Covid Umbria: «Dati migliorati ma in alcune zone c’è una ripresa»

Il punto settimanale della Regione. Cristofori: «Alto Chiascio e Perugino con aumenti da monitorare». Bietta: «C’è l’effetto-vaccini sui sanitari»

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«Continua una lentissima discesa dei casi che nell’ultima settimana si è appiattita. Abbiamo comunque uno dei migliori dati in Italia, come incidenza, pur con una prevalenza delle varianti altissima: 96% di cui 32% brasiliana. L’RT attuale è 1,01 perché la curva fatica a piegarsi ancora. In provincia di Terni l’RT è 0,90 ed in provincia di Perugia è 1,07. L’incidenza regionale è 137 casi ogni 100 mila abitanti, in provincia di Terni è pari a 136,94 e 137,77 in quella di Perugia, quasi identiche. Nelle ultime tre settimane fra Alto Tevere e Folignate, pur a fronte di una discesa, ci sono alcune aree ancora problematiche. A Terni invece si è già rientrati ‘nei ranghi’, anche piuttosto rapidamente. La risalita dei casi dell’ultima settimana interessa soprattutto alcune zone dell’Alto Chiascio (unico distretto umbro che supera il valore 200 di incidenza, ndR) e del Perugino: c’è un’inversione di tendenza che va monitorata». Così Marco Cristofori, del nucleo epidemiologico regionale, nel fare il consueto punto – venerdì mattina – sull’emergenza Covid in Umbria. Circa gli incrementi, la collega Carla Bietta ha spiegato che «i casi relativi alla Usl Umbria 1 sono per lo più cluster ciroscritti, originati nell’ambito lavorativo e poi estesi a quello familiare. Al momento non penserei ad una ‘quarta ondata’ in ragione delle comunità interessate, piuttosto circoscritte, ma l’allerta è comunque alta».

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Ricoveri, decessi e varianti

«La curva relativa ai ricoveri fa registrare una tendenza alla diminuzione, pur lenta – ha spiegato la dottoressa Bietta -. Lo stesso vale per le terapie intensive, dove il numero resta sempre impegnativo per i nostri servizi, ma anche qui si nota una riduzione. I decessi iniziano a diminuire ed abbiamo avuto anche un giorno senza decessi, ciò un po’ ci rincuora. Ma la numerosità del casi, attorno ai 200 al giorno, non ci permette di stare così sereni come vorremmo. Circa la distribuzione delle varianti, l’Umbria si differenzia per una componente consistente, pari al 32%, della variante brasiliana che è più impegnativa e preoccupa di più: per questo le strategie devono essere oculate. Sia quella inglese che brasiliana sono in corso comunque studi per chiarire l’impatto sulla gravità della patologia, atteso che entrambe sono più contagiose». Sul rapporto fra varianti ed effetti dei vaccini è invece in corso uno studio dell’ISS, come spiegato dal commissario Covid Massimo D’Angelo: «Gli ultimi dati analizzati non hanno evidenziato correlazioni fra l’efficacia del vaccino e le varianti, a differenza dei primi. Appena avremo le conclusioni dello studio, li renderemo noti».

Effetto-vaccini sugli operatori sanitari

«Circa l’impatto dei vaccini – ha aggiunto Carla Bietta – abbiamo provato a vedere cosa è accaduto nelle comunità dove le vaccinazioni sono andate avanti. Ad esempio fra gli operatori sanitari: rispetto al resto della popolazione, in crescita fra la fine di dicembre e l’inizio di febbraio, hanno fatto registrare una diminuzione dall’inizio di febbraio. Sempre sugli operatori sanitari, l’incidenza è diventata significativamente più bassa del resto della popolazione, a partire sempre dall’inizio di febbraio, a circa sei settimane dall’inizio della somministrazione».

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