‘Fase 2’: «Quadro non rassicurante. Umbria unica eccezione»

Covid, la fondazione Gimbe ha pubblicato un modello dinamico in vista della graduale riapertura: si basa sulla prevalenza e sull’incremento percentuale dei casi totali

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«In generale la fotografia scattata a due settimane dalla possibile riapertura non è affatto rassicurante perché gli incrementi percentuali negli ultimi sette giorni sono ancora molto elevati anche nelle Regioni che si trovano nel quadrante verde. Fatta eccezione per l’Umbria». Il giudizio è di Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe che, in giornata, ha pubblicato un modello dinamico per mappare e monitorare l’evoluzione del contagio a livello regionale e provinciale, «al fine di fornire uno strumento univoco per informare le decisioni di Governo e Regioni troppo spesso concentrate sulle variazioni giornaliere che alimentano facili ottimismi sui tempi di riapertura e sottostimano i rischi in aree con pochi casi ma ad elevata prevalenza». Si basa sulla prevalenza e sull’incremento dei casi totali.

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Il grafico

Le variabili

La fondazione spiega che il modello è stato elaborato su due variabili: la prevalenza (casi totali per 100.000 abitanti), utile per misurare la ‘densità’ dei casi confermati nella popolazione e rappresenta anche una stima indiretta dei contagi non noti. Poi l’incremento percentuale dei casi totali: misura la ‘velocità’ con cui si diffonde il virus. Tale valore viene calcolato su un arco temporale settimanale, viste le notevoli fluttuazioni dei dati giornalieri. «Utilizzando come spartiacque  i valori medi nazionali di prevalenza e incremento percentuale le Regioni si posizionano in un grafico suddiviso in quattro quadranti: verde (rappresenta l’area ‘fredda’ con bassa prevalenza e basso incremento %. Arancione: è l’area in corso di ‘riscaldamento’, con una prevalenza ancora bassa, ma un incremento percentuale elevato. Rosso: rappresenta l’area ‘calda’ caratterizzata da alta prevalenza che viene alimentata dall’elevato incremento % dei casi. Giallo: rappresenta l’area in corso di ‘raffreddamento’, caratterizzata da un’alta prevalenza alimentata nelle settimane precedenti e da un incremento percentuale in corso di riduzione.

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Le regioni più colpite

Le aree e le differenze

Il modello – prosegue Cartabellotta – «non ha l’obiettivo di stilare una classifica tra Regioni, ma solo di posizionarle e monitorarle nel tempo rispetto alla media nazionale di due variabili che condizionano l’evoluzione dell’epidemia. La distribuzione delle Regioni secondo il modello Gimbe dimostra che ad oggi la suddivisione del Paese in tre macro-aree (nord, centro, sud) non riflette il rischio di evoluzione del contagio». Viene specificato infatti che le regioni del nord «si posizionano quasi tutte nei due quadranti di destra (rosso, giallo) per l’elevata prevalenza, ma presentano diversi valori di incremento percentuale: dal 12,2% di Lombardia ed Emilia-Romagna al 26,4% del Piemonte. Il Friuli-Venezia Giulia si colloca invece nell’area verde». Si passa al centro: «Si collocano quasi tutte nei due quadranti di sinistra (arancione, verde) con incrementi percentuali che vanno dal 2,2% dell’Umbria al 18,8% del Lazio. Le Marche si collocano invece nell’area gialla». Infine il sud: «Si trovano tutte nel quadrante verde, ad eccezione della Puglia che si posiziona nel quadrante arancione con un incremento percentuale del 18,1%». Il modello – chiude la fondazione – «permette di applicare la stessa unità di misura a livello nazionale, regionale e provinciale, sia al fine di consentire una ‘personalizzazione’ degli interventi di allentamento o restrizione, sia di evitare valutazioni locali finalizzate a improprie fughe in avanti che rischiano di danneggiare la salute pubblica». La fondazione Gimbe è un’organizzazione indipendente attiva dal 1996 per promuovere l’integrazione delle migliori evidenze scientifiche in tutte le decisioni politiche, manageriali e professionali che riguardano la salute delle persone.

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