Covid, ‘wedding’ in ginocchio: «Così ci reinventiamo»

La storia di chi sfida la crisi del settore, tra diversificazione delle attività e ‘virata’ al turismo locale

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di F.L.

C’è chi ha ‘sfidato’ il virus e – pur con tutte le precauzioni del caso – ha deciso di non rimandare una tappa tanto attesa. Poi ci sono quelli che – la maggioranza – non ci hanno pensato due volte, rinviando la data cruciale a quando il Covid permetterà di festeggiare con tutti i crismi del caso. Perché il matrimonio – almeno si spera – arriva una volta sola nella vita e quel giorno ci deve essere proprio tutto, dagli invitati alla musica, dal fotografo all’abito firmato. E così, c’è un intero settore al momento in ginocchio, costretto a reiventarsi come può.

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

«Noi dimenticati, ci rimbocchiamo le maniche»

Il grido di allarme era già stato raccolto nei giorni scorsi da UmbriaOn, ora sono altri operatori del settore a spiegare la situazione. Come Simona Cruciani, titolare di Donna di fiori wedding&events, che dalla Valnerina ternana negli anni si è fatta conoscere anche all’estero: nel 2020 ha visto ‘saltare’ l’organizzazione di 18 matrimoni. «Vista la cifra particolare era un anno molto gettonato – spiega -, eravamo molto carichi. Al momento sono rimaste in piedi solo tre cerimonie, due a settembre e una fissato per l’8 dicembre. Il consiglio che ho dato a tutti è stato quello di rinviare al 2021» . Il che significa un anno di attesa per gli affari. «Purtroppo – prosegue – il nostro settore è stato completamente abbandonato, di chiacchiere ne abbiamo sentite tante, ma di fatti pochi. Noi muoviamo tanto dal punto di vista economico, ma non veniamo mai menzionati». Spesso ci sono investimenti già fatti e ormai andati in fumo. «L’ultimo pacco di bomboniere ordinato mi era arrivato il 6 marzo, ne ho 11 partecipazioni non ritirate. Quattro quintali di confetti li ho invece regalati, così come le uova di Pasqua». La fortuna, nella sfortuna, è stata di aver progettato già a fine 2019 l’apertura, accanto all’attività di organizzazione eventi tra Arrone e Montefranco, di un negozio di abbigliamento per bambini. «Avremmo dovuto inaugurarlo il 15 marzo, avevo già pagato e affisso i manifesti pubblicitari. Alla fine siamo riusciti ad aprire il 14 aprile, nella tragedia è stata una boccata d’ossigeno. Ma certo, il target originario era notevolmente diverso, abiti griffati, legati anche alle cerimonie. Ora le mamme cercano solo tute, magliette e jeans». Quanto all’attività legata agli eventi «daremo più spazio agli addobi floreali – conclude Cruciani -, come facevamo in origine. Speriamo di riuscire ad andare avanti per ora così e poi di tornare a festeggiare i grandi eventi».

L’AMORE OLTRE IL COVID: «AL SÌ NON RINUNCIAMO»

San Pietro in Valle

‘Persi’ gli stranieri, ma non la speranza

Sempre in Valnerina, a pochi chilometri, c’è una location particolarmente gettonata per le coppie prossime al ‘sì’, non solo umbre ma anche straniere: l’Abbazia di San Pietro in Valle. Qui, a Ferentillo, erano addirittura 30 i matrimoni in programma per la stagione 2020, meno di un terzo quelli confermati per ora a causa dell’emerganza Covid-19. Tutti programmati non prima di settembre, ma anche questi fortemente in dubbio. «Abbiamo di solito molte prenotazioni dal nord Europa, quest’anno anche da parte di una coppia di New York» spiega Chiara Costanzi, che con le sorelle Federica e Letizia gestisce l’Abbazia. «Ovviamente – prosegue – gli sposi newyorchesi sono stati da subito i più incerti, in generale alle coppie abbiamo consigliato di posticipare piuttosto che cancellare la cerimonia. La preoccupazione da parte loro è inevitabile, ma sono stati tutte molto contente della scelta». Il business delle cerimonie permetteva anche di espandere, con il passaparola, la clientela. «Tanti gli invitati tornati da queste parte anche in vacanza, dall’Italia e dall’estero, con la voglia di conoscere una parte dell’Umbria meno battuta delle altre». Ora ci saranno inevitabili effetti su tante attività del territorio. Per quest’anno ci sarà infatti la necessità di puntare «ad un turismo più locale». «Qualcosa si sta muovendo – sottolinea Costanzi -, ma sarà una ripresa molto graduale. L’apertura dei confini regionali, ma anche delle frontiere, ci fa bene sperare. Già ci hanno contattato dei clienti dalla Svizzera, anche se ancora per le prenotazioni è prematuro». Intanto, l’archidiocesi di Spoleto-Norcia ha riaperto al pubblico la chiesa di San Pietro in Valle (tutti i giorni dalle 10 alle 12,30 e dalle 15 alle 17). «Un segnale – conclude Costanzi – di ripartenza e speranza».

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