«Si sono condivisi cinque punti fondamentali per l’attuazione della ‘fase due’ nei luoghi di lavoro. Formazione e dispositivi di protezione individuali per tutti; test sierologici al riavvio delle attività con verifica periodica quindicinale; misurazione quotidiana della temperatura all’inizio del lavoro; modalità organizzative che consentano il distanziamento personale durante le attività lavorative, all’entrata, negli spogliatoi e nelle mense o locali comuni; accordo sindacale aziendale e/o territoriale». Lo spiegano Cgil, Cisl e Uil al termine della riunione di venerdì mattina tra la Regione Umbria e le parti sociali. Focus sulla ripartenza.
SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON
LAVORATORI MAGGIORMENTE A RISCHIO: LE STIME AUR
Il percorso
Coinvolte anche Confindustria, Confartigianato, Cna e Camera di commercio nel dialogo con la presidente della Regione Donatella Tesei: «Nel valutare positivamente l’andamento dei contagi – le parole dei segretari regionali Vincenzo Sgalla, Angelo Manzotti e Claudio Bendini – nella nostra regione, sottolineando lo straordinario lavoro portato avanti dal nostro sistema sanitario pubblico, abbiamo ribadito e condiviso con gli altri attori sociali che la priorità, anche per la seconda fase, sarà quella di contenere il più possibile i contagi nella nostra regione. Per fare questo è necessario stabilire una programmazione della ripresa delle attività produttive in piena sicurezza e nel rispetto dei nuovi accordi nazionali tra le parti sociali».
ALCANTARA APRIPISTA CON I TEST SIEROLOGICI
La condivisione
I sindacati sottolineano che «tutti i soggetti presenti hanno condiviso queste linee guida e si sono ovviamente resi disponibili a garantire la loro attuazione in tutte le attività produttive regionali. Con le associazioni artigiane e del commercio abbiamo già fissato per la prossima settimana riunioni specifiche, per determinare anche attraverso gli enti bilaterali il percorso per le intese provinciali e territoriali. Abbiamo altresì sollecitato Confindustria a fissare un confronto per definire analoghe procedure da attuarsi nelle aziende di sua competenza. Infine – concludono – abbiamo chiesto di determinare con il massimo rigore le funzioni di controllo e le sanzioni per coloro che non rispetteranno i protocolli e gli accordi sindacali».