Crollo precipitazioni, Manni (TN): «Servono nuovi invasi artificiali»

Il presidente del consorzio di bonifica fa il punto sui problemi del periodo e allarga lo sguardo sugli interventi da mettere in campo

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di Massimo Manni
Presidente del consorzio di bonifica ‘Tevere-Nera’

Abbiamo da poco dato inizio ai festeggiamenti per i cento anni di vita dei consorzi. Un’occasione di confronto con i vertici nazionali per ribadire le nostre strategie di lavoro su diversi fronti.

In primis, quello dei cambiamenti climatici, relativi al problema siccità (solo nel mese di febbraio le precipitazioni sono calate dell’87,1%) e alluvioni. Quello della siccità è un problema gravoso. In tutta Italia si sta progettando una rete di invasi artificiali, da sviluppare entro i prossimi anni. Si tratta di bacini che consentono di accumulare riserve di acqua consistenti durante la stagione invernale e di usufruirne poi durante la stagione secca. Anche nel territorio di sua competenza, il consorzio sta già individuando dove poter posizionare gli invasi per avere sempre disponibili scorte d’acqua.

Per contrastare invece le alluvioni, i consorzi intervengono con la salvaguardia idrogeologica. Oltre al Nera, il consorzio opera su torrenti e fossi, che insistono su ben 35 comuni tra Umbria e Lazio. Spetta al consorzio anche la manutenzione di più di 200 chilometri di canali (tra cielo aperto e coperto) alimentati dal fiume Nera. Tutti canali destinati all’irrigazione, che vanno continuamente curati, mantenuti e riparati.

Occorre poi ‘studiare’ una nuova modalità di fare agricoltura, che sia 4.0. L’autosufficienza alimentare non può prescindere da una corretta gestione delle acque. Basti pensare che – ad oggi – l’85% del made in Italy agroalimentare, ovvero circa il 25% del Pil, dipende dalla disponibilità di acqua.

C’è poi il tema della transizione ecologica che non può più essere un mero slogan ma deve diventare colonna portante per ripensare ad una nuova funzione dei consorzi, in ottica sostenibile. In questo senso le energie rinnovabili giocano un ruolo decisivo. Dal fotovoltaico all’idrico, passando per gli impianti eolici e la geotermia: su queste fonti i consorzi possono giocare la loro parte, difendendo l’ecosistema.

Tutto questo deve farci ragionare sui progetti che abbiano un durata di 100 anni, non più del solo domani, facendo leva soprattutto sulla digitalizzazione. Ogni anno sono circa 92 mila i contribuenti chiamati a pagare la tassa Tevere-Nera. Un ampio raggio che comprende 35 comuni, così ripartiti: 23 in provincia di Terni, 9 in quella di Viterbo e 3 in provincia di Perugia. La risposta alla domanda: ‘ma dove vanno a finire i soldi che paghiamo?’ è presto data. I soldi confluiscono in tutte le attività che il consorzio Tevere-Nera svolge quotidianamente e annualmente su un territorio così vasto. Servono a portare avanti progetti che proteggano l’ambiente in cui viviamo, con l’obiettivo di lasciare alle future generazioni un mondo migliore.

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