensiamo però che violare la legge sia un grave errore, che può trasformarsi in un boomerang per l’intero settore.
Come rappresentanza del settore più grande e diffusa in Umbria e nell’intero Paese, avvertiamo la responsabilità del ruolo che stiamo esercitando per difendere la categoria. Il settore è stremato, ma la legalità resta un prerequisito. Le proteste di queste ore – conclude – sono segnale di grandissimo disagio e sconforto, ma non esporremmo mai i nostri associati, e i nostri clienti, a rischi anche di carattere penali. Continuiamo a lavorare per rappresentare con forza le nostre ragioni».

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